Bollette luce e gas alle stelle? Aumento dei costi delle materie prime? Crisi economica e ambientale? No, il primo provvedimento ufficiale del nuovo governo della Premier Giorgia Meloni si è occupato di un rave party. Ha fatto tanto discutere il decreto legge varato apposta per risolvere la questione del rave organizzato a Modena.
Il tutto si è concluso – per fortuna – con l’intervento delle forze dell’ordine che, d’accordo con i partecipanti, hanno potuto sgomberare l’aerea in maniera pacifica. Figuriamoci se il rave di Modena, non ha poi avuto un eco gigantesco nella solita bagarre politica del nostro Paese!
Il rave party di Modena è finito: lo sgombero e le reazioni
Dopo alcuni giorni dall’inizio del rave, le forze dell’ordine – in tenuta antisommossa – si sono avvicinate all’edificio senza entrare all’interno di esso. Un funzionario al megafono ha quindi dato un avviso: “Non siamo qui per voi e non entreremo, l’edificio è sotto sequestro perché pericolante, dovete andarvene“. Dopo un primo momento di comprensibili tensioni, ma senza scontri, i partecipanti al party hanno iniziato a lasciare l’edificio.
Un episodio che ci fa ricordare un caso egualmente eclatante nell’agosto del 2021: in un’area nel Viterbese, si radunavano oltre 7 mila persone provenienti da tutta Europa, occupando di fatto quel luogo. Al tempo, l’ex Ministro Luciana Lamorgese fu surclassata di critiche, “colpevole” di non aver fermato quello ed altri raduni illegali che periodicamente si svolgono in Italia (e quasi ovunque, aggiungeremo noi). Il nuovo Ministro Piantedosi, in armonia con l’intero nuovo esecutivo presieduto da Giorgia Meloni, non si è fatto ripetere le cose due volte. Il decreto legge varato, forse per la fretta di risolvere la situazione, presenta alcune falle che presto approfondiremo di seguito. Noi immaginiamo che, dietro questo provvedimento iniziale, ci sia soprattutto l’idea di dare un preciso messaggio sull’azione politica del nuovo Governo.
Problemi di sicurezza…
Nel caso di Modena, il rave è stato organizzato da alcuni ragazzi in un capannone abbandonato: una location idonea a festeggiare Halloween, penserete. Il problema consisteva nell’assenza di presidi di sicurezza necessari per garantire l’incolumità dei partecipanti.
Lo stesso capannone era considerato pericolante e non a norma per ospitare un numero di persone così elevato. Non sappiamo dirvi con precisione il numero dei ragazzi presenti al rave di Modena – alcune testate azzardano quota 3000 partecipanti -, ma si sono registrati 14 denunce per gli organizzatori e sono stati identificati quasi 1400 persone. Non solo: sono stati individuati e intercettati lungo il percorso di esodo, 14 autocarri con strumenti musicali, mixer e casse utilizzate dai raver. Tutti scortati dalla polizia fino in Questura. Alcuni giovani avevano organizzato l’evento in un capannone abbandonato, proprio in vista di Halloween. Il rave party di Modena però era illegale, come buona parte dei raduni di questo genere.
Perchè i rave sono illegali?
Oltre alla mancanza di regole che riguardano la sicurezza dei partecipanti, leggiamo che l’art. 633 del codice penale recita: «Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da 103 euro a 1.032 euro. Si applica la pena della reclusione da due a quattro anni e della multa da euro 206 a euro 2.064 e si procede d’ufficio se il fatto è commesso da più di cinque persone o se il fatto è commesso da persona palesemente armata. Se il fatto è commesso da due o più persone, la pena per i promotori o gli organizzatori è aumentata».
Possiamo anche riportare l’art. 635 del codice penale, ovvero il reato di danneggiamento. E qui potremo forse fermarci, perché vogliamo anche lasciar perdere tutto ciò che concerne lo spaccio di sostanze stupefacenti (marijuana esclusa ove è legale).
Alt! Non necessariamente tutti i partecipanti ai rave si sparano pasticche e sniffano l’impossibile, giusto per chiarire. Per molti, è semplicemente un modo di sentirsi liberi, con nessuno che sta con il dietino puntato, dove non ci sono buttafuori e puoi sentirti te stesso sempre. Esiste il consumo di sostanze illegali. Ma questo, accade ovunque: dalle discoteche bene fino ai luoghi di lavoro.
Il decreto “Anti-rave” del Ministro Piantedosi
Precisiamo subito che, fino ad oggi, non esisteva una legge che disciplinava, nello specifico, il fenomeno dei rave party. Il 31 Ottobre scorso però, il governo Meloni ha emanato il suo primo decreto. Andiamolo a leggere:
Art. 434 -bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). — L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.
Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.
Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita. È sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.».
Ma il decreto sarà discusso e modificato in Parlamento
Per molti costituzionalisti, questo testo non specifica bene cosa dobbiamo intendere per ‘”invasione”, come determina il grado di pericolosità del raduno. In queste ore si è definitivamente eclissa l’ipotesi di utilizzare le intercettazioni. Un decreto vago, anzi molto vago, che non specifica la tipologia di raduno da punire.
A questo punto, è possibile che il decreto abbia spazi applicativi più ampi rispetto all’origine che è quella dei rave. Il rischio, dunque, è che tale testo possa estendersi anche a situazioni diverse.
Aumentano le perplessità, quindi, e il decreto rischia di andare in contrasto con l’Articolo 17 della Costituzione: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità…“. A dirla tutta, l’art. 17 conclude in questo modo: “…che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica“.
Che cosa sono questi rave party?
Nell’immaginario collettivo, soprattuto per noi giovani, il rave è un raduno dove si ascolta musica e si balla, dove non mancano alcol, droghe di diverso tipo, occasioni di socializzazione. Il che non è poi così tanto diverso dalla realtà. Un rave, in soldoni, è una festa organizzata quasi spontaneamente da un lato. Dall’altro, c’è comunque un minimo di organizzazione: viene fissata una data X in un certo posto X dagli organizzatori. Da quel momento in poi, la festa viene pubblicizzata perlopiù tramite il passaparola. Niente social, niente pubblicità in tv, questo anche per la sua naturale illegale.
Spesso si sente dire che alcuni partecipanti arrivano da tutta Europa. Ciò perchè agli eventi più grandi, c’è di solito anche gente da altri paesi, specialmente dalla Francia dove i rave sono molto popolari. Dopotutto, questo accade più o meno sempre quando si parla di grandi eventi. Ai rave ci sono spesso banchetti improvvisati in cui vengono venduti sia prodotti di artigianato e vestiti, sia qualcosa da mangiare e da bere, alcolici e non, ci sono attività di spaccio e di consumo di droghe (pesanti e leggere). Naturalmente, i costi non sono minimamente paragonabili con quelli di un normale grande evento negli stadi o agli ippodromi.
E poi c’è la musica…
La componente musicale è oltremodo fondamentale. Oggi ai rave si ascolta prevalentemente tekno, che è un modo con cui si chiama la musica techno – e quindi elettronica che si balla – caratterizzata da ritmi molto veloci: con i bpm, cioè i battiti al minuto, che superano i 150 e più spesso sono intorno ai 170. I bpm, per capirsi, sono il tum tum ossessivo della cassa. E quando scriviamo ossessivo, credeteci.
La musica, almeno per chi vi scrive, è quasi insopportabile all’ascolto. Da questo, si possono trarre anche dei ragionamenti sulla scelta della musica adottata ai rave. Ma noi lasciamo questa considerazione ad un esperto che ci ha fatto riflettere ancor più lontano, guardando gli esempi che provengono dall’estero…
Morgan: “Rave Party? Si può fare di meglio!”
Morgan è sicuramente uno degli ultimi artisti che abbiamo in Italia. La sua competenza musicale non è stata mai messa in discussione, nonostante numerosi tentativi di coprire con scandali e delegittimazioni varie il suo operato in ambito culturale. Oggi, Marco Castoldi (vero nome di Morgan, ndr), sta addirittura aspettando una inedita investitura istituzionale dopo l’annuncio del neosottosegretario al ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi, a proposito di un dipartimento ‘ad hoc’ per la musica da creare all’interno del Mic e da affidare proprio al musicista ex Bluvertigo.
“Ci sono aspetti torbidi e contorti nei rave party: ma il punto non è vietarli, arrestare i partecipanti e metterli in carcere; semmai, bisogna far sì che non siano attraenti per i giovani, proponendo idee alternative migliori. Le proposte, ovviamente, non devono essere noiose ma attraenti e audaci, con musica altrettanto interessante, per una forma di ‘concorrenza’ ai rave party che, fra l’altro, si svolgono anche in condizioni igieniche spesso molto precarie, talora quasi discariche”, osserva Morgan, che lancia il monito secondo il quale prima di vietare i rave party, occorre conoscerli, studiati bene i modi e i luoghi in cui si organizzano, che cosa propongono, il livello della musica ascoltata. Secondo Morgan, possono crearsi alternative migliori.
Quando i rave possono trasformarsi in cultura
E se Morgan propone di creare una alternativa al rave, noi andiamo a scoprire che in realtà all’estero il rave si è addirittura istituzionalizzato. Pierfrancesco Pacoda, professore al Dams di Bologna e autore de «Sulle rotte del rave» edito da Feltrinelli, ci suggerisce come in Germania i rave illegali siano molti di meno di quelli che regolarmente si svolgono in Italia. Le amministrazioni tedesche danno spazi a chi organizza questo genere di eventi, in quanto sono considerati cultura e non solo una questione di ordine pubblico. E infatti hanno generato un enorme indotto.
Oppure: sappiamo che I raver di solito occupano luoghi che sono abbandonati, fabbriche dove non si lavora più, spazi pubblici in disuso. Si potrebbe pensare che restituirli alla collettività, legalmente, non sia un’operazione sbagliata. Discorso diverso dove trattasi di strutture pericolanti. Ma forse andrebbero abbattuti prima che qualcuno decida di occuparli.
Il Professor Pacoda, ci tiene a farci ricordare che il rave ha anche una sua storia: «Nel 1994 i Desert Storm, un collettivo britannico di techno, organizzarono un rave nel centro di Sarajevo, mentre ancora i cecchini sparavano dai tetti dei palazzi. Fu il primo tentativo di riportare la normalità in zone dove non era più di casa. Perché la gente balla dappertutto, in spiaggia, a casa, in guerra. Trasformare l’illegalità in una risorsa sarebbe una grande vittoria».
Sempre ’94, in Inghilterra pubblicarono il Criminal Justice Act che puniva le persone riunite ad ascoltare illegalmente musica techno. I raver britannici decisero di scendere in piazza, in 50.000 a Londra, per chiedere la revoca della legge. Da quel momento la cultura dei rave divenne un tema pubblico e finì per pervadere i club e la discografia, in qualche modo istituzionalizzandola. Lo spunto del cantautore e musicista Morgan, insieme agli esempi riportati dal Professor Pacoda, potrebbero risultare solchi nuovi per intendere e gestire il fenomeno del rave.