MENTRE LA CAMPAGNA ELETTORALE E LE MASCHERINE TENGONO ELETTORI E POLITICI IMPEGNATI NEL SOLITO DIBATTITO DA RICREAZIONE SCOLASTICA, STANNO PER SORGERE ALTRI, NOCIVI IMPIANTI PER TRATTARE I RIFIUTI.
È una follia, determinata da assoluta mancanza di cultura territoriale, di passione per lo studio delle realtà locali e delle loro capacità per una ripresa sostenibile. Una follia, di quelle scellerate e demenziali, di una classetta politica tra le più ignoranti in Italia dal dopoguerra, composta principalmente da caporali di ventura del tutto inadeguati al ruolo, con aspirazioni che non vanno oltre l’accumulo di emolumenti sui loro conti correnti.
Solo una così mediocre classe dirigente, del tutto staccata dalla realtà e totalmente priva di seria capacità progettuale, poteva pensare alla realizzazione di sette impianti per trattare rifiuti, anche pericolosi, in una fascia territoriale casertana, precedentemente devastata da quattro decenni di politiche ambientali piratesche, quando non del tutto conniventi con le mafie che hanno trattato tutto il settore criminale dell’intombamento delle scorie pericolose.
E’ successo davvero, nel cuore della provincia di Caserta. Proprio in questi mesi di dramma pandemico globale. Mentre tutti erano costretti alla domiciliazione sanitaria, gli imprenditori e gli uffici della Regione Campania hanno premuto l’acceleratore delle autorizzazioni, per tirare su, in tempi brevissimi, i più pericolosi siti per la lavorazione dei rifiuti. Tutti, in uno spazio lineare che non supera gli otto chilometri. Quasi tutti, a brevissima distanza da siti di interesse storico e archeologico. Una pietra tombale sull’eterna promessa di flussi turistici, ormai refrain da lallazione infantile, in ogni campagna elettorale.
La notizia, che non è nemmeno più tale, è rappresentata dalla mutazione genetica di sindaci che fino a qualche anno fa avrebbero aperto crisi politiche anche di livello regionale per salvare i propri territori. Fino a qualche anno fa, appunto. Adesso, sembra persino superato il concetto di “Coro a bocca chiusa”di Giacomo Puccini perché ogni sindaco somiglia sempre più a una Madama Butterfly. Geishe con fascia tricolore, sedotte dalla facile filiera di posti da promettere, come moneta sonante per l’accesso a buoni pacchetti elettorali. Un dimorfismo racchiuso negli stessi soggetti che, con una mano aiutano i loro candidato alle Regionali a salire sul palco per promettere il solito “volano per il rilancio turistico” o le immancabili “tutele per le eccellenze del territorio”, ma con gli arti restanti fingono di giocherellare con i cellulari, quando sentono che sui loro Comuni stanno per realizzare una spaventosa filiera dell’inquinamento.
SPARANISE- BELLONA
Qui si concentra gran parte dello scellerato disegno imprenditoriale, prossimo al banchetto del nuovo business dello smaltimento rifiuti pericolosi.
E’ in piena attività la Encon, società dell’ingegnere Raffaele Cesaro da Sant’Antimo di Napoli, che tratta ogni anno la bellezza di 161.500 tonnellate di rifiuti, 27.000 delle quali pericolose per l’ambiente e la salute pubblica. In piena zona ex Pozzi, la più grande e tumorale discarica industriale d’Europa, nel cuore dell’agro caleno che custodisce beni archeologici straordinari (a meno di mille metri in linea d’aria dalla Encon). Ma la Encon sembra avviata a maturare un sempre più solido feeling con l’Amministrazione locale che, quasi in un travaso vitaminico da joint venture, ha condotto le parti a una intensa collaborazione su vari e diversificati progetti, non sempre baciati dal crisma di una buona riuscita. Dalla tanto discussa Casetta dell’acqua, alla gestione di un compattatore, fino alla manutenzione di due impianti di depurazione, nelle zone extraurbane di “Catena” e “Tre Masserie”. Insomma, una solida collaborazione che ha portato anche all’apertura del grande impianto di trattamento di rifiuti, sul versante sud della cittadina in provincia di Caserta. E’ in questa cittadina che stanno per nascere altri due grandi impianti per trattare rifiuti, in una strada industriale vera e propria che non misura più di settecento metri lineari. Se non è follia demenziale questa, siamo nei paraggi della cialtroneria pura.
CASO ILSIDE-ENCON E LA FORZA IMPRENDITORIALE DELLA ESOGEST DI LUCIANO SORBO
Qualche anno fa, nel 2013, la Encon di Cesaro era stata chiamata a bonificare la Ilside di Bellona, sempre in provincia di Caserta, la grande struttura per lo stoccaggio di materiali plastici e pericolosi, andata a fuoco nel 2012 e, con un rogo tossico di proporzioni ancor più spaventose, anche nel 2017. Dopo qualche mese, però, la Encon si accorse di non avere alcun titolo per svolgere quel compito e fece dietrofront in poche ore. A subentrare fu la Esogest di Luciano Sorbo, imprenditore di primo piano, nel campo del ciclo smaltimento rifiuti. Manco a dirlo, nel novembre del 2018, il gup Sergio Enea rinviò a giudizio il sindaco di Bellona, due funzionari comunali e lo stesso Luciano Sorbo per una serie di reati, tra i quali spiccava la mancata bonifica della Iside. Un pasticcio tutto casertano che però non sembra aver scalfito la grande forza imprenditoriale del gruppo Sorbo.
DALLE CENERI DI CHI E’ STATO RINVIATO A GIUDIZIO PER NON AVERE BONIFICATO LE DISCARICHE, NASCE LA GARDEN SRL, SU TERRENI ANCORA DA BONIFICARE. UNA BABELE!
Sorbo, infatti, con le piume più preziose della mitologica Araba Fenice è riuscito a riemergere dalle ceneri dei non bonificati roghi alla Iside di Bellona, andando a prendere possesso di un terreno a Sparanise, proprio di fianco alla Encon. Lì dovrebbe costruire un’altra centrale per lo smaltimento rifiuti, su alcuni fondi che risulterebbero nella proprietà di una società locale, la ASTECOM degli imprenditori di Sparanise, Vitale. Per quanto, da alcune visure dei terreni, nonostante le affermazioni di Sorbo in conferenza dei servizi (ribadiva che i fondi fossero di proprietà della Astecom, appunto) pare insista la proprietà riferibile alla Romana Costruzioni, gruppo societario che, ad oggi, nonostante molte mail inviate agli uffici stampa, non ha mai smentito né confermato la notizia. Un silenzio che diventa ogni settimana più pesante, soprattutto perché la Regione sarebbe intenzionata a concedere alla cordata “Vitale – Sorbo – e probabilmente Romana Costruzioni” le autorizzazioni per realizzare l’ennesimo ecomostro, in un’area già terribilmente compromessa.
PIGNATARO MAGGIORE
Qui il piatto sembra essere addirittura più ricco di quello della vicinissima Sparanise perché ben due centrali per trattare rifiuti potrebbero sorgere nell’arco di una stagione.
La Euthalia, infatti, sarebbe già pronta a rivedere alcune posizioni, respinte in conferenza dei servizi, per rimettere la palla al centro e far approvare il progetto per costruire un impianto di trattamento rifiuti nel cuore della zona Asi pignatarese.
La conferenza dei servizi sull’iter autorizzativo si sta trasformando in una battaglia fredda tra comitati cittadini e vertici delle istituzioni, regionali e provinciali. Questi ultimi sarebbero orientati a emanare un diretto assenso alla realizzazione dell’ecomostro, nonostante le osservazioni tecniche e le proteste delle associazioni. Ma c’è di più, perché batte il ferro caldo anche il progetto “nuovo” dei Fratelli Gentile che, dopo aver ritirato il loro precedente piano di realizzazione di una piattaforma per i rifiuti, sono tornati alla carica con nuove schede e nuove idee sulla monnezza. Praticamente, rientrano dalla finestra per rifilare l’ennesimo futuro di fumi e scorie a una cittadina che soffre già per un alto livello di PM10 e di inquinamento elettromagnetico. Benzina sul fuoco che, però, pare avere una certa entratura nelle stanze decisionali. La società dei fratelli Gentile, infatti, è una delle poche autorizzate a trattare le famigerate e tossiche ecoballe. Come dire, il gotha dello smaltimento in Campania. Quello che può molto. Così tanto da rinunciare a realizzare un primo stabilimento, alla fine del 2018, per poi ripresentare un altro progetto sullo stesso sito, nel giro di pochi mesi. Se è un valzer, è di quelli pericolosissimi, perché danza sulla testa di una conurbazione di almeno quindicimila persone.
VITULAZIO
La città è finita al centro della bufera per aver causato il disastro ambientale del sei maggio scorso, quando una enorme scarico di feci umane e animali ha invaso gli specchi d’acqua del litorale casertano, a causa della pessima gestione del depuratore cittadino. Proprio lì, la Nuova ItalMet vuole realizzare un altro impianto per il trattamento di rifiuti, anche pericolosi. Insomma, una struttura di gestione complicatissima, in un comune che ha lasciato correre gli scarichi neri delle proprie condotte fognarie in un bypass del depuratore, provocando un danno incredibile al mare casertano. C’è veramente poco da stare sereni, soprattutto se si guarda all’assoluta mancanza di buone politiche ambientali nella zona, già compromessa da stabilimenti che di eco o di compatibile con la natura, essenzialmente agricola del territorio, hanno poco meno di nulla.
Oltre le scaramucce tra membri della maggioranza ed esponenti dell’opposizione consiliare, Vitulazio non ha ancora espresso la propria posizione sulla vicenda della Nuova ItalMet. Un silenzio che, spesso, finisce col rumore dei mezzi meccanici, presso gli impianti per lo smaltimento.
CAPUA
Chi continua a chiamarla, con una massiccia dose di borbonico campanilismo, “la Regina del Volturno” dovrà ammettere che il rapporto della città con il grande fiume è drammaticamente peggiorato, soprattutto negli ultimi dieci anni. Di regine, da queste parti, ci sono solo le proposte di un’Amministrazione che ha espresso “manifestazione di interesse” per diventare comune capofila nel progetto di realizzazione di un impianto di trasferenza per gli scarti di ben 120mila persone. Nella delibera 59/2020, la Giunta guidata dall’architetto Luca Branco ha messo nero su bianco, comunicando di aver individuato un’area di circa diecimila metri quadrati, in zona Maiorise, per la realizzazione di una struttura di trasferenza di una quantità preoccupante di rifiuti urbani. E, al solito, non è mancata la polemica manichea che sembra essere più stucchevole di quella targa “Regina del Volturno”. Una presa di posizione che ribadisce, con poco spazio per le interpretazioni, la scarsità di idee dei serbatoi politici, in provincia di Caserta. La sezione capuana di Forza Italia, quella che in gran parte sosteneva l’ex sindaco Antropoli nel suo scellerato progetto di dare assenso alla costruzione di un gassificatore, ora batte la grancassa dell’ambientalismo improvviso e folgorante. Una mossa fuori tempo, perché l’Amministrazione di Capua avrebbe già ritirato la delibera 59/2020 per evitare di riproporre ai cittadini il clima di tensione e di dissenso incontrollato che accompagnò proprio la campagna pro gassificatore, in quella che sembrava essere un’infinita era Antropoli.
Insomma, almeno al momento, l’Amministrazione di una delle città più ricche di monumenti e strutture storiche in Italia, pare essere stata rapita da un barlume di lucidità che ha consentito di capire quale potesse essere il confine del ridicolo, annullando ogni proposito di mettere tonnellate di rifiuti a giacere, tra i palazzi dove abitarono Mozart, Ettore Fieramosca e Goethe. Almeno, al momento.
di Salvatore Minieri