A Shanghai il clima è estremamente teso negli ultimi giorni. Le decisioni di contenimento della pandemia Covid-19 hanno portato all’attuazione della politica 0-Covid di Pechino. Il malcontento della popolazione cresce dinanzi a quelli che sono veri e propri atti di violenza nei confronti dei civili, costretti all’internamento forzato in apposite strutture in caso di positività.
Le nuove chiusure sono iniziate il 28 marzo e seguono una politica di repressione totale; vengono adottati protocolli di separazione di bambini e genitori se uno dei due è positivo mentre l’altro resta negativo, è introdotta la soppressione o la cattura degli animali domestici degli individui positivi.
Il 10 aprile ci sono stati 25 mila nuovi casi, il dato peggiore dall’inizio della pandemia. I 26 milioni di residenti hanno il divieto di lasciare i propri appartamenti o di ricevere consegne di cibo o medicine.
Un controllo globale della vita dell’individuo in nome della salvaguardia della salute che ha un risultato completamente opposto: in molti parlano di un aumento dei casi di suicidio.
Da marzo la Cina ha rilevato oltre 270.000 nuovi casi di Covid-19 e infezioni asintomatiche a trasmissione locale, con il suo centro economico Shanghai che sta combattendo il focolaio peggiore, con più di 20.000 contagi al giorno.
Sul fronte economico le opinioni sono contrastanti: c’è chi sostiene che la politica zero-Covid abbia creato le condizioni favorevoli per lo sviluppo della Cina e facilitato la sua rapida ripresa economica dalla pandemia. I dati forniti dal Sole24ore però, rivelano una realtà ben diversa: a marzo l’inflazione cinese è salita oltre l’1,5% su base annua. Il National Bureau of Statistics punta il dito sul costo delle materie prime e sull’aumento dei focolai che hanno portato finora a due settimane di lockdown a Shanghai. L’indice, dopo essere rimasto invariato dello 0,9% per due mesi di fila, ha superato le stime degli economisti a +1,4%.
Le difficoltà sono molteplici anche per quanto riguarda l’acquisto di beni di prima necessità e di ricerca di servizi medici.
Liu Min, vicedirettore della commissione municipale del commercio, ha annunciato di star facendo tutto il possibile per mantenere la stabilità dei trasporti, delle scorte di merci e delle catene di approvvigionamento. Aggiunge che i supermercati e i giganti dell’e-commerce hanno unito le forze per aiutare Shanghai a garantire la consegna quotidiana delle forniture.
Le restrizioni in atto hanno provocato gravi disagi ai circa 26 milioni di residenti, con forti problemi nell’approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità tramite i gruppi di delivery, ingolfati dalle richieste. In molti casi, i residenti effettuano le ordinazioni già all’alba, nella speranza di ricevere cibo ma le consegne arrivano con ritardi di molte ore, come si vede nel video di un residente straniero diffuso su Twitter, che mostra centinaia di lunch bag nei corridoi di un condominio in piena notte. I problemi con le consegne hanno generato tensioni anche più aspre tra i residenti e il personale sanitario e di sicurezza, con scene di tensione diffuse sui social.
Non mancano i saccheggi ai supermercati che vedono i civili scontrarsi anche violentemente con le forze di polizia locali.
Mentre cerca di far fronte ai nuovi focolai, la Cina è praticamente isolata, impreparata a convivere con il virus. L’aumento del costo della vita è un prevedibile effetto anche se l’inflazione ha pesato meno sui generi alimentari, diminuiti dell’1,5% su base annua a marzo, rispetto a un calo del 3,9% a febbraio, contribuendo a un calo di 0,28 punti percentuali del Cpi.