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Ogni fine ci mostra soltanto un nuovo inizio

Updated 2023/06/22 at 12:03 AM
5 Minuti per la lettura

Se a tutto c’è una fine, che tu sia il tuo inizio. In un mondo in cui siamo abituati ad associare la parola fine con la morte, tutto ciò che volge al termine tende a spaventarci, a disorientarci. Perchè abbiamo così paura di perdere qualcuno o che qualcosa finisca? Cosa ci spaventa del mettere un punto ad alcuni momenti della nostra vita? Sarà l’idea di stabilità che si era creata nella nostra testa rispetto a quella situazione, o le nostre insicurezze, o forse anche la paura di rimanere soli?

La morte, ad esempio, invece di essere qualcosa da cui fuggire, dovrebbe essere semplicemente parte integrante di un ciclo dove altrimenti non potrebbe esserci nascita, così di conseguenza senza fine, non può esserci un inizio. Il problema è che per quanto contiamo sulle nostre forze, tendiamo ad aggrapparci sempre di più agli altri, come se da loro dipendesse la stesura dei capitoli della nostra vita. Rimaniamo immobili ad aspettare che la fortuna ci corteggi o che il destino faccia qualcosa per noi, ma per ricominciare, come anche per terminare, bisogna scegliere.

Lasciarsi andare

Come dicevo, una delle nostre più grandi paure è quella che qualcosa possa finire o che qualcuno possa andare via dalle nostre vite. Penso che tutti, anche in piccola parte, soffrano di una sorta di paura dell’abbandono. L’uomo è di natura un animale sociale, ha bisogno di interagire con gli altri e confrontarsi, ha bisogno di non sentirsi solo ed ha bisogno soprattutto di amore, cosa che non sempre tutti riescono ad ammettere. In ogni caso, la nostra esigenza di relazionarci non può portarci a sviluppare una dipendenza tossica dall’altro.

In un momento di staticità ci sono due scelte che a mio parere si possono fare: possiamo scegliere di aspettare che la fortuna bussi alla nostra porta esclamando un “hei, è arrivato finalmente il tuo momento, sono qui”; oppure possiamo scegliere di creare la nostra occasione, possiamo scegliere di agire e di non avere più paura. Ultimamente ho guardato una serie che ho adorato (The Jackal – Pesci Piccoli), c’è questa scena di Fabio sulla spiaggia che dice “io ho paura che da solo non c’ho più odore“.

Mi ha lasciata lì a pensare per un’ora circa credo, ho pianto e l’ho sentita mia. Quando finisce una storia, ad esempio, quella persona ti lascia sempre qualcosa di sè, ma la cosa che si impregna sempre di più è l’odore, non se ne va più e ci terrorizza la possibilità che noi da soli non possiamo più andare avanti. L’impatto che hanno gli altri nelle nostre vite è necessario, ma a volte anche logorante, e noi esseri umani credo siamo gli esseri più incapaci ed analfabeti davanti ai sentimenti e le emozioni.

La paura della fine

Insomma, per uscire da quel senso di inadeguatezza, per liberarci di quel senso di abbandono, ci sono due scelte. La dea bendata che viene a risollevarti il morale con le sue mille fortune è solo un’illusione e come sempre rimaniamo solo con noi stessi. Ecco perché crearsi la propria strada, a volte, è l’unico modo per voltare pagina. Ho visto amici nell’ultimo anno perdere le persone a loro più care, ma ho visto quegli stessi amici rialzarsi e lottare per riprendersi la propria vita in mano perché le cose finiscono e le persone si perdono, ma ciò non vuol dire che non ci sia più niente da fare.

Siamo noi a decidere come reagire davanti alla paura. Sentirsi spaesati è inevitabile, provare dolore è parte integrante del processo di metabolizzazione, perdere la ragione può essere una conseguenza di tante ferite, ma siamo noi a decidere poi se farci ancora terrorizzare dalle nostre paure o se accettarle e farle nostre. Il fatto che qualcosa finisca nella nostra vita non ci annulla, al contrario, ci mostra solo nuovi inizi. Si può scegliere di mettere un punto, ma si può scegliere anche di mettere un punto e poi andare a capo.

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