PizzAut, da pizza e da autismo. Il cibo che nutre il corpo, come simbolo di nutrimento per le coscienze
PizzAut è uno slogan, una marchio di fabbrica, una sveglia collettiva! Ci sono storie di cui si viene a conoscenza quasi per caso, eppure alla fine dovrebbero fare un gran clamore per quanto sono belle.
E’ stato quasi per caso che parlando di solidarietà tra tifosi del Napoli, Lino Cascelli, rappresentante di Milano Azzurra mi ha raccontato di una festa che ha radunato più di 150 tra tifosi azzurri e simpatizzanti per ballare ma soprattutto mangiare una pizza davvero speciale. Una pizza preparata da ragazzi che mai ti aspetteresti sporchi di farina e pomodoro.
La festa era stata organizzata per sostenere e contribuire alla nascita di una pizzeria a Milano gestita da ragazzi autistici. Un progetto ambizioso, un sogno, che nasce dall’amore per i propri figli e dalla volontà di garantire loro una vita priva di barriere. Chiedo direttamente a Nico Acampora, l’ideatore di questo progetto ambizioso, di raccontarmi la storia.
Nico è di origini napoletane e tanto per sfatare un luogo comune: lui la pizza non la sa fare… ma tifa Napoli e il gancio per arrivare a Milano Azzurra è stato l’amore comune per la maglia azzurra.
“Quando diventi padre di un bimbo autistico ti cade un po’ il mondo addosso. Le opportunità che il mondo cosiddetto normale offre loro sono limitatissime. Pur essendoci in Italia circa 600.000 persone autistiche, nessuna di esse lavora e il numero delle strutture riabilitative non è adeguato”.
Questa storia nasce in casa: “A casa mia noi facciamo spessissimo la pizza, anche perché quando si ha un figlio autistico si tende all’isolamento e l’occasione di invitare a casa gli amici più stretti per mangiarla ha permesso a mio figlio Leo di frequentare bimbi della sua età. Inizialmente era un gioco permettergli di impastare, eppure dopo qualche tempo ho immaginato che per lui potesse diventare un’opportunità. Ho radunato altre famiglie con ragazzi come Leo anche di età da lavoro, 18 – 20 anni, abbiamo iniziato con dei corsi prima informali e poi via via sempre più approfonditi.
Per qualcuno è stato subito semplice affrontare l’avventura, sporcarsi e impastare. Altri invece hanno incontrato delle difficoltà e per loro si è immaginato magari un impiego come camerieri. Una sfida complessa, perché in Italia non esistono esperienze di ristoranti gestiti da ragazzi autistici: ci sono ristoranti sociali gestiti da ragazzi down ma le loro caratteristiche sono diverse.
I ragazzi autistici hanno una grossa vulnerabilità sotto gli aspetti della socialità, una delle risposte che ho ricevuto da parte di una psicologa, che per inciso ringrazio ogni giorno, è stata proprio -Acampora, Lei è il solito papà frustrato che non si arrende alla disabilità di suo figlio e si inventa progetti irrealizzabili-.
Da quella frase, che per me è stata uno stimolo quotidiano, noi abbiamo fatto circa 80.000 pizze! Abbiamo girato più di 100 ristoranti in Italia che ci hanno ospitato e hanno permesso alla nostra squadra di pizzaioli e camerieri di dimostrare a tutti che era possibile. Ci hanno aiutato a raccogliere i fondi per il nostro ristorante e in questa situazione siamo stati notati dalla redazione di Tu si que vales, siamo stati invitati in trasmissione arrivando addirittura in finale e dando ampia visibilità all’autismo e alle opportunità che si possono dare a questi ragazzi”.
IL 2 aprile è la Giornata Mondiale per l’Autismo, nel 2020 l’abbiamo vissuta in pieno lockdown, eppure per voi avrebbe avuto un significato particolare. Ma non tutto è andato nel modo sperato. “Avremmo dovuto aprire il nostro ristorante ma ovviamente con il blocco totale non siamo neanche riusciti a terminare i lavori che sono ripresi a maggio. Avevamo fissato dunque una nuova data: il 3 dicembre, Giornata Mondiale per la Disabilità, ma ovviamente il secondo lockdown ha nuovamente rimandato tutto”.
In realtà il lockdown non vi ha mai fermati, non ci sono riusciti a restare fermi con le mani in mano!
“Per non lasciarli fermi, senza punti di riferimento, una notte mi sono inventato il Pizza Aut-obus (Aut da autismo), ossia un TruckFood con dentro i forni per le pizze. Abbiamo cominciato a girare nei paesi, presso le aziende che avevano le mense chiuse, addirittura siamo arrivati in Piazza Montecitorio per proporre le nostre pizze e sostenere un disegno di Legge preparato insieme al Senatore Comencini, che riguarda proprio l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone con autismo. L’esperienza è stata straordinaria: il Presidente Conte è venuto a mangiare la nostra pizza con ministri e parlamentari con cui abbiamo discusso in modo informale questo disegno di legge. Abbiamo parlato con loro a modo nostro: con le pizze! Una in particolare l’abbiamo chiamata DPCM e il Presidente Conte ci ha scherzato dicendo che era il miglior DPCM fatto in Italia!
Tante esperienze, tanta formazione per dei ragazzi con una sensibilità particolare: ad uno di essi è stato insegnato a schiaffeggiare l’impasto, ma quando poi gli è stato detto che l’impasto è una cosa viva da far crescere questo lo ha bloccato. Non si schiaffeggia una cosa viva! Per i ragazzi autistici esiste solo l’interpretazione letteraria, non colgono i doppi sensi o le metafore, e per loro sarebbe impensabile maltrattare una cosa viva. Ed ecco che è nata la pizza coccolata… dopo che invece di schiaffeggiarlo gli è stato consigliato di trattarlo bene”.
La verità è che il mondo esterno non è pronto alla loro sensibilità, questi sono aneddoti simpatici ma sono tante le vicissitudini anche brutte che affrontano ogni giorno questi ragazzi e le loro famiglie. Ma PizzAut racconta le cose belle, perché le famiglie coinvolte quelle brutte le sanno già.
“Proprio per questo abbiamo organizzato dei percorsi di formazione per conoscere questa realtà. Avendo come partner Coop, abbiamo fornito supporto con la nostra esperienza diretta e loro hanno aperto il primo supermercato al mondo Autism Friendly. Attento ad accogliere le persone con autismo: hanno eliminato i rumori molesti, gli stimoli sonori come il beep alla cassa. Luci curate che non sfarfallano, cartellonistica in Comunicazione Aumentativa, una piantina con i percorsi dedicati. All’inaugurazione è venuto Elio (il frontmen del gruppo Elio e le Storie Tese) che ha un bimbo autistico e che si batte tanto per il sociale”.
Il 99.99% dei ragazzi con autismo non lavora, molti certamente non hanno le caratteristiche per impiegarsi ma tantissimi invece avrebbero bisogno solo di un’opportunità e per un genitore è terribile sapere che quest’opportunità non gli verrà mai concessa, ecco perché bisogna parlarne.
“Noi questa opportunità la stiamo costruendo, la speranza non l’abbiamo persa, devono solo lasciarci aprire il ristorante. –Nico, distruggi il Covid-! Mi dicono i ragazzi, hanno voglia di vedere realizzato il loro progetto.
Lo stesso impegno che hanno messo nel lavorare sul TruckFood ha dato prova della loro resilienza e di un adattamento che i libri non ci raccontano. Se avessi letto i libri che parlano dell’autismo probabilmente non ci avrei mai provato, ho fatto fare loro l’esatto contrario di quello che in genere si consiglia. Quando vado a parlare nelle scuole, racconto loro che non esiste l’autismo, esistono gli autismi: ogni persona ha delle caratteristiche uniche”.
“I numeri che coinvolgono l’autismo sono enormi: in Europa ci sono circa 4 milioni di persone autistiche, in America si conta la nascita di un bimbo autistico ogni 52 neonati. Ecco perché questo progetto viene pensato come condivisibile ed esportabile ovunque. Abbiamo studiato dei forni particolari per fare in modo che siano autonomi. Per la sala insieme alla Samsung è stata studiata una app che aiuti i ragazzi non-verbali a raccogliere gli ordini per immagini con i tablet.
Il sostegno è arrivato da tanti ristoratori e aziende che stanno soffrendo anche loro economicamente. Ma non si sono tirati indietro per aiutarci nel nostro progetto”.