‘Na sera de maggio tu me diciste sì’: storia di uno scudetto napoletano

Gennaro Alvino 05/05/2023
Updated 2023/05/05 at 7:31 PM
7 Minuti per la lettura

Piovono come gocce di fuoco dal cielo luccicanti, le luci di questa nostra vittoria: il Napoli è campione d’Italia. Strade di bandiere hanno per tutta la notte come nave in mezzo al mare dondolato l’anime di questa città sotto il canto di Partenope. Urla, lacrime e parole, poche per l’emozione fra chi non credeva di non averne abbastanza per vivere in tempo questo piccolo momento. Poi il fischio, la gioia. I secondi iniziano a dilatarsi e lentamente gli occhi si sgranano; le gambe non reggono ed ecco che allora cedono di fronte alle immagini di alcuni ragazzi lontani ottocento chilometri. L’anime di tutto un popolo parton così col fondersi, ci si abbraccia forte e si baciano i figli, i padri e tutte le madri poiché questo non è solo uno sport. A Napoli non è mai solo uno sport.

La storia

Rivivono ancora come indelebili fotografie le emozioni dei primi trionfi azzurri; e prendon forma negli occhi di chi oggi, guardandosi dentro, rivede quella sbiadita e lontana immagine di sé. “E che ve site perzo” recitava uno striscione, divenuto poi celebre, affisso nei pressi di un cimitero in città. Nell’agosto del 1926, grazie ad un’idea dell’imprenditore Giorgio Ascarelli, nasce “L’associazione Calcio Napoli” ma per anni davvero misero è stato il palmares della squadra campana. E allora “Scusate il Ritardo”. Il 10 maggio del 1987 il Napoli conquista il primo scudetto della sua storia.

Il capoluogo campano si afferma finalmente sul palcoscenico nazionale anche in ambito calcistico, dopo il prestigio arrivato grazie all’incommensurabile genio di leggende artistiche come Massimo Troisi e Pino Daniele. Lascia in questo enorme successo la propria firma il fantasista azzurro Diego Armando Maradona che, caricandosi sulle spalle l’intero popolo napoletano, scala l’Olimpo del calcio italiano e da campione diventa per sempre leggenda. Dopo anni di continue vessazioni, Napoli è finalmente la vera capitale d’Italia: centro nevralgico dell’energia che muove un’intera nazione. Non è solo una vittoria calcistica e non è solo una vittoria di Napoli: è la vittoria di tutto un Meridione contro lo strapotere e l’odio del Nord.

Il fallimento e la rinascita

Dopo aver toccato il cielo con un dito non si può che cadere. Ecco allora che dopo il secondo scudetto del 1990 iniziano un paio di stagioni altalenanti che porteranno presto il Napoli in Serie B. La storia azzurra procede allora senza ottenere particolari risultati neppure all’interno del campionato cadetto, ma ben presto arriverà la vera batosta. La combinazione della grave crisi finanziaria, peggiorata sempre di più negli ultimi dieci anni, e della conseguente crisi di risultati, portò nell’estate del 2004 al fallimento del club, con conseguente perdita del titolo sportivo.

Nelle settimane successive l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del Tribunale di Napoli e iscrisse la squadra al campionato di terza serie (C1), con la denominazione di “Napoli Soccer“. L’imprenditore cinematografico si dimostra però assai abile nella gestione del club e, in pochi anni, riesce a riportarlo in massima serie. Dopo sei anni di assenza, nel 2007 il Napoli torna in Serie A e si presenta in campo con l’acquisto di due promettenti giovani: Marek Hamsik ed Ezequiel Lavezzi. L’esordio in serie A non è dei migliori poiché gli azzurri alla prima di campionato perdono in casa contro il Cagliari di Gianpaolo per 2-1. Fra i tifosi iniziano allora a rinascere vecchi demoni e si inizia a credere che forse la squadra azzurra non sia all’altezza della massima serie. La domenica successiva il Napoli va ad Udine e vince per 5-0. Quell’anno il Napoli concluse il campionato all’ottavo posto e, partendo dalla gara di Udine, iniziò un lungo viaggio che l’ha portato 16 anni dopo a trionfare proprio sul campo dell’Udinese.

Ricomincio da tre

Sono forse troppe le coincidenze al quale alle volte il napoletano, per sua indole scaramantico, si ostina a credere. C’è di certo la volontà di rendere onore a Diego Armando Maradona, troppo presto scomparso ed alla sua Argentina, fresca vincitrice del Mondiale. Eppure ai nastri di partenza neppure il pubblico napoletano pareva crederci. Dopo aver soltanto sfiorato il trionfo lo scorso anno salvo poi arenarsi nelle aride terre empolesi, il Napoli durante la sessione di mercato rivoluziona l’intera rosa e saluta i vecchi baluardi dello spogliatoio. Il mercato societario si conferma però un successo ed ecco che i nuovi arrivati strappano subito il cuore dei tifosi partenopei.

C’è molto del lavoro dell’attuale direttore sportivo Cristiano Giuntoli in questa grande annata azzura. Kim riesce nella quasi impossibile impresa di non far rimpiangere Koulibaly e Kvaratskhelia ruba l’occhio di tutto il panorama calcistico europeo. Ecco allora trovata la giusta miscela per puntare in alto e, piano piano, con il lavoro e la dedizione anche un irrealizzabile sogno diventa realtà. Fra la gioia dei tifosi che già da settimane colorano le strade cittadine con striscioni azzurri, il Napoli per la terza volta nella sua storia si cuce il tricolore sul petto. Il 2 Settembre del 2007 il Napoli vince sul campo dell’Udinese aggiudicandosi il primo trionfo in Serie A dopo il fallimento. 4 Maggio 2023, sedici anni dopo, il Napoli scende sul campo dell’Udinese ed è campione d’Italia. E se è un sogno nun me scetate.

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