In Italia il Lo-fi è ancora troppo poco conosciuto
Negli ultimi anni i generi di tendenza fra i giovani sono stati in continua evoluzione, con il riaffermarsi anche di vecchie tendenze.
Basta immaginare la Trap, caratterizzata dall’uso spasmodico e talvolta stucchevole dell’”autotune”, un programma che originariamente permette di correggere l’intonazione o mascherare piccoli errori ed imperfezioni della voce, ma che in ambito musicale trap, viene esasperato affinché venga spesso utilizzato anche per creare particolari effetti di distorsione. Artisti come Sfera Ebbasta e Capo Plaza dominano la scena italiana.
Indie, un genere sempre più prorompente, tanto amato da chi lo ascolta quanto odiato dalla critica, sia per i temi affrontati sia per la ripetitività e vuotezza di contenuti. La musica indie italiana parla di giovani ragazzi, spesso innamorati di ragazze complicate e spesso senza una meta chiara davanti, inquieti nella vita adulta, che vivono di istanti, di notte, tra alcol e droga. I testi sono tutto un ripetersi di termini quotidiani e cliché romantici, brani orecchiabili, ma non reggono un’analisi testuale un po’ più accurata. Gli artisti più rappresentativi di questo genere sono Coez, Gazzelle e Calcutta.
Rock, dal più puro rappresentato da AC/DC, Green Day, Three Days Grace, a tutti i suoi numerosi sottogeneri più soft, quali possono essere ben inquadrati nelle canzoni degli Arctic Monkeys o dei Cigarettes After Sex.
Rap, che come tutti sapete, i suoi numerosi componenti includono «contenuto» (ciò che viene detto), «flow» (ritmo, rime) e «consegna» (cadenza, tono). Il rap è praticamente un “parlato” spesso consegnato sopra un beat, tipicamente creato da un “beatmaker”. Artisti di enorme calibro e fama internazionale come Eminem, 50 cent, Ice Cube sono i pilastri di questo genere, in Italia praticato da Salmo, Nitro, MadMan e numerosi altri. Un genere antico, ma sempre più scelto dai nuovi artisti ed in evoluzione costante.
Proprio su quest’onda, trova la sua massima espressione la musica Lo-fi.
Non ancora ben affermata sulla scena musicale italiana, come invece è avvenuto nello scenario internazionale.
Per musica Lo-fi si indica un tipo di produzione musicale in cui gli elementi generalmente considerati imperfezioni di una registrazione o di un concerto sono udibili, alcune volte come scelta estetica deliberata.
Potete trovarne degli esempi, sulle caratteristiche radio e playlist non-stop su YouTube, dove potrete avvicinarvi a questo genere il cui scopo è far trovare all’ascoltatore una sensazione di relax e nostalgia, talvolta anche immotivata. Può essere utilizzata anche durante lo studio; favorisce la concentrazione, ma anche prima di dormire, aiuta a conciliarsi con il sonno.
Caratteristica di questo genere, è proprio la musicalità, infatti, originariamente la musica Lo-fi è priva di un cantato. Negli ultimi anni però, ha anch’essa avuto a che fare con varie evoluzioni, unendosi con il rap, creando il chill-rap, generalmente, con note tranquille ma con testi molto comunicativi ed incisivi.
Alcuni esempi possiamo trovarli in artisti come Powfu o XXXTentacion.
L’esempio più lampante sono “Jocelyn Flores” e “Everybody Dies in Their Nightmare”, due enormi successi di XXXTentacion contenuti in 17, album con cui l’artista statunitense ha ottenuto la consacrazione nell’industria discografica. I due brani sono nati partendo da strumentali Lo-Fi trovate dallo stesso XXX su SoundCloud, grazie alle quali ha creato atmosfere in cui si sono ritrovate milioni di persone. Ma anche Powfu, con “Death Bed”, che ha preso il beat della canzone “Coffee” di Beabadoobee, puramente Lo-fi, seppur con l’aggiunta di un cantato molto dolce.
Mettendo da parte le etichette del caso, che creano spesso ostacoli nella completa comprensione dei fenomeni, viene naturale riflettere sulla potenzialità di questo approccio. La ricerca del suono caldo e profondo dell’analogico, molto utilizzato nella music Lo-fi, essendo caratterizzato dalla ricerca di effetti come il fruscio del nastro e il suono delle puntine che leggono i solchi il vinile, e la possibilità di dare maggior risalto alle parole e le vibrazioni terapeutiche attribuiscono a questo modo di fare musica un enorme potenziale, senza comprometterne qualità e ricercatezza del suono.
Insomma, che piaccia o meno, è difficile che questo movimento possa continuare a rimanere relegato alla cultura di SoundCloud e alle playlist no-stop di YouTube. Considerando l’epoca in cui viviamo e il potenziale dimostrato, è possibile che anche sempre più artisti possano fare loro questo approccio. O magari, che qualche talento riesca ad emergere grazie all’utilizzo di queste peculiarità, diventando un’icona del genere.
di Andrea Passero