2030 acqua

Nel 2030 la domanda di acqua supererà l’offerta disponibile

Elisabetta Rota 29/03/2023
Updated 2023/03/29 at 2:25 AM
5 Minuti per la lettura

Dal rapporto della “Water Commission” presentato dall’ONU sulla gestione della risorsa idrica e sul ciclo globale dell’acqua, emerge una previsione disastrosa: nel 2030 la domanda di acqua dolce supererà del 40% l’offerta disponibile. Bisogna lavorare sugli sprechi eccessivi dell’acqua, puntando alla tutela e al riuso di quest’ultima. Prima che sia troppo tardi, dobbiamo renderci conto del fatto che stiamo andando incontro ad una crisi idrica senza ritorno.

Una crisi tripla

Le cause della scarsità idrica sono molte e varie. Da quelle strutturali come la crisi climatica a quelle particolari, legate ai sussidi destinati all’agricoltura che spesso alimentano sprechi e consumi eccessivi. Fino alla mancata gestione delle perdite idriche e il ripristino dei sistemi di acqua dolce, come le aree palustri. «Stiamo abusando dell’acqua, inquinandola e modificando l’intero ciclo idrologico globale attraverso quello che stiamo facendo al clima. È una tripla crisi.» afferma Johan Rockstorm, direttore dell’Istituto di Postdam per la ricerca sull’impatto climatico e principale autore del rapporto.

Si tratta di un problema globale, attualmente, circa il 10% della popolazione mondiale vive in un Paese che si trova in una situazione di stress idrico elevato. Inoltre, circa la metà della popolazione mondiale sperimenta una grande carenza d’acqua per almeno una parte dell’anno. Bisogno agire subito in quanto l’insicurezza idrica riguarda anche la contaminazione dell’acqua potabile disponibile a causa di sistemi igienico-sanitari insufficienti o assenti. Infatti, almeno due miliardi di persone nel mondo bevono acqua contaminata da feci, con il rischio di contrarre malattie come colera, dissenteria, tifo e poliomielite. Senza contare gli altri tipi di inquinamento, come quello causato da farmaci, sostanze chimiche, pesticidi e microplastiche.

I sette punti d’intervento

Tale situazione richiede un intervento tempestivo, il primo passo è rappresentato dal riconoscimento che l’attuale crisi idrica è sistemica e globale. Sono necessari degli interventi politici per garantire l’accesso universale ad acqua e servizi igienici con conseguenza diretta per la sicurezza alimentare e la salute delle persone. Il rapporto definisce, dunque, sette azioni, indirizzate ai governi di tutto il mondo, per affrontare la crisi:

  1. gestione del ciclo globale dell’acqua come un bene comune, da tutelare nell’interesse di tutti;
  2. garantire rifornimenti di acqua sicuri e adeguati a tutti i gruppi vulnerabili e migliorare gli investimenti industriali di settore;
  3. sostenere gli investimenti nella filiera dell’acqua attraverso tariffe adeguate e sostegni ai paesi a basso reddito per utilizzare l’acqua in modo più equo, efficiente e sostenibile;
  4. eliminare gradualmente i sussidi per l’agricoltura e l’acqua annuali (stimati in circa 700 miliardi di dollari) in quanto tendono a generare eccessivo consumo di acqua;
  5. istituire un soggetto, il Just Water Partnership (JWP), per consentire gli investimenti per l’accesso all’acqua, resilienza e sostenibilità in paesi a basso e medio reddito;
  6. ripristinare con urgenza, entro i prossimi 10 anni, le aree palustri e le risorse idriche sotterranee esaurite, migliorare il riciclo delle acque impiegate nell’industria, passare a un’agricoltura di precisione che utilizzi l’acqua in modo più efficiente e introdurre l’obbligo per tutte le aziende di rendicontare la loro impronta idrica;
  7. riformare la gestione dell’acqua a livello internazionale, includendola negli accordi commerciali, tenendo conto delle necessità delle donne, degli agricoltori e delle popolazioni indigene.

Le preoccupazioni

Nonostante gli accordi presi, in molti sono preoccupati per la portata degli impegni e la disponibilità dei finanziamenti necessari per attuarli. Gilbert Houngbo, presidente di UN-Water, la piattaforma che coordina il lavoro delle Nazioni Unite, ha affermato che c’è molto da fare in un tempo troppo ridotto. L’utilizzo di acqua dolce è sempre più in aumentato, quasi l’1% all’anno negli ultimi 40 anni, e ciò implica il sempre più veloce avanzamento della carenza idrica. Quest’ultima rischia di estendersi e aggravarsi con l’impatto del riscaldamento globale, coinvolgendo anche regioni dell’Asia orientale e del Sud America attualmente risparmiate. Per uscire da tale crisi è necessario uno sforzo collettivo che offre una imperdibile opportunità di ridisegnare un mondo più equo.

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1 Comment
  • Basta con gli allevamenti intensivi!!! Smettete di ingozzarvi di povere creature!!! Avete dei cimiteri al posto dei vostri stomaci!!! E state uccidendo una terra sulla quale siamo tutti ospiti! Ma nessuno si comporta come tale!!! Società priva di amore,rispetto e specialmente di cuore!!!

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