Il parere di Mario di Cesare, pediatra volontario di Emergency
Troppe sono le lacune e la disinformazione sull’argomento mutilazioni genitali. Molti tendono ancora oggi a mettere sullo stesso piano circoncisione e infibulazione, mentre troppi ancora non conoscono la problematica delle mutilazioni abusive. Purtroppo, la Campania rimane indietro (insieme ad altre regioni d’Italia) sulla questione, non garantendo la circoncisione gratuita ai bambini che per motivi rituali o religiosi devono subire questo tipo di intervento. Abbiamo invitato Mario Di Cesare, pediatra di Emergency attivo sul territorio di Castel Volturno, a parlarci di questa problematica.
Che cosa si intende per circoncisione rituale?
«La cosa è molto semplice: la circoncisione rituale è una pratica in uso in tutti i paesi musulmani da millenni. Questa pratica è assolutamente imprescindibile e necessaria per l’osservanza della religione, a qualsiasi costo il bambino maschio deve subire la circoncisione nei primi mesi di vita. Ovviamente queste tradizioni emigrano in qualsiasi parte del mondo ove il popolo musulmano decide di stanziarsi. Castel Volturno, essendo grande polo di accoglienza per gli immigrati di religione musulmana, non è lontana da queste dinamiche. C’è ovviamente da dire che non solo i musulmani praticano la circoncisione, anche molti cristiani lo fanno. Il problema di Castel Volturno è rappresentato dal fatto che molti non possiedono il permesso di soggiorno e di conseguenza non hanno facile accesso alla sanità. Questo è il motivo per il quale l’ambulatorio di Emergency sul territorio è un baluardo per molti di loro che, non avendo un pediatra di base, ricevono assistenza infermieristica e pediatrica».
Qual è la causa di molti interventi di circoncisione andati male?
«Essendo la Campania una delle tante regioni d’Italia in cui questo tipo di intervento non è fornito gratuitamente dal servizio sanitario, questa cosa viene risolta con le risorse che si hanno a disposizione. Le famiglie più benestanti la risolvono venendo a Napoli e contattando alcuni chirurghi che svolgono questo lavoro ambulatoriale richiedendo cifre che vanno dai 300 ai 500€. Ma la stragrande maggioranza, non avendo questa possibilità economica, risolve contattando dei personaggi che (non essendo per nulla competenti) svolgono la circoncisione a domicilio e per cifre assai inferiori. Ovviamente queste attività vengono svolte in maniera abusiva e senza alcuna nozione per quel che riguarda sterilità, sanguinamento etc».
Avete avuto molti casi di operazioni andate male in ambulatorio?
«Tutto nasce dal fatto che in ambulatorio vengono tutti, specialmente negli ultimi due anni, abbiamo cominciato a vedere tantissimi casi di lattanti (venuti per visite di controllo) con i peni martoriati o in stato infettivo. Io li curo ogni volta e guariscono, pertanto il problema non si presenta nella piccola patologia.
La cosa grave si manifesta insieme ad infezioni più importanti o a emorragie di cui la madre non si accorge a causa del pannolino. I casi di morte per circoncisione rituale abusiva, nelle regioni che prevedono questo tipo di intervento gratuito, sono molti meno.
Noi, pertanto, stiamo mettendo in atto una manovra di consapevolizzazione in merito alla problematica. Ora c’è bisogno di una delibera da parte della regione che autorizzi gli ospedali (tutti o alcuni) ad aprire un ambulatorio ogni 15 giorni circa dove ci si può recare con prenotazione per la circoncisione del proprio bambino».
La stessa problematica è rilevata anche per quelle che sono le mutilazioni genitali femminili?
«Assolutamente sì. Il concetto fondamentale è proprio questo, l’infibulazione che viene fatta in alcune parti tribali dell’Africa. Per fortuna questa è una problematica poco diffusa in Italia. L’infibulazione è anch’essa una pratica rituale millenaria, ma in questo caso si tratta di una vera e propria violenza nei confronti della bambina che la subisce. Questo atto ha una missione ben precisa: eliminare la possibilità che la donna possa provare piacere durante l’atto sessuale. Pertanto, prima di raggiungere la pubertà quelle bambine vengono infibulate. Si tratta dunque di un obiettivo atroce che nessuna società dovrebbe accettare. Questa pratica non ha nulla a che vedere con la circoncisione, la quale, fatta in maniera adeguata è addirittura una cosa benefica: riduce il rischio di infezioni durante l’età adulta, scompare il problema della fimosi etc. Chi maldestramente o subdolamente mette insieme le due cose, fa un errore gravissimo».
Come può essere risolta la problematica delle circoncisioni abusive?
«All’inizio dell’anno scorso i Carabinieri si sono resi conto del problema e volevano risolverlo con un’azione repressiva: arrestando il “mutilatore”. Il problema è che dopo di lui ne sarebbero succeduti sicuramente altri. Come fermarlo? Togliendo lo spazio di manovra a questi soggetti: consentendo la circoncisione gratuita in Campania. Sono stati coinvolti due magistrati che si stanno dando da fare per aiutarci.
Sicuramente una soluzione è da cercare nell’esposizione del problema, attualmente sconosciuto alla stragrande maggioranza del pubblico e dei medici. Nel mio piccolo sto cercando di arrivare ai primari, dal momento che una loro richiesta alla Regione faciliterebbe di molto la strada. Quel che temo è che la Regione stia attendendo il morto, proprio come in Toscana o in altri luoghi».
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N°224 – DICEMBRE 2021