
La questione riguardante l’Ospedale San Gennaro dei Poveri, situato nel quartiere Sanità di Napoli, rappresenta una ferita aperta della vita sociale cittadina.
La storia
Per anni quest’ospedale è stato un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere, e non solo, per il servizio di pronto soccorso e, soprattutto, per il richiamo di eccellenze specialistiche che questo polo raccoglieva. Al di là delle motivazioni geografiche che hanno permesso a questa struttura di diventare protagonista della vita cittadina, essendo situata nel cuore pulsante della città, ci sono ragioni radicate nella storia del quartiere che hanno fatto del San Gennaro dei poveri un emblema di memoria sociale.
La struttura è strettamente legata alla basilica che ospita al suo interno, edificata nel V secolo d.C., dedicata a S. Gennaro fuori le mura (essendo la Sanità parte della città “extra moenia”). Dopo essere stato monastero, diviene ospedale per gli appestati nel 1468 per essere ampliato, poi, nel 1656 con lo scoppio dell’epidemia, prendendo nel tempo la forma che tutti conosciamo.
Finché non è stato deciso di chiuderlo.
La chiusura
Attenzione: non stiamo parlando di un atto amministrativo chiaro e palese che decreta la chiusura della struttura, bensì ci riferiamo ad azioni continuate e scandite nel tempo che hanno avviato una progressiva dequalificazione del polo ospedaliero. Lentamente il S. Gennaro si è ritrovato svuotato dei reparti che ne avevano costruito la funzione sociale, uno su tutti il pronto soccorso.
La problematica non è esclusivamente di rilievo sanitario, come sarebbe facile dedurre, ma investe anche altri settori come quello lavorativo e dei servizi. Parallelamente allo smantellamento, gruppi interi di lavoratori, qualificati e non, sono stati ricollocati in altre strutture, costretti a subire reinserimenti e nuovi adattamenti causati da trasporti, costi aggiuntivi e collocazione professionale. Sotto il punto di vista dei servizi, invece, a causa dell’inutilizzo dell’ospedale, le restanti strutture ospedaliere si sono ritrovate a dover gestire un sovraffollamento che quotidianamente si ripercuote sui pazienti in termini di posti e qualità sanitaria.
La risposta
Il quartiere Sanità, ovviamente, non ha fatto attendere la sua risposta. Stiamo parlando di un rione che conta 30.000 abitanti, almeno il doppio se lo inseriamo all’interno della III municipalità Stella – S. Carlo. Sono state tante le azioni di risposta della società civile che, di fronte alla concretizzazione delle ipotesi di chiusura (o di “trasformazione”, come si parlava in regione), ha reagito facendo sentire la propria voce.
Questa zona negli ultimi anni sta attraversando un momento di reale valorizzazione culturale e territoriale, dovuta ad una riscoperta dell’offerta di risorse che il territorio ha a disposizione, sociali e culturali. Il colpo istituzionale al S. Gennaro non poteva passare inosservato. Così partono manifestazioni che bloccano l’intero quartiere, fatte dai lavoratori dell’ospedale, dalle associazioni e dagli abitanti che investono, materialmente, tempo e utili per fare sentire le proprie ragioni con slogan e volantini: “Il S. Gennaro non deve morire!”. Nasce così anche il comitato per la riapertura del S. Gennaro.
La municipalità
«Noi della III municipalità di Napoli abbiamo dato loro il massimo appoggio» ha affermato Ivo Poggiani, presidente della III municipalità. «D’accordo con l’ASL riuscimmo a stilare un cronoprogramma di azioni che avrebbero aiutato la riqualificazione della struttura. Dopo l’arresto di Elia Abbondante (in seguito allo scandalo degli appalti con l’ospedale Pascale, ndr) le azioni hanno subito un progressivo rallentamento. Oggi il S. Gennaro è un presidio ospedaliero che riesce a garantire primo soccorso e varie realtà ambulatoriali. Inutile sottolineare che c’è ancora tanto lavoro da fare perché parliamo di un utilizzo del 30-40% delle potenzialità della struttura. Il dialogo odierno con regione e ASL non ci soddisfa per cui la battaglia non è sopita. Noi continueremo a spalleggiare la società civile che rivuole l’ospedale com’era, in attesa di una convocazione istituzionale».
La chiusura dell’ospedale San Gennaro dei poveri è un attacco alla “Sanità”, in tutti i sensi.