Nell’era della comunicazione a tutti i costi, abbiamo dimenticato l’arte di ascoltare

Gianrenzo Orbassano 09/06/2023
Updated 2023/06/09 at 3:50 AM
7 Minuti per la lettura

La comunicazione empatica richiede un ascolto profondo e un’autentica connessione con l’altro. È attraverso l’ascolto che costruiamo ponti verso la comprensione reciproca“. Ho voluto iniziare questo articolo con una riflessione dello psicologo Marshall Rosenberg.

Marshall Rosenberg ha diffuso i principi della comunicazione non violenta in tutto il mondo per quasi 50 anni. Nel mondo “moderno” in cui viviamo, con le continue distrazioni e le sollecitazioni che ci bombardano quotidianamente ad opera della comunicazione a tutti i costi di cui i media hanno abbracciato ciecamente il modello, sembra che l’arte di saper ascoltare si stia gradualmente perdendo. Anzi, per certi versi possiamo ritenerla perduta.

La qualità delle relazioni interpersonali

Personalmente, provengo da un corso di laurea triennale in Comunicazione dove mi hanno sempre insegnato che per essere un buon comunicatore dovevo utilizzare un lessico efficace, studiato, preparato. Probabilmente, per raggiungere un livello qualitativo a questa arte della comunicazione, non è stata approfondita la parte più significativa dell’esperienza: l’ascolto. E prima dell’ascolto, il silenzio.

L’ascolto attivo, inteso come la capacità di comprendere, interpretare e rispondere in modo significativo alle parole degli altri, è diventato un’abilità sempre più rara nella nostra società. Questa tendenza preoccupante sta minando la qualità delle nostre relazioni interpersonali e ha un impatto diretto sulla nostra quotidianità.

Un discorso e un paragone con il giornalismo odierno

Il mio percorso per diventare giornalista pubblicista, mi obbliga a rimodulare quindi alcuni atteggiamenti che purtroppo ho assimilato nella mia vita e che fanno parte del giornalismo in generale. Media a cui comunque ripongo interesse, passione e impegno per gestire i miei lavori sotto una nuova luce e finalità. È vero che i media di oggi, inclusi i giornali, sono spesso caratterizzati da un’eccessiva enfasi sulla comunicazione, che spesso sfocia in violenza, e sull’ottimizzazione della produzione di contenuti. Questo focus sulla velocità e sulla quantità, può portare a una certa mancanza di attenzione all’ascolto attivo di cui sopra.

A questo punto è fondamentale non generalizzare e dire che tutti i media abbiano perso completamente questa abilità. Tuttavia, è innegabile che alcuni media siano stati influenzati da una cultura dell’istantaneità e della ricerca del sensazionalismo. L’attenzione può essere focalizzata sulla produzione rapida di notizie e sull’ottenimento di click, a discapito di una vera comprensione e di un ascolto approfondito. Questo può portare a semplificazioni e stereotipi, nonché a una mancanza di spazio per le voci meno udite.

Per comunicare è cruciale saper ascoltare

Essere giornalisti significa anche saper comunicare, ma per comunicare in modo efficace è fondamentale saper ascoltare. Ascoltare non solo ci permette di comprendere a fondo le storie e le esperienze degli altri, ma ci consente anche di catturare i dettagli e le sfumature che spesso sfuggono a una mente distratta. Attraverso un ascolto empatico e autentico che possiamo davvero connetterci con le persone e creare un legame di fiducia. Questo percorso è – come tutti i percorsi che tendono ad un cambiamento delle nostre abitudini – un lavoraccio. Ma necessario.

Vi riporto un aneddoto a me molto caro che mi ha insegnato tanto: mi trovavo ad un evento di carattere artistico. Assisto alla performance di una artista. Ne rimango confuso (ottimo segno). Mi avvicino all’artista e chiedo che cosa significasse quello che ha portato in scena. La risposta, anche un po’ infastidita: “Non è necessario capire, non è sempre necessario capire tutto. Molto spesso è importante sentire“. In quel caso, volevo trovare un senso ad una performance artistica, ero sfornito anche del nucleo interpretativo su cui si basava la performance.

Un incontro con un artista

Per alcuni artisti, questa situazione di tabula rasa da parte del pubblico, è “paradossalmente” un ottimo punto di partenza. Volevo decodificare quello che avevo visto. Avevo omesso l’ascolto, in particolare cosa avessi provato assistendo a quella performance. Se invece di prestare attenzione solo sul significato, avessi messo ascolto su quello che la performance mi aveva trasmesso, molto probabilmente avrei compreso qualcosa in più. E di sicuro, qualche domanda l’avrei evitata. L’obiettivo per un artista – credo che per alcuni sia così – non è tanto quello di spiegare cosa fa su un palco. La parte più eccitante è scoprire cosa viene percepito da fuori. Per un giornalista, il lavoro di interpretazione affannosa davanti ad un’opera d’arte di qualsiasi tipologia, potrebbe risultare affrettato, probabilmente non richiesto e spesso pretenzioso. Una decodifica del senso, anziché uno sguardo diretto nel profondo di ciò che ha trasmesso l’opera d’arte.

Il caos delle parole

Vivendo questo dialogo e incontro con quell’artista, solo oggi (meglio tardi che mai!) capisco che alcune dinamiche nel mio lavoro dovrebbero essere aggiustate. Si tratta di equilibrare l’urgenza di comunicare con la necessità di ascoltare. Sforzarsi di trovare il giusto equilibrio tra l’ascolto e la comunicazione, riconoscendo che l’ascolto autentico arricchisce la qualità del loro lavoro e contribuisce a una comprensione più approfondita della realtà. Se questo vale per il mio percorso professionale di giornalista, allora questi esempi possono essere importanti anche per la mia persona fuori da una redazione giornalistica. Tema scontato? Probabilmente. Sebbene alcuni media e alcune persone (entro anche io in questo calderone) possano aver perso in parte l’arte di saper ascoltare, è fondamentale ricordarci di promuovere una cultura mediatica e quindi personale che valorizzi l’ascolto come elemento centrale della comunicazione con l’ambiente circostante.

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *