Castel Volturno possiede un patrimonio naturalistico enorme, come il Bosco Mediterraneo, in tanti casi mal gestito e mal curato, spesso per incuria o inefficienza politica. La tutela ambientale non ha mai rappresentato un tema forte per i politici locali, che hanno sempre preferito altre tipologie di temi per riscuotere successo elettorale. È sempre stato un valore di pochi. La camorra ha lucrato, violentando e deturpando un intero patrimonio naturalistico, affidando le conseguenze di questa devastazione ad un’intera comunità.
La pineta che da sempre è stato uno dei volti principali della città, con le sue attrazioni e il suo patrimonio ambientale, da anni sta vivendo una trasformazione. Prima di entrare nel merito occorre però comprendere che essa ha vissuto tre fasi naturali. In primo luogo, c’è stato un sano e rigoroso sviluppo che ne ha permesso la crescita. Poi è avvenuta una fase intermedia, dove la pineta ha iniziato a subire dei forti mutamenti: fu piantato il pino domestico per una serie di motivazioni, tra le quali l’esigenza di “alleggerire” i venti che provenivano dal mare, rendendo possibile lo sviluppo urbano nelle parti esterne della città. Fatta questa premessa, occorre quindi analizzare l’ultima fase, quella della decadenza. Da tempo ormai la pineta aveva raggiunto una sorta di “conclusione naturale della sua esistenza”; la quantità di pini è iniziata drasticamente a diminuire, costituendo spesso un pericolo a causa dei crolli.
Nello specifico la pianta aveva iniziato a mutare la sua crescita, producendo esemplari più alti e sottili, e quindi estremamente deboli. L’evento che ha messo fine allo sviluppo c’è stato nel 2017 con l’arrivo di un insetto, ovvero: la cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis), originaria del Nord America. Si tratta di un parassita molto pericoloso che attacca molte specie di pini, ma in Italia provoca danni soprattutto a carico del pino domestico. D’allora, la pineta è quasi del tutto scomparsa almeno per il 90%.
Constatata la dura realtà che viveva la città, la regione Campania e l’ente comunale avviarono dei sopralluoghi per valutare una possibile riqualificazione. Nel 2021, in seguito ad un bando, la regione affida la riqualificazione e il rifacimento della pineta alla cooperativa “Campania Più Verde”, che detiene in gestione i lavori fino ad agosto 2023, quando terminerà l’affidamento.
Campania Più Verde, le parole di Ugo Fragassi
Per comprendere al meglio il futuro che attende il Bosco Mediterraneo, abbiamo intervistato Ugo Fragassi, presidente di “Campania Più Verde”.
Da cosa nasce la volontà di attuare questa transizione?
«Il progetto parte dall’esigenza della regione Campania di attuare delle politiche di salvaguardia e protezione del territorio. Allo stesso tempo, c’è la volontà di aiutare i lavoratori vittime di crisi aziendali, attingendo da fondi comunitari e regionali e attuando una serie di progetti. Per il progetto a Castel Volturno sono stati impiegati i 120 ex lavoratori della Iacorossi, società che si occupava della bonifica della Terra dei Fuochi. Azienda che si è estinta a causa della morte del proprietario e da una serie di vicende amministrative».

Prof. Faugno: «Il nuovo bosco sarà una grande ricchezza»
Per comprendere la transizione naturale e i processi che subirà Castel Volturno, abbiamo intervistato il Prof. e Dott. Salvatore Faugno, docente di Agraria presso l’Università Federico II. Il Prof. Faugno sta dando il proprio supporto scientifico all’opera, impegnandosi quotidianamente per la riqualificazione della pineta.
Può spiegarci da dove proviene l’idea di riqualificare la pineta e che momento storico sta vivendo il patrimonio naturalistico della città?
«Questo progetto ha due finalità, una di natura sociale, con la salvaguardia degli operai dell’ex Iacorossi, e una ambientale, con l’ottica futura di una riqualificazione territoriale. Questa era una pineta che fino ad alcuni anni fa era ancora attiva e in forte vegetazione. Quella di Castel Volturno era una pineta con una grande densità di piante ed esemplari: generalmente il pino domestico produce dai 400 ai 600 esemplari, ma qui la media è di 1.333 soggetti, più del doppio. Questo significa che il territorio non ha la forza di far crescere tutta questa biomassa. Questa debolezza strutturale delle piante si è trasformata in una grande suscettibilità agli agenti patogeni. Questa condizione ha permesso lo sviluppo dirompente della cocciniglia tartaruga. Ad oggi abbiamo una situazione fatta da 888mila piante di pino completamente seccate, soggette ad ulteriori attacchi di batteri. Questo le rendono debolissime e sottoposte alle forti tempeste marine del Litorale. Noi attualmente abbiamo fatto i conti con il piano di gestione forestale, che permette di procedere con degli interventi specifici. Quando abbiamo avviato gli interventi, era stato appena approvato un taglio del 20% dei pini. Ma noi avevamo costatato che in realtà circa l’80% delle piante erano completamente in decadenza, e quindi d’abbattere. Era impossibile attuare quel piano poiché la situazione era molto grave… abbiamo quindi studiato i regolamenti, attuato dei tagli mirati per tutelare la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. Dopodiché abbiamo piantato un 60% di Pino d’Aleppo e un 40% di altre specie boschive, ritornando quindi in parte all’origine di questa pineta».
Quali sono i tempi previsti per il progetto finito?
«La durata dei lavori è prevista in cinque anni; quindi, tutti i vecchi esemplari verranno abbattuti e verranno piantati i nuovi entro questo termine. La Regione Campania ci ha previsto un bando esclusivamente per due anni, ma da parte loro c’è interesse nel voler continuare. Ad agosto, quindi, dovrebbe essere pubblicato il nuovo bando dei lavori, al quale parteciperemo come società, con la speranza di poter continuare».

Giuseppe Scialla: «Un patrimonio inestimabile»
Nell’ambito del nostro racconto sul Bosco Mediterraneo, abbiamo intervistato Giuseppe Scialla, consigliere comunale e già assessore con delega al bilancio e ai lavori pubblici per il comune di Castel Volturno. Scialla è stato uno dei promotori della riqualificazione della pineta e dei possibili risvolti economici e culturali per il futuro.
Quali risvolti futuri può avere dal punto di vista economico e turistico il nuovo Bosco Mediterraneo?
«Il nuovo volto che assumerà la pineta può rappresentare al meglio l’inizio di un cambiamento che preveda soprattutto una tutela seria del patrimonio naturalistico. Il progetto della riqualificazione della pineta è un’occasione per la città, basti pensare che essa versava in uno stato totale di abbandono, all’interno erano contenuti cumoli di spazzatura di ogni genere ed entità. In merito, nel 2018 avviammo i primi sopralluoghi, scoprendo una situazione incredibile. Poi nel 2020 avviamo i sopralluoghi con il funzionario regionale Silvestro Caputo e costatammo lo stato allarmante di incuria in cui versava la pineta, soprattutto a causa della cocciniglia che aveva decimato i pini. Con il supporto degli assessori regionali Caputo e Bonavitacola e la collaborazione della Dott.ssa Agnese Rinaldi, oggi Castel Volturno può finalmente guardare la propria pineta risollevarsi. Il nuovo bosco può essere il protagonista di una serie di azioni volte al rilancio del territorio, soprattutto in tema turistico. Un’attrazione del genere, unica, attirerebbe a Castel Volturno centinaia di persone, occorre però creare le condizioni. Penso ad esempio a dei percorsi guidati immersi nella natura, all’istallazione di chioschi adibiti alla vendita di prodotti tipici locali, il tutto però con dei mezzi adeguati. Le risorse ci sono, il contesto è perfetto, occorre però che ci sia una chiara e decisa visione politica in merito».
Peppe Scialla; uno dei pochi che ha a cuore veramente l’interesse del territorio! Sarebbe un ottimo Sindaco, se le famiglie patriarcali che opprimono questo territorio da 50 anni, di togliessero dalle palle!!