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Osso, Mastrosso e Carcagnosso: i fondatori delle mafie

Elisabetta Rota 03/05/2023
Updated 2023/05/02 at 10:58 PM
3 Minuti per la lettura

Mafia, camorra e ‘ndrangheta erano presenti nel nostro Paese già da prima dell’Unità d’Italia, eppure è nel periodo post-unitario che si ha l’ingresso ufficiale delle mafie nella nostra storia nazionale. Questo perché prima dell’800 queste associazioni hanno altri nomi e sono usate per intendere altro. Il “ritardo” con il quale tali corporazioni hanno trovato il proprio nome, ha portato le persone a cercare una spiegazione legittima che riuscisse a giustificare l’esistenza di figure e dinamiche mafiose. Osso, Mastrosso e Carcagnosso diventano così i fondatori di un mito capace di spiegare la nascita coeva delle tre organizzazioni mafiose.

Il mito dei tre fratelli

Siamo a Toledo, in Spagna, qui nel 1412 vivono tre fratelli, dei cavalieri che appartengono a una associazione segreta denominata “Guarduna”. I tre lavano nel sangue l’onore della loro sorella minore stuprata da un signorotto amico del re; quest’ultimo, colpito dall’omicidio dell’amico, emana un mandato d’arresto per i fratelli. Qui le credenze si dividono: c’è chi sostiene che i tre vennero catturati, mentre altri affermano che riuscirono a scappare. In ogni caso Osso, Mastrosso e Carcagnosso si ritrovarono sull’isola di Favignana in Sicilia, dove vi rimasero per circa trenta anni.

Forse per la rabbia di esser stati costretti a lasciare la propria terra, oppure per indole, i tre passarono gli anni ad ideare codici d’onore, regole inviolabili e riti di affiliazione. L’intento era quello di ricostituire una società che avrebbe dovuto avere il compito non permettere le ingiustizie da parte dei potenti. Una volta usciti allo scoperto, i tre fratelli si divisero. Osso si fermò a fare proseliti in Sicilia e fondò la mafia, Mastrosso varcò lo stretto di Messina e si fermò in Calabria a organizzare la ‘ndrangheta, mentre Carcagnosso, che fu il più coraggioso, viaggiò invece fino a Napoli per dare vita alla camorra.

Il lato oscuro del mito: la realtà

Un mito che può apparentemente sembrare simpatico, cela in realtà un lato oscuro che altro non è che la realtà del nostro Paese. Le mafie per un lungo periodo hanno cercato di nascondere i mezzi utilizzati per raggiungere soldi e potere dietro la “filosofia di Robin Hood”; rubare ai ricchi per dare ai poveri. La verità è che il percorso che ha portato i “guappi” o i “picciotti” ad essere chiamati col vero nome di “mafiosi” è stato a lungo sottovalutato e screditato a causa di una società poco informata e aggiornata su quanto stesse accedendo; la quale ha sempre “riconosciuto” il comportamento mafioso come un elemento non estraneo e non esterno ai suoi codici interpretativi della realtà.

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