“T”come Tatto. Il senso che sviluppiamo prima ancora di venire al mondo.
Il tatto ci permette di percepire con l’uso delle dita la forma, la consistenza, la temperatura
di un oggetto e di spedire l’immagine direttamente alla testa, agli altri sensi e, metaforicamente, al cuore. Così chi non ha occhi ha mani, e chi ha mani ha tutti i sensi rimodulati secondo uno schema nuovo, che consente di vivere l’immagine attraverso un’esperienza sensoriale differente.
Per questo, il MAXXI ha messo a disposizione del pubblico per due giorni una selezione di libri e di opere in Braille, offerti all’esplorazione tattile dei visitatori. In occasione della mostra sono state esposte le opere di Maria Lai dal titolo “Tenendo per mano il sole”, titolo anche della prima fiaba cucita dall’artista. La mostra della Lai al MAXXI di Roma porta con sé il bagaglio di poesia di un’artista nata nel piccolo paese di Ulassai, nella sub regione barbaricina dell’Ogliastra. Considerata una tra gli artisti più significativi della Sardegna, la Lai ha avuto una lunghissima vita dedicata all’arte tessile, ed è scomparsa nel 2013. Nelle sue fiabe emerge l’attenzione dell’artista per il bambino difficile, per il bambino isolato, e per il diverso. Nelle sue trame, il filo unisce luoghi e intenzioni tra loro differenti, senza mai compromettere la loro identità. Dunque, il filo è esplorazione e mai presa di possesso, perché il filo si può tagliare o sfilare e le parti riprendono integralmente la loro vita. Ecco perché Maria Lai è considerata un’artista di “Arte Relazionale”.
Il progetto dei Libri tattili nell’esposizione nasce dalla collaborazione tra il MAXXI e la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi Onlus con l’obiettivo di valorizzare e far conoscere la dimensione artistica e la qualità dell’editoria tattile cui molti artisti si dedicano.
A curare il progetto, Sofia Bilotta del Dipartimento di Educazione del MAXXI e Pietro Vecchiarelli dell’Ufficio “Libri Tattili” della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi Onlus, che ci ha raccontato la sua esperienza iniziata nel 2004.
Un settore, quest’ultimo, che si dedica all’illustrazione per l’infanzia e alla disabilità visiva, con pubblicazioni più ricche di contenuti stilistici ed etici, più accessibili, più utili didatticamente, e dalle grandi potenzialità comunicative, educative, sociali e artistiche.
Pietro Vecchiarelli, la lettura tattile è una lettura solitaria?
Nel caso di lettori bambini, soprattutto se non vedenti e alle prese con le prime letture, consigliamo sempre agli adulti di accompagnarli alla scoperta dell’oggetto libro, e di vivere insieme a loro l’esperienza di una lettura multisensoriale. Incrociando mani e voce narrante, in un gioco narrativo che può diventare molto appagante per entrambi. Una volta raggiunta l’autonomia, il bambino poi può tornare da solo sul libro.
Ma in generale possiamo dire che un libro tattile si presenta come uno strumento molto adatto per esperienze di lettura condivise, anche tra adulti.
Quali sono i materiali utilizzati per confezionare un libro tattile?
Possono essere impiegati tutti i materiali non pericolosi né tossici. Naturalmente, preferiamo quelli di origine organica, come carta, sartie, corde, cartoni, tessuti, perché sono più piacevoli al tatto, e anche all’olfatto.
Cosa accade di straordinario di fronte ad un libro tattile rispetto ad un libro normale?
Innanzitutto, entriamo in una differente dimensione temporale. La lettura tattile è più lenta di una lettura iconica: ha i suoi tempi e anche i suoi modi. Le figure tattili evocano mondi simbolici differenti, e spesso aggiungono ricchezza semantica alla narrazione.
Come si pone un libro tattile in un’epoca moderna fatta di digitalizzazione?
In un’epoca che aspira troppo pericolosamente alla digitalizzazione anche del sapere, si rischia di sopprimere lo stupore e l’incanto delle esperienze sensoriali, che sono alla base dell’aprirsi verso il mondo, quindi del più originario amore per la conoscenza. Invece, il libro tattile ripropone per i ragazzi e per i non vedenti la concretezza della materia, e consente di accedere ad un orizzonte conoscitivo più ampio.
Il senso del tatto aggiunge profondità alla superficialità del mondo iconico.
di Mina Grasso