I social network, spesso e volentieri, sono campo fertile per la propaganda della cultura criminale. Sul lato oscuro dei social network, si è ampiamente discusso e i provvedimenti a riguardo sono pressoché stati inutili. C’è da precisare che questi strumenti risultano una grande opportunità per la divulgazione di contenuti di vario genere. Sono gli utenti che hanno la responsabilità di usarli in un modo costruttivo: ma questo aspetto, non è affatto scontato.
La denuncia di Francesco Emilio Borrelli, neo parlamentare della Repubblica
Da tempo Tik Tok è diventato lo strumento di propaganda preferito dei gruppi criminali. Così, oltre alle stese, le nuove leve della malavita hanno a disposizione un’altra arma per proclamare la propria presenza sul territorio e mandar messaggi e segnali, un’arma a misura di giovani: i social network.
Francesco Emilio Borrelli, ha denunciato quindi il caso anche de “La Famiglia G.” che ha deciso di utilizzare la piattaforma cinese per ‘dettare legge’ e far sapere agli altri che loro nel territorio di Castel Volturno sono presenti. Ma come si presentano? Scorribande su automobili e scooter, brindisi a Moët & Chandon, soldi, tanti soldi da sbattere in faccia agli altri. E soprattutto due motti: “brindiamo alla vostra, infami” e “siete tutti morti e non lo sapete”.
La Famiglia G. su Tik Tok: esaltazione della criminalità sul social
Ma chi sono? G come D.G., braccio destro di Giuseppe Setola, boss del clan dei Casalesi – detto ‘o cecate oppure ‘o pazzo – killer del clan e condannato all’ergastolo per la strage di Castel Volturno avvenuta il 18 settembre 2008, quando furono uccisi il pregiudicato Antonio Celiento (gestore di una sala giochi di Baia Verde, frazione di Castel Volturno, sospettato di essere un informatore delle forze dell’ordine) e sei immigrati africani, vittime innocenti.
D.G. ha lasciato al mondo la sua “eredità”: un figlio, M.G., che sembra stia percorrendo quella strada tracciata dal genitore e che assieme a suo cugino, figlio del fratellastro di D.G. «Sono i nuovi capi della malavita al Villaggio Coppola/Pineta Mare e piano piano si stanno prendendo tutto il Litorale Domitio a suon di intimidazioni ed inondandolo di droga» questo il racconto di uno dei residenti di Pineta Mare, ostaggi della criminalità che si è rivolto al Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli- «Hanno messo su una gang composta da personaggi di Napoli centro, del Rione Traiano, di Castel Volturno e di Casal di principe. Vanno fermati perché non se ne può più!».
“Territorio di Castel Volturno succube di episodi di criminalità”
È infatti da più di un anno che l’intero territorio di Castel Volturno è succube di episodi di violenza il cui obiettivo è seminare panico e terrore per instaurare un nuovo regime criminale, formare un nuovo impero retto da giovanissimi. Circa un anno fa, ad esempio, al Villaggio Coppola, tre ragazzini in sella a uno scooter bloccarono un’utilitaria, terrorizzato il conducente e la donna che era con lui. Il tutto sotto gli occhi dei passanti. Alla scena assistette anche un bambino.
“Che siano loro o meno il nuovo gruppo che sta mettendo le mani su Castel Volturno e zone limitrofe è , in questo caso, irrilevante. Quello su cui ora bisogna focalizzarsi è come i gruppi criminali utilizzino certi strumenti per mostrare il loro potere, reclutare affiliati ed incutere terrore. Lo Stato deve rispondere e deve farlo su due piani. Uno è a livello territoriale: le Istituzioni devono far sentire in modo costante la loro presenza sui territori dove è forte la minaccia camorristica e mafiosa, mostrando un duplice volto. Protettivo nei confronti della popolazione e feroce per boss, camorristi e criminali”.
Borrelli: “La camorra si sconfigge azzerando la loro cultura criminale”
L’altro piano è, invece, quello stesso utilizzato dai criminali: gli strumenti web e social possono essere utilizzati come mezzi di propaganda e di educazione alla legalità, un modo efficace per parlare ai giovani, nel loro linguaggio e colpendoli nell’intimo. La camorra si sconfigge così azzerando i clan e cancellandone la cultura.” queste le parole di denuncia di Borrelli.