La seconda edizione del forum dei beni confiscati ha visto alla stazione marittima di Napoli ospiti dal mondo della politica e del terzo settore. Più di 30 gli espositori arrivati da più regioni per raccontare le esperienze di sviluppo all’interno dei beni confiscati sul territorio.
Ad inaugurare i lavori dell’evento il tavolo di confronto moderato dal direttore de “Il Mattino” Francesco De Core, assieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fredriga (da remoto), il presidente di Med-Or Leonardo Foundation Marco Minniti, il giornalista Andrea Purgatori e gli assessori alla Legalità di Palazzo Santa Lucia, Mario Morcone, e del Comune di Napoli, Antonio De Iesu. «Negli ultimi tre anni – ricorda Matteo Piantedosi, capo del viminale – l’Agenzia nazionale per i beni confiscati ha fatto registrare un incremento della propria attività. Tra il 2020 e il 2023 si è registrato un incremento di beni del 131% arrivando a circa 3mila beni con gli immobili passati da 975 a 2.413»
La posizione di De Luca sui beni confiscati
Serve un cambio di rotta secondo Vincenzo De Luca: per il presidente della Regione Campania i beni confiscati alle mafie «devono fare i conti con le logiche di mercato, la burocrazia italiana e le carenze di figure professionali negli enti». De Luca ha ribadito che «per fare dei passi in avanti per i beni confiscati serve un’agenzia nazionale a Roma che li ristrutturi e li venda a privati». Un messaggio chiaro espresso alla presenza di rilevanti figure all’interno del governo e dell’intera politica italiana.
In Campania è Napoli la provincia con più beni confiscati, seguita da Caserta: eppure, quest’ultima è la meno virtuosa nel pubblicare le liste di questi beni. Lo ha evidenziato la ricerca nazionale “RimanDATI”, una fotografia della reale situazione sul territorio. Con una percentuale di pubblicazione del 53,3% e 24 comuni virtuosi su 45, la provincia di Caserta è ultima in classifica nonostante i tanti beni confiscati, superata da Benevento, Napoli, Avellino e al primo posto Salerno. Tante le esperienze virtuose da questi beni, tanti ancora da assegnare. Il quadro tracciato dal secondo forum dei beni confiscati è chiaro: si è fatto tanto, bisogna fare ancora di più
Ancora tante lacune
Nonostante l’utile e organizzatissimo forum, questo non risolve i problemi legati alla gestione dei beni confiscati in regione Campania, soprattutto nella città di Napoli, Caserta e relative provincie. Se la normativa sui beni è un faro per l’Europa, dall’altro canto l’ANBSC non può crogiolarsi nell’innovazione del dispositivo senza affrontare problemi che tengono al palo migliaia di beni in diversi comuni. Il comune di Castel Volturno è già pronto al primo atto di restituzione all’Agenzia di immobili che sono veri e propri ruderi, lasciati sulle spalle dei bilanci comunali che non hanno fondi per sopportare i costi di ristrutturazione.
Così mentre gli uffici sono impegnati a districarsi tra centinaia di beni fatiscenti, scarseggiano i bandi per l’assegnazione degli immobili che potrebbero essere utilizzabili da enti del terzo settore. L’ANBSC tende ad ascoltare le difficoltà delle amministrazioni comunali, ma la sua azione resta inefficace nel superare concretamente gli scogli burocratici esistenti né sembra avere la competenza politica di richiamare i comuni omissivi. Perché Napoli città è ancora ferma con i bandi per l’assegnazione dei beni? Perché l’ANBSC di Napoli non procede alla pubblicazione di un bando? Perché tutto resta fermo? Rispetto a queste domande e ai tanti convegni, poche le risposte concrete, vizio capitale della “gestione in palmares” italiana, dove a contare non sono le cose che si fanno ma le medaglie che si appongono.
Sulla Campania il Direttore dell’ANBSC Bruno Corda è chiamato ad un’azione risolutiva, partendo dalla pubblicazione di bandi e il monitoraggio dei comuni omissivi, diversamente i beni confiscati resteranno una straordinaria innovazione su carta e per pochi ETS e l’ennesima occasione mancata per dare quel segnale di legalità di cui i territori hanno estremo bisogno.