Era il 2008 quando il pilota di Breaking Bad venne al mondo. Sono passati 14 anni e il 16 agosto del 2022 la grande epopea di Vince Gilligan si è conclusa con l’ultima puntata di Better Call Saul, intitolata “Chiamavano Saul”. Ora, le poche righe che seguiranno avranno parecchi spoiler, quindi se non avete visto le opere citate non continuate con la lettura.
La filosofia di Better Call Saul
Non sono qui per parlare esclusivamente del finale in sé, ma della magnifica filosofia che si porta dietro. Better Call Saul, sin dalla prima puntata, non è mai stata l’opera complementare di Breaking Bad, chiamarlo spin-off non solo è riduttivo ma persino offensivo. È una nuova storia, ricca di eventi e personaggi che si incastrano in maniera perfetta nel grande mosaico di Albuquerque. L’ultima stagione è la conferma di una maschera, la toccata del fondo, la trasformazione di James McGill in Saul Goodman. Se avete guardato con attenzione, avrete notato che le due personalità si sono sempre alternate: il bene e il male hanno sempre avuto un equilibrio nel secondo miglior avvocato del mondo.
Partendo da questo, è possibile fare un’analogia con Breaking Bad e El Camino. Le opere hanno tre protagonisti, tutti e tre fanno le scelte sbagliate, ma hanno tutti un’evoluzione e un destino diverso. Walter White parte con una vita normale, da persona onesta ma peggiora sempre di più e alla fine muore. Jesse Pinkman ci viene presentato già con una vita sbagliata, ma col tempo si evolve, migliora e alla fine riesce a vivere libero. E Saul? Ci viene presentato come un’imbroglione in Breaking Bad e come una vittima in Better Call Saul, quindi nel mezzo. Sempre combattuto tra Jimmy e Saul. Nel finale di serie siamo (sbagliando) felici perché Saul ha vinto, perché è riuscito a ridurre la sua condanna a 7 anni, eppure, in qualche modo, la sua coscienza viene fuori negli ultimi 10 minuti. Quindi il personaggio di mezzo ha una fine di mezzo, non è morto ma non è nemmeno libero.
Infine, c’è la velata dichiarazione d’intenti di Gilligan, ripresa due volte all’interno della puntata. Chi è il vero protagonista di queste opere? I soldi. Si, in effetti ogni azione sbagliata, ogni errore è commesso in virtù di essi. Qualsiasi altra azione è in realtà una buona azione. Anche Saul ha concluso la sua parabola, prima ascendente, poi discendente, che l’ha riportato con la schiena appoggiata al muro a dividersi una sigaretta con l’unica persona che lo abbia realmente amato nella sua vita. L’unica speranza che ci rimane è la buona condotta del protagonista, che esce di scena con un doppio sparo a Kim e a noi che lo stiamo guardando. Cala il sipario su Slippin’ Jimmy.
In conclusione, un grande ciclo narrativo si è al fine concluso, tutto ha trovato una quadratura, un equilibrio. Non ci resta che apprezzare in modo perpetuo queste opere.