Marilena Lucente

“Per non restare laggiù”: recensione del libro di Marilena Lucente

Angelo Morlando 16/06/2023
Updated 2023/06/16 at 9:07 AM
6 Minuti per la lettura

“Per non restare laggiù” di Marilena Lucente è una lettura che lascia riflettere, soprattutto in questo momento in cui si avverte sempre più la fragilità dei ragazzi, studenti, costretti e schiacciati tra pandemia, guerra o mancanza di sano conflitto generazionale. Di seguito, un’intervista concessaci dall’autrice.

Chi è Maurizio? E cosa vuole veramente?

«Immagina una notte. Una notte che precede un giorno importante. Tutti fanno dei pensieri, hanno delle aspettative, sistemano i vestiti, parlano a distanza con gli altri, guardano le piante e pensano che devono chiamare il giardiniere, leggono un libro. Le vite normali sono così. Ognuno ha un proprio modo di chiudere la giornata e attendere quella successiva. Quindi ho provato a dare voce ai pensieri di ciascuno dei protagonisti. In particolare, Maurizio è un ragazzo che ha detto a tutti che si laurea il 23 ottobre. Il problema è che non ha sostenuto nemmeno un esame. Cosa vuole esattamente è “esattamente” la ragione per cui ho scritto il libro. Siamo sicuri di sapere quello che vogliamo?»

Marilena Lucente

Alcuni passaggi del libro ci hanno particolarmente attratti e ti chiediamo un approfondimento, se possibile (visto che si tratta in alcuni casi di semplici frasi): «Ripensò alle mamme dei suoi amici che dicevano con orgoglio: “io di mio figlio so tutto”, a quelle che tirando su il mento aggiungevano: “non ho bisogno nemmeno di domandare. Lo conosco come le mie tasche”. Erano tante le madri che non sapevano niente».

«È un libro che riflette molto sul ruolo della famiglia, sul modo in cui la narrazione della famiglia condiziona il modo di crescere. Ci sono madri che pensano di sapere tutto dei figli, vivono in questa certezza, e madri che invece restano al di qua della vita dei figli, soprattutto della vita interiore. Non esiste un unico modello di maternità, per fortuna. Solitamente le certezze granitiche sono le prime a sgretolarsi quando devono affrontare la realtà».

«Troppi baci a sua madre, troppe partite di calcio davanti alla tv con suo padre, troppe cene e vacanze di famiglia. Tutto bello, certo. Ma non era quello che le dava la felicità, quel futuro preconfezionato».

«Questa è invece la voce di Daniela, della ragazza di Maurizio. Come molte adolescenti è inquieta e trova rifugio nel bisogno di sicurezza. Molte ragazze portano i loro fidanzati a casa, giocano a essere grandi, bruciano le tappe. E quando per qualche ragione si fermano scoprono che si erano allontanate da sé stesse e dai propri desideri. Spesso per rispondere a un modello “preconfezionato” di felicità e di futuro».  

«E che cazzo. Sempre loro. Sempre protagonisti. Sempre ladri: di esperienze, di emozioni, di momenti che vogliono indimenticabili. È la mia laurea non la loro. È la mia laurea finta, certo. Ma pur sempre mia. Mia, mia, cazzo. Trovano sempre il modo di togliermi qualcosa».

 «È ancora la voce di Maurizio. Ha la certezza che i suoi genitori hanno già pianificato il giorno dopo, come festeggiare, con chi, in quale ristorante andare. Sono così convinti che ciò che va bene a loro va bene anche al figlio che non si fanno nessuna domanda. Almeno fino ad un certo punto. Ci sono genitori che vogliono essere sempre protagonisti della vita dei figli. Non è una questione di età, ma di rivendicazione di ruolo, di centralità. Personalmente, come Maurizio, lo trovo spaventoso. Ma purtroppo molto frequente».

«Sembrava stesse aspettando lui. Ogni libro aspetta il proprio lettore, arriva quando ha un messaggio da consegnargli».

«Da anni sogno di scrivere un libro sulle cassette del bookcrossing. Ce ne sono tante oramai anche a Caserta. Mi piacciono tantissimo. Sono scrigni pieni di tesori. A volte per i libri che puoi trovare, a volte per le dediche in prima pagina, altre per i segnalibri dimenticati. Il padre di Maurizio condivide con me questa passione. La sera legge solo libri presi dalle cassette del bookcrossing. È un rito tutto suo. Perché se è vero che ogni libro contiene un messaggio, quello del libro che arriva per caso nelle tue mani ha un valore doppio. Non c’è niente di scientificamente provato in tutto questo, ma i lettori e i libri sono si nutrono soprattutto di fantasia. Infatti, in quel libro che ha trovato c’è un messaggio importantissimo».

 «Il male non è innato. Possono esserci fattori ambientali, circostanze; ma fare del male, così come fare del bene, resta sempre una scelta personale».

«Maurizio non riesce a dare gli esami, ma in Facoltà ci va, ogni tanto. Ed è molto attratto dalla sua insegnante di diritto penale. Questa donna spiega il diritto come se fosse una scienza capace di spiegare la vera natura degli esseri umani. I limiti, le regole, il confine tra il singolo e la società. Per ragionare sui reati e sulle pene si parte da una domanda: perché l’uomo fa del male? Come sappiamo il diritto cambia nel tempo e nello spazio, quindi ogni società elabora la propria risposta»

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