In occasione dello European Award Investigative and Judicial Journalism, abbiamo incontrato alcuni tra gli ospiti e i premiati e gli abbiamo chiesto che valore avesse presenziare ad un Premio dedicato all’impegno a favore di un giornalismo libero, che con dedizione e coraggio faccia emergere la verità.
Lisa Clark, madrina dell’evento e vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2017
Io nella mia vita ho cercato sempre di creare reti tra ambiti diversi. Vedo qui stasera riunito proprio questo: il giornalismo d’inchiesta insieme alle persone che si occupano di legge, medicina, ecologia; tutti insieme siamo qui perché ognuno mette a disposizione le proprie conoscenze con la volontà di costruire un mondo migliore, una comunità migliore.
Ecco, questo per me vuol dire costruire la pace: quando noi abbiamo vinto il Premio Nobel per la pace nel 2017, avevamo messo insieme tantissime associazioni e persone di tanti paesi, con l’unico scopo di arrivare al disarmo nucleare. Qui vedo l’unico scopo di costruire un mondo migliore; ed è bellissimo.
Maurizio Block, Procuratore Generale militare presso la Corte di Cassazione
Ritengo che il giornalismo investigativo sia un elemento di grande supporto per l’attività giudiziaria della magistratura, in quanto costituisce molto spesso uno stimolo e uno sprono nella creazione di nuove piste investigative.
Per quanto riguarda specificamente il giornalismo d’inchiesta, quello sviluppato soprattutto all’estero, ritengo che sia particolarmente importante per la società, perché riusciamo molto spesso a conoscere problematiche che si svolgono in territorio estero proprio grazie al sacrificio personale di tanti giornalisti che per spirito di professione svolgono queste attività. Esprimo quindi un giudizio molto positivo sul Premio, che vuole dare una ricompensa a coloro i quali si impegnano in questo campo specifico.
Gessica Costanzo, giornalista di Valseriananews
La pandemia da Covid-19 ha ferito profondamente l’Italia e lei lo ha ben documentato nelle pagine di Valseriananews.
Cosa significa per lei ricevere questo premio a Caserta?
«Questo riconoscimento va ad un territorio che ha una ferita aperta, una ferita che non si rimarginerà mai: sto parlando della Val Seriana, in provincia di Bergamo. È un premio alla gente che ha creduto nel giornalismo che facciamo noi di Valseriananews, vicino alle persone e lontano dai poteri forti.
Il messaggio che voglio lanciare è che il giornalismo ritorni ad essere territoriale, dal momento che lavorando a stretto legame col territorio si rintracciano maggiori fonti, e se uno dispone di numerose fonti può raccontare le cose così come accadono realmente.
Lei ha parlato di un giornalismo vicino ai territori, pulito e trasparente. Sappiamo bene però che il mondo del giornalismo è anche inquinato dai tanti che perseguono i propri scopi e interessi».
Questo premio rappresenta anche una rivincita per un tipo di giornalismo diverso, più vero?
«Per riuscire ad offrire un giornalismo non coinvolto credo che la vera scommessa sia trovare degli editori liberi. Cosa difficilissima. Nel mio caso, il mio socio è il mio editore e quindi decidiamo noi la linea editoriale da seguire.
Non c’è una partecipazione economica né politica che possa influenzare il nostro modo di fare i giornalisti. Magari a livello economico si fa più fatica, ma a livello ideologico si ha massima la libertà di espressione che utilizziamo per raccontare le storie di un territorio».
Team Backstair di Fanpage.it (Sacha Biazzo, Salvatore Garzillo, Luigi Scarano)
Che valore ha questo premio in onore del giornalismo del giornalismo d’inchiesta oggi in Italia?
«Il giornalismo d’inchiesta, in Italia, spesso viene confuso con il giornalismo giudiziario, cioè quello che racconta le inchieste fatte dalla magistratura. Invece, il giornalismo d’inchiesta come lo intendiamo noi, è un giornalismo che si occupa di fare investigazioni in maniera autonoma e per questo noi, contemporaneamente, cerchiamo di infiltrare dei nostri giornalisti all’interno di alcune situazioni che riteniamo importante attenzionare.
Attualmente il mondo dell’informazione è un gatekeeping totale, perché il potere si è strutturato in modo tale da rendere sempre più difficile l’accesso alle informazioni e quindi è sempre più difficile riuscire a superare il rumore mediatico della propaganda del potere. Per questo noi cerchiamo di arrivare alla notizia aggirando questa barriera e cercando di raggiungere la verità dall’interno.
Ora il mondo del giornalismo si divide in due blocchi, il primo è quello simile a WikiLeaks, cioè portar fuori una mole enorme di dati per farli consultare poi ai giornalisti che li traducono in notizie.
Dall’altra parte è appunto il giornalismo under cover, che estrapola una fonte enorme di dati poi sottoposti ad un rigoroso lavoro giornalistico, di selezione di dati da trasformare in notizie».
Gli Stati Uniti sono visti come il paese cardine del giornalismo d’inchiesta. Quali sono, se ci sono, le differenze tra Italia e USA a riguardo?
«Una delle differenze maggiori è la difficoltà da parte del mondo editoriale italiano ad investire in progetti di giornalismo d’inchiesta, perché i lavori che facciamo, a prescindere dal metodo che utilizziamo, richiedono molto tempo.
Noi abbiamo il vantaggio, quindi l’onere e l’onore, di poter dedicare diversi mesi ad un solo argomento, ma in realtà abbiamo visto che un’inchiesta può durare anche diversi anni.
Questo ovviamente richiede un investimento da parte dell’editore e sotto questo aspetto il nostro, Ciaopeople srl, crede molto in questo tipo di giornalismo».
Filippo Spiezia, Vicepresidente di Eurojust
Questa una serata che mira a difendere la libertà di stampa e il dovere di un’inchiesta che sia equa e che vada a contrasto delle mafie, discorso che è assolutamente prioritario nella nostra provincia, è d’accordo?
«La libertà dell’informazione e la qualità dell’informazione credo che siano dei fattori che concorrano in maniera decisiva anche al progetto educativo delle nuove generazioni. Oggi noi siamo bombardati da tanta informazione anche fasulla, frazionata, frammentata.
C’è un grande rischio di dispersione. Io mi rivolgo soprattutto alle giovani generazioni: bisogna comporre un’informazione coraggiosa, di qualità, trasparente, autentica. L’impegno che si propone questo premio è fondamentale per la democrazia».
Federica La Chioma, Procuratrice di Palermo
Che significato ha per lei essere qui al Premio del giornalismo giudiziario e investigativo, un premio che difende la libertà di stampa e il diritto di cronaca del giornalista?
«I magistrati, come i giornalisti, raccontano una storia, l’indagine è in realtà una lettura dei fatti che cerca di essere quanto più vicino possibile alla realtà storica e chiaramente questo richiede un certo margine di libertà, ma anche un forte senso di responsabilità.
Questa è la qualità del giornalismo giudiziario, ovvero un giornalismo rispettoso del rapporto con la magistratura ma anche molto coraggioso nel dare voce a realtà che attraverso l’indagine non si riescono a cogliere.
Tutto ciò rappresenta sicuramente un circuito virtuoso che aiuta i magistrati e spesso anche le persone offese. Non ci dimentichiamo che il silenzio è la maggiore difficoltà che le persone incontrano nell’approcciarsi ad un’indagine».
di Lucrezia Varrella e Nicola Iannotta
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N°224 – DICEMBRE 2021