Queste fuono le parole di Ferdinando II a chi gli consigliò di interrompere i lavori del Ponte Real Ferdinando sul Garigliano :“Lassate fa ‘o guaglione”.
Era il febbraio del 1828 quando Francesco I di Borbone, padre di Ferdinando, incaricò l’ingegnere di stato Luigi Giura di progettare un ponte per l’attraversamento del Garigliano. Primo ponte sospeso in ferro realizzato in Italia e secondo in Europa dopo quello in Gran Bretagna del 1824.
Il Giura effettuò viaggi di studio e di osservazione dei ponti già presenti in Europa, in particolare osservò la progettazione di due prototipi di ponti sospesi: il ponte dell’Unione sul Fiume Tweed in Scozia e il Pont des Invalides di Parigi. Rientrato in Italia presentò il progetto completo in tutte le sue parti ispirato da quelli osservati nei sui viaggi, con notevoli modifiche e perfezionamenti. Approvato, il Re avviò le gare d’appalto rigorosamente limitate a ditte e materiali delle Due Sicilie.
I lavori cominciarono il 20 maggio 1828. I tiranti di metallo venivano prodotti nelle ferriere calabresi di Mongiana, di proprietà del generale Carlo Filangieri, principe di Satriano e duca di Cardinale. Erano appena iniziati i lavori per realizzare le fondamenta delle torri portanti che giunse la notizia del crollo, a causa del vento, del ponte di Parigi progettato da Navier e della chiusura del ponte scozzese.
Il giornale inglese The Illustrated London News espresse “perplessità sulle capacità progettuali e costruttive dei napoletani e le sue vive preoccupazioni sulla sorte dei poveri sudditi, sicure vittime di questo vano esperimento di sprovveduti dettato solo dalla voglia di primeggiare”. Fortunatamente il Re non perse fiducia nell’ingegnere lucano ed i lavori continuarono.
Nel maggio del 1832 i lavori terminarono, però giungevano voci che nonostante il ponte fosse pronto il collaudo tardava per timore di un crollo. Stanco delle dicerie, Ferdinando II, nel frattempo succeduto al padre Francesco I, si presentò di persona davanti al ponte seguito da due squadroni di lancieri a cavallo e 16 cannoni di artiglieria.
Si piazzò al centro del ponte ed ordinò agli squadroni di passare più volte sul ponte: al trotto, poi al galoppo ed infine alla carica; poi passarono i carri e le truppe. Il ponte superò il “collaudo”. Si passò alla benedizione da parte del vescovo di Gaeta e seguirono poi i festeggiamenti con il popolo in processione, fuochi d’artificio, canti e balli.
Gli inglesi ignoravano che il Giura, avendo studiato il materiale da utilizzare, fece produrre dalle fonderie una lega al nichel per aumentare la resistenza del ferro. Le travi così composte furono irrigidite meccanicamente con trafilamento a mezzo di una apposita macchina “astatesa” progettata da lui stesso.
Il materiale risultante acquistò caratteristiche tecniche all’avanguardia per quei tempi ed un’alta resistenza alla corrosione ed all’invecchiamento. Il Real Ponte presenta catene lunghe 129,50 m, tirate da 4 colonne alte 7,0 m, del diametro di 2.50 m, a prova dell’enorme ingegno e grande animo industriale del Regno.
Resistette fino al 1943, quando il 4 Ottobre Hitler dispose la Linea Gustav. Questa si estendeva, appunto, dalla foce del Garigliano fino ad Ortona, passando per Cassino. Lo scopo era quello di spaccare l’Italia in due, al nord della linea i tedeschi ed a sud gli alleati. Una volta fatta transitare gran parte della propria armata in ritirata, i tedeschi minarono la campata e lo fecero saltare. Tuttavia le colonne e le basi non subirono danni irreparabili.
È stato restaurato nel 1998 con finanziamenti europei e riaperto alle visite solo dal 2008.
di Flavia Trombetta