Storia e immaginazione si fondono armoniosamente in una nuova avventura raccontata dalla penna sapiente di Raffaele Aufiero nel suo più recente romanzo “Pasqua senza Papa”, edito “Edizione dell’Ippogrifo” e pubblicato nel dicembre 2022.
“Pasqua senza Papa”: la trama
L’autore, critico militante con una carriera longeva alle spalle sia di poeta sia di commediografo, si cimenta in uno spaccato delicato dell’Italia del 1849 tra briganti e una Repubblica romana appena costituita. Un romanzo storico ambientato nell’Urbe con un protagonista integerrimo e, allo stesso tempo, arguto che incuriosisce il lettore fin dalle prime descrizioni. Claudicante, riservato e intento ad aiutare la povera gente durante un allagamento dovuto al mal tempo: è in questo modo che Jan Thadeus Mniszech, ex comandante del Corpo dei Carabinieri Pontifici, entra in scena nel secondo capitolo. Infatti, la storia parte in media res, quando un gruppetto di fedelissimi consiglieri del Papa Re mandano a chiamare Jan Thadeus per una missione di vitale importanza da cui, in base all’esito, sarebbero cambiate le sorti di Roma. Un bambino, il figlio del generale francese Oudinot che è in arrivo nella città eterna per soccorrere il Papa, è stato rapito dai briganti e Thadeus viene convocato per occuparsi del suo salvataggio evitando, così, che l’alleato francese si trasformi in un nemico. Thadeus, però, in un primo momento, rifiuta l’incarico. Deciderà di partire in segreto con il suo fedele amico ebreo Moccoletto per aiutare quel bambino indifeso solo dopo aver conosciuto la madre di quest’ultimo.
Capitolo dopo capitolo, non soltanto l’avventura prende forma ma, attraverso dei flashback e dei dialoghi narrativi, anche i personaggi vengono caratterizzati e costruiti chiaramente mantenendo viva l’importanza delle relazioni. Il viaggio intrapreso verso il covo dei briganti è pieno di insidie e lo stesso protagonista si rende conto di non aver pianificato nel migliore dei modi quell’operazione, difatti «gli pareva anche agevole riscontrare in sé stesso i connotati alteri e folli di Don Chisciotte della Mancia e in Moccoletto quelli dimessi e popolari del suo scudiero Sancho Panza». Un riferimento letterario, non l’unico in quanto il testo è impregnato di letteratura, calzante in quanto questo duo è insolito per il salvataggio di un bambino rapito essendo entrambi fisicamente deboli e malformi. Il linguaggio adoperato, d’altronde, rispecchia il tempo in cui è collocata la storia diversificando gli strati sociali con l’uso del dialetto romano nei dialoghi tra popolani. Aufiero, inoltre, analizza anche la condizione della donna dell’epoca, sottomessa e rassegnata all’idea che l’uomo prenderà sempre ciò che desidera da essa in preda agli istinti più primordiali.
La sessualità è indagata, in particolare, nel capitolo dedicato ai ricordi della permanenza di Thadeaus a Napoli (il decimo) nella quale, oltre ad omaggiare quel «popolo sempre disponibile e affabile, ma, se offeso, capace di tirar fuori la lama», descrive quell’atto “violento” e “intenso”, quasi “obbligato”. E nei personaggi femminili, come Eveline e Speranzella, questa sottomissione viene sottolineata maggiormente. Per contro, Olimpia è la brigantessa che fa le veci di Chiavone in sua assenza, quindi dà ordini ed è spietata. Diversa è la situazione di Cencia poiché trattata rispettosamente dall’uomo di cui si è innamorata, ossia Thadeus. Come si può vedere, personaggi fittizi convivono con personaggi davvero esistiti, calcando la figura del brigante nell’immaginario comune e il loro modo di agire iracondo. Non manca l’azione né una nota drammatica sul finale anticipata con astuzia attraverso un espediente mistico. In qualche misura Thadeus si identifica con l’Urbe, perché come questa città richiama a sé l’esule Papa Pio IX (accolto a Gaeta), anche lui accusa la mancanza di una figura paterna non avendo rapporti col padre in quanto figlio illegittimo.
Nel titolo del romanzo si può leggere questo parallelismo; oltre a darci una coordinata temporale, quindi l’imminente Pasqua e l’anno 1849, è anche una spia del tema provocatorio che viene alla luce dal romanzo, quello dei figli naturali mai riconosciuti dal padre, quasi sempre un potente. Ed è, in effetti, questo il filo conduttore della vicenda perché Thadeus si riconosce nel figlio illegittimo di Oudinot e, per rimarcarne la condizione speculare, l’autore ha scelto di chiamare la madre del primo Ewelina e quella del secondo Eveline, un destino incrociato impossibile da districare. “Pasqua senza Papa” è un romanzo storico che strizza l’occhio al thriller d’azione montato scena dopo scena con uno stile cinematografico perfetto per un adattamento e riconferma la maestria dell’autore nel coniugare finzione e realtà storica documentata.
di Antonia Erica Palumbo