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Nel ricordo di Pietrangelo Gregorio

Redazione Informare 31/01/2019
Updated 2019/01/31 at 1:14 PM
5 Minuti per la lettura

Quando il genio prevale sulla burocrazia

Si è spento all’età di 90 anni Pietrangelo Gregorio, l’uomo che nel 1966 inventò la prima tv privata, sperimentando nuovi metodi ingegneristici per la diffusione in massa di quella via cavo. Un’opera pionieristica che vide la distesa di cavi su tutti i terrazzi del centro di Napoli, portando il colore in televisione, quando ancora la RAI nazionale trasmetteva in bianco e nero. L’invenzione di Pietrangelo, rimasto in sordina all’epoca, fece sì che la stessa città partenopea fosse la terza in Europa dopo Parigi e Londra.
Dopo aver ricevuto nel 1966 dall’Aci di Napoli un rarissimo televisore 24 pollici (quello che molti definiscono un baratto, in cambio del brevetto di una sua invenzione, il “riflessometro”), Gregorio inventò un moltiplicatore di segnale che permetteva di vedere la tv in due appartamenti.
Successivamente, installando i suddetti moltiplicatori su tutto il territorio cittadino, diede vita al primo studio televisivo, in cui iniziò a trasmettere pionieristiche telepromozioni dei prodotti sugli scaffali. Inizialmente, le trasmissioni erano in bianco e nero ma, solo dopo un anno dall’apertura dello studio di Via Toledo, Pietrangelo forniva a quattro sale esclusive, negli affollati bar Gambrinus, Caflish, Motta e Brasiliano, televisori a colori capaci di irradiare le immagini riprese delle particolari telecamere.
L’infastidita Rai nazionale si trovò a dover fronteggiare la seria concorrenza della napoletana Telediffusione Italiana Telenapoli, anche perché quest’ultima, oltre a quella di Stato, era l’unica dotata di moderne attrezzature, arrivando a trasmettere nel ‘73 persino il Festival di Sanremo a colori, anticipando la stessa Rai. Fu un vero e proprio smacco, tant’è che il governo Andreotti, che mal tollerava la diffusione della tv “via cavo”, emise il Decreto Gioia, con il quale vietò la diffusione su rete nazionale dei programmi di Telediffusione Italiana Telenapoli.
L’ingegner Gregorio, dal canto suo, trovò un nuovo escamotage per aggirare il provvedimento governativo, creando il dispositivo “Tvbox”: una cassa su cui erano applicati un televisore e un videoregistratore programmato che consentivano una diffusione capillare dei programmi in differita nei circa mille esemplari installati in Italia.
La rete napoletana si espanse a tal punto da essere considerata la più importante tv “via cavo” d’Europa, da cui i principali operatori del settore, britannici, tedeschi, e francesi, giunsero a Napoli per verificare di persona l’incredibile realtà. Fatale però, fu la scelta degli editori di imporre un canone di abbonamento, contrariamente a quanto suggerito dallo stesso Gregorio. Scelta imprenditoriale che portò l’ingegnere a separarsi della sua creatura e a dedicarsi alla tv “via etere” che, nel ’76, fu liberalizzata per regolamentare il mondo delle emittenti private. Nacque così Napoli Canale 21, da cui esordirono giornalisti dal calibro di Enzo Tortora, Maurizio Costanzo, Antonio Scotti ed il vulcanico Angelo Manna.
Nel frattempo, nel lontano nord, un noto imprenditore lombardo iniziava ad invadere il mercato con le sue reti milanesi, sfruttando diversi ripetitori regionali. Vista la concorrenza, il geniale Gregorio, circondando da tutte le personalità di spicco dell’informazione campana, s’inserì nelle frequenze acquistate dal tale Silvio Berlusconi, sabotandolo. Il peso politico dell’imprenditore milanese però, portò alla nascita del Decreto Berlusconi, con il quale si ritennero legittime le reti milanesi di Fininvest, ora Mediaset, con il conseguente spegnimento dei ripetitori regionali su cui l’ingegner Gregorio si appoggiava.
Lo stesso, costretto ad assistere impotente all’ascesa del concorrente milanese, abbandonò definitivamente la tv, dedicandosi alle proiezioni tridimensionali con sistema stereo. Nella primavera del ‘92, infatti, Pietrangelo realizzò il più grande schermo polarizzato 3D del mondo, sul quale proiettò un documentario tridimensionale sulla riproduzione dell’eruzione di Pompei del 79 d.C. Un progetto straordinario, realizzato senza finanziamenti, che ha sancito l’assegnazione del suo ultimo brevetto.

di Dario Desiderio

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