“Pieces of Woman” di Kata Weber e Kornél Mundruczó al Bellini di Napoli

Il dramma di una donna e la società polacca sotto la lente d'ingrandimento

Mina Grasso 30/03/2023
Updated 2023/03/30 at 11:47 AM
6 Minuti per la lettura

Il Teatro Bellini di Napoli propone dal 29 marzo al 3 aprile lo spettacolo dal titolo “Pieces of Woman” di Kata Weber, attrice e sceneggiatrice con la regia di Kornél Mundruczó, entrambi ungheresi, presentato la prima volta nella versione cinematografica alla mostra del Cinema di Venezia nel 2020, Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile per l’attrice Vanessa Kirby. La scrittura nasce, tuttavia, senza alcun dubbio come pièce per il teatro.

In questa forma più versatile verrà prodotta dal TR Warszawa, uno dei più importanti teatri in Polonia – che aveva già prodotto nel 2013 lo spettacolo “Bat or my Little Cemetery” – con la partecipazione di Magyar Kulturális Intézet Varsó, ottenendo come già accaduto per il cinema, un forte riconoscimento da parte del pubblico polacco e di quello internazionale.

La trama di “Pieces of Woman”

La trama si sviluppa intorno ad una riunione di famiglia, in una ordinaria casa di Varsavia, con i componenti del nucleo riuniti intorno ad un tavolo. Maja, la protagonista, donna trentenne vive una condizione introspettiva dolorosa.

La storia è autobiografica e l’autrice, che è anche attrice sulla scena, racconta della perdita di un figlio, una bambina morta dopo il parto – dramma vissuto anche nella vita reale oltre che a teatro, sempre accanto a suo marito, il regista Kornél Mundruczó, che in teatro è il norvegese Lars.

L’evento terribile porterà ad una profonda crisi interiore per la donna e ad un conflitto con il suo mondo esterno, a partire dalla famiglia, dalla quale proverà ad isolarsi senza tentare di elaborare il lutto, ma andando semplicemente avanti nella vita senza guardare nè a destra e nè a sinistra.

La società polacca e il mondo occidentale

La scrittura vuole anche essere lo specchio della società polacca, a metà tra tradizioni e mondo occidentale. E’ una scrittura classica e alquanto didascalica, la recitazione è in lingua con i sottotitoli. Osserva le donne e i loro passaggi nella storia della emancipazione; parla di Polonia come “stato libero”, parla di famiglia, di società e di equilibri e si sviluppa in un atto unico per 150 minuti.

Il parto e la maternità

Lo spettacolo inizia con 30 lunghi minuti che descrivono i momenti drammatici di un parto in casa, tra sorrisi e scherzi tra i due compagni di vita, sorrisi che lasciano spazio al dolore, quello fisico della partoriente, al suono del battito cardiaco del nascituro, alla vita che nasce grazie all’aiuto di una giovane levatrice inesperta per poi, piombare verso il silenzio della morte. L’incredulità, l’impotenza da parte di tutti.

La scenografia ad un certo punto cambia e sulla scena alcuni tecnici sistemano il tavolo, le sedie; la cucina luogo di confronto e confidenza tra le donne; mentre il bagno con la grande vasca, scenario della nascita viene sistemato a sinistra del palco e viene continuamente abitato durante lo spettacolo.

In scena ora compare tutta la famiglia di Maja, e in casa si discute di politica, di religione, si passa attraverso i ricordi dell’infanzia, dell’adolescenza fino a scontrarsi con la diversità tra due sorelle, due stili di vita differenti, la loro competizione, e poi affrontare il tema dell’amore delle madri, e lo spettro della malattia dell’anziana madre.

Si snocciola il concetto di vergogna: non è una vergogna se un figlio nasce morto, non c’è per forza un colpevole. La famiglia si era riunita con uno scopo ben preciso: la vendetta. Il desiderio di avviare una causa contro la giovane levatrice inesperta per poter ottenere un indennizzo economico.

Vecchie storie, vecchi concetti, che Maja prova a scardinare col suo stile più “occidentale”: perchè poi, il tempo cancella le ferite. Recita nuda Maja, la nudità del suo corpo e dei suoi sentimenti accennano alla voglia di emancipazione e di cambiamento sociale.

Curiosità

Pieces of Woman” è stato il primo film in lingua inglese per Kornél Mundruczó. In questa versione per il teatro, recitato in russo con sottotitoli in italiano, la regia non rinuncia alla parte cinematografica, che compare nello spettacolo in uno scambio molto fluido tra proiezione cinematografica e scenografia di teatro, con gli attori che attraverso una porta-pannello entrano ed escono dal set cinematografico.

E’ moderna la sua struttura com’è moderno il concetto che porta con sé: ma perchè rientrare necessariamente nei canoni? Perchè essere come gli altri e non provare a cambiare la società? Perchè non riprovarci?

Riprovarci” è il grande insegnamento di una madre alle sue figlie. E così, come da bambina quando da sportiva gareggiava, Maja sa che anche in quanto donna lei dovrà riprovarci. Dovrà riprovare – e nella sua vita privata Kata Weber riproverà – l’esperienza della maternità. Dovrà riprovare ad essere felice.

ph. Mina Grasso

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