La Chiesa Anglicana ha proposto di usare un linguaggio neutro quando si parla di Dio. In pratica, ciò significa utilizzare pronomi come “they” (loro) invece di “he” (lui) o “she” (lei). Questo ha creato reazioni contrastanti, alcuni pensano che sia una scelta inclusiva e rispettosa della diversità di genere, mentre altri vedono la proposta come una minaccia alla tradizione e alla sacralità del linguaggio usato per parlare di Dio.
La questione di genere si inserisce anche nella chiesa
Questa proposta si inserisce in un contesto culturale dove la questione del genere e della diversità di genere sta diventando sempre più importante nel dibattito pubblico. La Chiesa Anglicana vuole adattare il linguaggio religioso alle nuove sensibilità culturali.
Questa non è una proposta nuova, molti teologi e studiosi del cristianesimo hanno sottolineato l’importanza di non limitare Dio a una concezione maschile o femminile. La proposta della Chiesa Anglicana rappresenta un tentativo di rinnovare e arricchire la tradizione religiosa cristiana.
Ci sono molte persone che vedono questa proposta come una minaccia alla sacralità del linguaggio usato per parlare di Dio. Secondo loro, il linguaggio religioso ha una funzione trascendente e non dovrebbe essere contaminato dalle mode culturali del momento. Inoltre, l’identificazione di Dio con un genere specifico è vista da alcuni come una parte essenziale della tradizione religiosa cristiana.
La nuova introduzione evidenzia la necessità di un continuo dialogo tra fede e cultura, e di una costante riflessione sulla relazione tra Dio e l’umanità. L’adozione di un linguaggio neutro per riferirsi a Dio non dovrebbe essere vista come una negazione della divinità o della sacralità, ma piuttosto come un’apertura a nuove prospettive e interpretazioni della fede cristiana.
Preoccupazione ed inclusività
Molti fedeli hanno espresso preoccupazione per questa nuova e forse troppo drastica apertura, inoltre alcuni hanno sottolineato che l’identificazione di Dio con un genere specifico è una parte essenziale della fede cristiana.
D’altra parte, ci sono anche coloro che vedono la proposta come un passo positivo verso un linguaggio più inclusivo e rispettoso della diversità di genere. Alcuni gruppi di attivisti e di persone LGBTQ+ hanno accolto la proposta con favore, ritenendo che essa rappresenti un’apertura alla comunità e un’occasione per rivedere le tradizioni religiose in modo più inclusivo.
Un passo per uno o un passo per tutti?
Tuttavia la Chiesa ha ribadito che la proposta è ancora in fase di discussione e che la decisione finale sarà presa solo dopo un ampio confronto e consultazione con la comunità religiosa e con la società civile.
Non ci resta che attendere e vedere se un passo sarà compiuto e se sulla scia di questo passo anche altre religioni proveranno a cambiare la loro concezione di Dio.