«Vi amo, popolo delle mie canzoni!». Lo ripete più volte Nino D’Angelo, rivolgendosi agli oltre quindicimila fan giunti allo Stadio San Paolo di Napoli per il “Concerto 6.0”, in onore dei suoi 60 anni.
«Questa festa è per la mia Napoli. Essere al San Paolo è per me un sogno che si realizza».

Tanti gli amici e i personaggi del mondo dello spettacolo giunti sul palco a rendergli omaggio. Ma anche quelli che, attraverso videomessaggi, gli fanno gli auguri come Luigi De Magistris, Massimo Ranieri, Lino Banfi, Peppino Di Capri, Valeria Parrella, Peppe Iodice e Cristina Donadio. Molti i duetti fatti con l’ex “ragazzo della curva B”.
Fra i tanti, “Mente e cuore”, con Serena Autieri, “Voglio penza’ a te” con Sal Da Vinci, “Bella”, con Gigi Finizio; “Jammo Ja’”, con Maria Nazionale; “’A storia ‘e nisciuno”, con l’attore Fortunato Cerlino. Arrivano poi bellissimi momenti con James Senese, Clementino e tanti altri cantautori italiani. Di strada ne ha fatta tanta, e irta di ostacoli, soprattutto quelli scaturiti dall’appellativo di neomelodico con cui spesso, a torto, è stato identificato.
Col tempo Nino si è fatto conoscere come una persona che ha a cuore il proprio territorio e s’impegna per il sociale: a lui si deve, per esempio, la rinascita dell’ex Teatro “Trianon Viviani”, nel delicato Quartiere Forcella, a cui lui ha voluto fortemente che fosse aggiunta la denominazione di “Teatro del Popolo”, quasi a voler eliminare la concezione che il teatro fosse un luogo destinato esclusivamente ad una certa élite di persone.
«Ricordate sempre che la povertà è una ricchezza», afferma dal palco. Poi, riprende: «È facile parlare in questo modo, stando dall’altra parte, ma quando, tra tanti anni, guarderete indietro, sarete contenti dei valori che sarete riusciti a mantenere nel corso della vostra vita». Visibilmente commosso, trattiene a fatica l’emozione, mentre, tra le parole delle canzoni più famose del suo repertorio, tra le quali, “’O schiavo e ‘o re”, “Batticuore”, “Maledetto treno”, “Fotoromanzo”, “Pronto si tu”, “Nu jeans e ‘na maglietta”, lo schermo centrale proietta le immagini dei film che hanno fatto di lui quasi un’icona del cinema e della musica popolare partenopea negli anni Ottanta.
D’improvviso, sui due schermi giganti posti ai lati del palco, il focus va sul volto dell’artista napoletano: è uno dei momenti più emozionanti della serata. Nino si ferma. Non riesce a trattenere le lacrime di gioia. L’omaggio alla sua città, alla Napoli di “Brava gente”, come canta in questa sua celebre canzone, “È una necessità”.
Il finale è quello giusto: con i fuochi d’artificio, che, come un unico coro, insieme alle migliaia di fan che popolano il San Paolo, sembrano fare il tifo per lui. Come Nino fa da sempre. Sin da bambino. Per la sua squadra, per il suo territorio, per la “brava gente” e per la sua Napoli.
Nino abbraccia il suo “popolo”
Il tempo non se ne va per gli uomini immortali. La curva B, la sua curva, piena, come la finale di una Champions League o una partita per la vittoria scudetto. È una festa incredibile, con lui ci sono invitati celebri e torta finale, momenti di commozione e di gioia pura.
L’amore che dona questo artista lo circonda in un abbraccio di 15000 e più persone accorse da tutta l’Italia, perché Nino D’Angelo non è solo uno dei tanti “Re di Napoli” ma è il simbolo di una rivalsa sociale che riguarda l’intera penisola.
Il ragazzo che vendeva gelati a San Pietro a Patierno c’è ancora, il caschetto biondo che ha fatto innamorare intere generazioni è presente nei suoi occhi genuini e nel cuore di chi non ha mai dimenticato le proprie origini. Ascoltando la sua voce atipica, rotta, basta chiudere gli occhi per rivedere le scene dei suoi film, il primo Sanremo e il momento della svolta artistica. Perché ad un certo punto il caschetto inizia ad ingrigirsi, i toni devono cambiare per dare spazio all’anima delle problematiche che si celano dietro i versi romantici.
Così Nino cresce e si fa vessillo della più grande evoluzione artistica della canzone italiana, portando con sé il suo fedelissimo pubblico, quello che con lui è cresciuto ed ha aperto gli occhi. Non c’è napoletano che non abbia cantato una delle sue canzoni, non c’è napoletano che non si riveda nell’unico Nino D’Angelo, quello di ieri e quello di oggi.
«Siate orgogliosi delle vostre origini», quindi siamo orgogliosi di te: il caschetto “senza giacca e cravatta”.
Tratto da Informare n° 171 Luglio 2017
di Fulvio Mele e Teresa Lanna
Foto a cura di Gabriele Arenare