Durante l’incontro presso l’Antisala dei Baroni, la Fai (Federazione Antiracket italiana) ha espresso la propria preoccupazione circa il numero limitato di denunce contro il racket e l’usura. Durante l’incontro, oltre alle associazioni anti-racket e anti-usura, sono intervenuti il sindaco Manfredi e l’assessore alla legalità De Iesu per l’evento “Storie di normalità e successo“.
I riconoscimenti
Durante l’incontro del 23 maggio scorso, gli imprenditori e i commercianti che hanno denunciato le estorsioni hanno ricevuto degli attestati di riconoscimento. Luigi Ferrucci, presidente della Fai, e Tano Grasso, presidente onorario, hanno premiato Alessandro e Antonio Di Matteo, due fratelli che gestiscono un chiosco di granite nel centro di Napoli, preso di mira dai clan. Oltre a loro vi era Massimo Parisi, che tra il 2015 e il 2016 ha ricevuto intimidazioni e richieste di pizzo da parte dei clan di Secondigliano sui cantieri. Imma Spina e Nando Guerriero, gestori di un centro scommesse alla Sanità, per anni hanno dovuto versare una “gabella” agli estorsori per poter tener aperta la propria attività.
Lucia e Angelo Aprea, invece, sono i titolari di un panificio al Rione Monte Rosa che dopo soli due mesi di attività hanno ricevuto richieste di pizzo dai clan. Tra loro anche Francesco Catino, gestore di un negozio di computer di Fuorigrotta, e Stefano Marino, proprietario di un distributore di Capodichino.
Le denunce
Luigi Ferrucci, presidente nazionale Fai, ritiene che “il numero delle denunce è il dato dolente, ed è quello che ci fa più male perché oggi ci sono tutti gli strumenti per poterlo fare”. Ferrucci ha tuttavia sottolineato che “la società civile si fidi delle istituzioni, perché se si vuole si può camminare insieme”. La pandemia, inoltre, ha aggravato la situazione poiché le chiusure forzate hanno costretto molte persone a rivolgersi agli usurai. Ferrucci, infine, ha dichiarato che “la speranza è che le denunce aumentino“.