cultura

Non sparate sugli artisti! Lettera al Ministro della Cultura che verrà

Gianrenzo Orbassano 12/10/2022
Updated 2022/10/12 at 11:17 AM
7 Minuti per la lettura

Illustre/Illustrissima Signor/a futuro/a Ministro/a della Cultura che verrà,
l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, è stata solo l’ultimo dei tanti pretesti per colpire il settore culturale. I lavoratori e gli artisti di questo settore, sono stati ovviamente tra i primi a pagare gli effetti delle restrizioni e, in alcuni casi, molti di loro non hanno potuto continuare il loro servizio. Specifichiamo qui che il loro servizio è strettamente connesso alla buona salute mentale dei suoi fruitori, appassionati al bello e alla straordinaria inventiva dell’essere umano.

Le restrizioni della pandemia: il settore cultura tra i primi ad essere colpiti

Il mondo dello spettacolo e il suo immenso indotto – parliamo dunque di lavoratori e quindi di nuclei familiari – sta faticosamente ripartendo dopo un’emergenza sanitaria che si è abbattuta sul settore in modo devastante. Alcuni dati: dall’analisi dei cali medi condotta dai ricercatori del gruppo ASK dell’Università Bocconi di Milano, sulla base dei dati forniti dall’Osservatorio dello Spettacolo SIAE emerge una contrazione del 69% nel numero di spettacoli, del 72% degli ingressi, del 77% dei ricavi al botteghino.

Per non parlare dell’attività dei concerti live, che hanno fatto registrare le peggiori performance per gli ingressi (-82,88%) e per la spesa al botteghino (-89,13%). Per quanto concerne i cinema, gli ingressi si sono ridotti del 70,98%, le presenze sono diminuite dell’82,18%, la spesa al botteghino ha registrato un calo del 71,62%. I teatri risultano essere le attività particolarmente colpite: il numero degli spettacoli è diminuito del 64,81%, gli ingressi si sono ridotti del 70,41%. Numeri terribili, danni gravissimi poiché stiamo parlando – nel concreto – di palchi abbandonati e messi in magazzino, sipari chiusi, sale vuote, famiglie e lavoratori costretti a sacrifici spesso non sostenibili.

Prima il Covid e poi la guerra: ma quando si parlerà di pace?

Con la campagna di vaccinazione – dove gli errori sono stati tanti – e la conseguente ripresa dei nostri spazi vitali, la macchina della cultura e della creatività è tornata a ruggire, forte della sua fondamentale impronta e importanza sia per l’individuo che per la collettività. Ma ecco che un’altra terribile piaga si è abbattuta in Europa e quindi in Italia: la guerra in Ucraina,

Sì, perché se non siamo direttamente noi e le nostre città sotto bombardamento, gli effetti della guerra che si svolge da più di 230 giorni in territorio ucraino, si fanno pesantemente sentire sul rialzo dei costi in bolletta. Pensiamo dunque al problema che riguarda l’approvvigionamento e il costo delle materie prime come luce e gas. Tra i disagi previsti, infatti, non c’è solo l’importazione del gas, ma l’ipotesi confermata dalla Nomisma Energia di aumenti dei costi all’ingrosso. La preoccupazione delle persone è che in questi tempi si preferisca parlare di guerra, insistere sull’invio di armi e favorire una escalation con il pericolo di una bomba nucleare, anziché concentrare tutte le energie sulla diplomazia, sulla parola “PACE“.

Eppure, tra i primi a muoversi in favore della PACE, guarda caso, sono gli artisti stessi. Numerose, in tutta Italia, sono state le manifestazioni di solidarietà organizzate dal settore culturale: eventi, cortei, concerti, spettacoli. I nostri artisti hanno una marcia in più perché l’arte e la sua efficacia possono spesso l’impossibile anche in queste situazioni. Non sottovalutateli.

La vita difficile di un artista, lavoratori come tutti gli altri

Il discorso è questo: per accendere le luci di teatri, cinema e musei o per far funzionare un palco, questi aumenti non fanno altro che deprimere e indebitare tutti quegli ambienti dedicati alla cultura e alla creatività. Discorso ancora più preciso se vogliamo considerare le stesse persone che lavorano in questo settore: gli artisti e i lavoratori dello spettacolo. Un artista ha bisogno dei suoi strumenti per lavorare, ha bisogno della benzina per spostarsi, ha bisogno della luce per illuminare il suo posto di lavoro (che va mantenuto economicamente, ndr). L’artista ha bisogno di essere considerato un lavoratore, uno che lavora, così come tutti gli altri lavoratori che si alzano la mattina e provano a sbarcare il lunario alla fine del mese.

Gli artisti sono attori, cantanti, musicisti, pittori, fotografi, scrittori. Sono tutte quelle persone che, con il loro intelletto e la loro creatività manuale o di pensiero, svolgono un servizio per noi destinatari. Citare ogni disciplina, sarebbe adesso complicato: pensiamo all’amico o amica che ha a che fare nel suo quotidiano con l’arte. Gli artisti sono anche tutti quelli che lavorano nel dietro le quinte degli spettacoli a cui assistiamo. L’arte è un mestiere, l’arte accende la luce e di arte si deve poter campare. L’artista è un artigiano.

Gli artisti e la cultura vanno pagati, punto!

Un servizio, quindi. In una società civile, i servizi si pagano. Come non parlare dell’assurda e ignobile usanza volgare di non pagare i nostri artisti per il servizio che svolgono. Penso soprattutto agli artisti che gravitano nelle nostre province. Essi si uccidono letteralmente facendo a gomitate con questa arretratezza culturale di pensare all’artista come una persona che non stia effettivamente lavorando. Penso a quei ragazzi che non vengono pagati per una loro esibizione in un locale, ad esempio. Penso a tutti quei lavoratori di questo settore che vengono sfruttati e mal pagati, senza l’ombra di un contratto.

Nel nostro Paese, è impensabile poi non considerare il fatto che, la cultura, è il vero motore delle nostre anime. Ma non solo: II sistema produttivo culturale e creativo del 2020 vale 84,6 miliardi di euro corrispondenti al 5,7% del valore aggiunto italiano e attiva complessivamente 239,8 miliardi. Questi i dati di Io Sono Cultura 2021, il rapporto annuale della fondazione Symbola e Unioncamere. Non si tratta di spicci, vero?

In conclusione, Illustre/Illustrissima Signor/a futuro/a Ministro/a della Cultura che verrà, io penso che con queste valide premesse, si possa imprimere una precisa direzione al vostro operato. Sarà vostro interesse considerare questi aspetti, legati soprattutto alla nostra vita quotidiana. Noi saremo qui a vigilare. In bocca al lupo e buon lavoro!

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *