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Premio letterario “Le parole dell’anima”, trionfa la poesia di Abbro su Totò

Redazione Informare 30/05/2022
Updated 2022/05/30 at 1:24 PM
4 Minuti per la lettura
Un altro successo per il poeta Gino Abbro, che trionfa ottenendo il 1° premio al concorso letterario   “Le parole dell’anima” – 11^ edizione -nella sezione dedicata ad ” Antonio De Curtis, Totò”.
Il concorso si è tenuto 15 maggio scorso a Melito di Napoli, di seguito la poesia di Abbro vincitrice del premio.

 

…ED  ECCO  A  VOI  TOTO’ !

Pantaloni a “zompafuosso”,

una  giacca superlarga,

la bombetta stile inglese,

cravattino sbarazzino,

la mascella tutta storta

e capelli impomatati

cò un bel po’ di brillantina.

Mescolando  tutto insieme

queste cose su descritte

viene fuori , detto fatto,

un simpatico ritratto.

A veder non era bello

ma sapeva far faville

nei panni di un dottore,

onorevole o pittore,

imbroglione o ingegnere,

nobiluomo o  cavaliere,

musicista  o finanziere

o persin carabiniere.

E  se poi dovèa scappare,

-come da sceneggiatura-

con piumetto sul cappello

e fanfara alle sue spalle

(come accadde a Caianiello)

diventava bersagliere

e dicèa con piglio fiero

d’esser stato in  quei panni

in quel di Cuneo per tre anni.

Coi suoi frizzi e coi  suoi lazzi

vecchi giovani e ragazzi

ritornavano bambini

nel vederlo burattino.

Con bazzecole e quisquilie

trasmetteva l’ allegria,

e seppur  per poche ore

ritornava il buon umore.

Ma non fu solo un attore.

Fu  poeta e narratore.

I suoi versi sempre belli.

Una prova? : “ ’A livella

che da tutti è conosciuta

e che insegna quanto è vuota

una vita di apparenze

priva di ogni consistenza.

Sulle scene un mattatore,

nella vita  un gran  signore

con un nobile  gran cuore.

Quante volte nelle notti,

solo solo , quatto quatto,

si aggirava  circospetto

in quei posti abbandonati

dove regna la miseria

per portare il suo aiuto

-nel più pieno anonimato-

a chi  era sfortunato.

Pur gli amici a quattro zampe

non avèa dimenticato.

Fu lor padre putativo.

Li raccolse in un  canile

per ridare nuova vita

a chi, ridotto pelle ed ossa,

era  a un passo dalla fossa.

Ma quel cuore così grande

un brutto giorno si fermò.

Or di lui resta il ricordo.

Ma, vi prego,

non parliamo di Totò

come di chi non c’è più.

Pur se non ce ne accorgiamo

egli è ancor in mezzo a noi

nei discorsi quotidiani.

E  difatti ancora oggi

nel parlar facciamo sfoggio

di sue celebri battute

e dei suoi motti arguti.

Chi di noi non  dice ancora

-quando vuol fare il fiscale-

-Siamo uomini o caporali?

E in periodo elettorale

chi di noi  non dice ancora

fino a rasentar la noia

-Votantonio, votantonio ?

Caro Principe De Curtis,

spero mi perdonerai

se mi sono qui permesso

di volere ricordare

qualche tuo particolare.

Ma il ritratto  tuo migliore

lo facesti da te stesso

allorché tra tante ambasce

affermasti: “Signori si nasce!”

e qui voglio confermare

-e nessuno può smentire-

che non solo lo nascesti,

ma lo fosti per davvero.

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