All’alba del 12 marzo, 30 persone hanno perso la vita su un’imbarcazione in distress a largo delle coste libiche.
Una strage dopo l’altra
Nella notte dell’11 marzo Alarm Phone segnala alle autorità italiane, maltesi e libiche la presenza di un’imbarcazione in difficoltà con a bordo 47 persone.

Dal primo contatto con le persone a bordo, avvenuto nella notte dell’11 marzo, fino al momento del capovolgimento della barca di ieri mattina, svariate navi mercantili hanno ignorato la situazione di difficoltà che, insieme a un’ulteriore assenza di soccorsi richiesti, è costata la vita a 30 persone, che avevano chiesto aiuto per ore.
Le 17 persone sopravvissute sono state soccorse dalla nave mercantile FROLAND.
L’appello di Alarm Phone
Vogliamo chiedere:
Perché, data l’urgenza della situazione, le autorità italiane non hanno inviato immediatamente sul luogo dell’emergenza mezzi di soccorso adeguati?
Perché hanno esitato a dirigere le navi mercantili vicine verso l’imbarcazione in pericolo, nonostante fossero a conoscenza della situazione e delle condizioni critiche?
Dov’erano gli assetti dell’operazione navale IRINI dell’UE e, se disponibili, perché non sono intervenuti?
Perché le navi mercantili si sono limitate a monitorare la situazione e non hanno cercato di soccorrere le 47 persone, prima che l’imbarcazione si capovolgesse?
Perché le cosiddette guardie costiere libiche non erano disponibili a intervenire? Perché, pur sapendo che le autorità libiche non potevano intervenire, le autorità italiane continuano a indicarle come autorità responsabili?
Perché le ONG di soccorso sono bloccate nei porti italiani?
Perché, dopo il naufragio letale di Crotone, che si somma a innumerevoli morti e scomparse avvenute nel Mediterraneo negli ultimi anni, l’UE continua a militarizzare i suoi confini, a scoraggiare le persone in movimento e a lasciarne annegare migliaia?