Benevento, “i fiumi sono cloache a cielo aperto”: i pm chiedono i domiciliari per l’ad di Gesesa e altri due indagati
Nessuno ha mai ascoltato, Mastella appena eletto sindaco, ebbe un avviso di garanzia (pur non avendo colpe personali per la tempistica) per inquinamento e perchè la città di Benevento era priva di depuratori. Poi dopo anni di omertoso silenzio collettivo, ecco che il marcio esce fuori… La magistratura fa il proprio dovere, ma purtroppo arriva sempre tardi, dopo che i reati e i disastri sono stati consumati.
Ma quando tutta la filiera e il sistema di controllo risulta inquinato, stando a quanto affermano le indagini, c’è veramente poco da fare.
Quando si avrà il coraggio di agire e difendere gli interessi di una collettività usata e abusate da mille violenze?
(Tommaso Morlando)
di Vincenzo Iurillo | 4 FEBBRAIO 2022
Atti funzionali ad ottenere due risultati: l’estensione senza gara a Gesesa del servizio di depurazione anche alla città di Benevento, stabilita con una delibera di giunta poi adottata dal consiglio con alcune modifiche, e l’incarico, anch’esso conquistato senza gara, di progettazione del nuovo sistema di depurazione cittadino, un appaltone da circa 12 milioni di euro.
È questa, in sintesi, la tesi del pm Assunta Tillo e del procuratore capo Aldo Policastro in un appello di 40 pagine con il quale la procura sannita – dopo il rigetto del Gip che ha implicitamente valutato sussistenti i gravi indizi di reato ma insussistenti le esigenze cautelari – torna a chiedere gli arresti domiciliari per Ferrari (ad di Gesesa fino al 2019 e che ora lavora a Grosseto), Montano e Colucci. Un documento che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare interamente, depositato e a disposizione delle parti che ne discuteranno nei prossimi giorni davanti ai giudici del Riesame.
Le indagini dei carabinieri del Noe di Napoli, proseguite in sei step dal 2016 al 2021, hanno dimostrato – secondo l’accusa – che i tre si sono mossi in concerto per indurre la politica locale a assecondare i desiderata della società del gruppo Acea.
La squadra va fermata con una misura cautelare perché, sostiene il pm, le intercettazioni, anche se alcune inserite in vicende parallele per le quali non c’è richiesta di arresto (il tentativo di far approvare le tariffe Gesesa da parte dell’Ato Calore Irpino e l’aggregazione di Gesesa alla Alto Calore Servizi spa), “evidenziano la pericolosità sociale degli odierni indagati, l’abitualità e la disinvoltura a ricorrere a pratiche illecite pur di raggiungere i propri obiettivi, la spregiudicatezza delle loro condotte e nei rapporti con le istituzioni finalizzati ad indurre i p.p.u.u. a rilasciare provvedimenti palesemente illegittimi”.
Tra i mezzi usati per raggiungere lo scopo, si legge nell’appello, sia pur privi di rilevanza penale, ci sono le assunzioni (nelle intercettazioni chiamate “allacci”) di persone segnalate dal sindaco di Benevento Clemente Mastella, dal comandante dei vigili Urbani Fioravante Bosco e dal consigliere regionale di ‘Noi Campani con De Luca’ Luigi Abbate, fino al 2020 presidente di Gesesa. I tre non sono indagati.