Morti sul lavoro 2021

Morti sul lavoro, nel 2021 oltre mille caduti: al Sud più morti bianche

Ciro Giso 07/01/2022
Updated 2022/01/07 at 10:17 AM
6 Minuti per la lettura

Sono 1017 i morti sul lavoro, da Gennaio a Ottobre 2021, secondo INAIL. Per il Centro Studi del sindacato CUB, invece, nello scorso anno il numero ammonta a 1404. “Ma è sottostimato” afferma il Centro, parlando delle proprie ricerche.

Quale sia il numero preciso di morti sul lavoro, tra incertezze statistiche e casi non denunciati, non sarà mai chiaro. Quel che è chiaro, invece, è che anche nel 2021 sono state più di 3 al giorno le morti bianche. Un dato che i report INAIL e CUB portano con tecnica freddezza al pubblico, ma che nascondono i migliaia di nomi e volti di chi difficilmente avrà giustizia. Molte di queste morti, infatti, erano evitabili: è quanto si evince dai report ma anche da quanto confermano gli organi di stato e tecnici, tra mancati controlli e norme poco chiare e mal rispettate.

Nell’ultimo mese del 2021 ha portato nuovamente all’attenzione l’emergenza lavoro la morte di 3 operai a Torino, deceduti nel crollo di una gru nel centro città. Uno dei tanti avvenimenti dove un incidente mortale ha rubato vite umane. Per questo triste evento fu proclamato lutto cittadino, ma resta una goccia di miele in un mare di dolore. Questi bei pensieri non bastano a sanare la vita più di mille morti sul lavoro, benché meno a rendergli giustizia. Lavoro che miete la vita nella sua primavera: tra le vittime più giovani ricordiamo Samuel Cuffaro, di soli 19 anni, e Luana d’Orazio, di 22 anni. Tanti i nomi, tante le storie.

Morti sul lavoro: tutti i dati

Tra tutte, la prima statistica che salta all’occhio dal report INAIL è quella territoriale. Infatti c’è un forte aumento di casi mortali al Sud, che salgono da 209 a 271. Salgono i decessi anche al Nord-Est (da 207 a 226) e nel centro (da 183 a 196). Invece risultano in calo al Nord Ovest (da 363 a 254) e nelle Isole (da 74 a 70).

Ma non parliamo solo di morti: sono tanti gli infortuni sul lavoro. 448mila, +6,3% rispetto al 2021. Le denunce al riguardo sono aumentate in tutti i settori produttivi. In particolare del 6,9% nella gestione assicurativa Industria e servizi (dai 279.792 casi del 2020 ai 299.147 del 2021), del 3,6% in Agricoltura (da 17.164 a 17.786) e del 29,2% nel Conto Stato (da 25.176 a 32.516).

Sale vertiginosamente il numero dei morti in itinere, cioè sul tragitto casa-lavoro, da 176 a 202: un aumento del 14,8% rispetto allo scorso anno. In questo caso gli infortuni sono più di 45mila, un aumento percentuale del 20%. Un dato forse aggravato dalla diminuzione dello smartworking e dalla ripresa di attività in loco.

Approfondendo in termini pandemici, invece, i contagi sul posto di lavoro sono in calo. Secondo l’INAIL nei primi dieci mesi del 2021 i contagi sarebbero diminuiti del 57,2% rispetto al 2020: le infezioni sul luogo di lavoro riportate dall’INAIL nel 2021 sono state 37.242. 223 di queste hanno portato alla morte. Maglia nera per il capoluogo campano: le province con più decessi da inizio della pandemia sono Napoli (con l’8,1%), Roma (7,7%), Milano (6,6%).

Dati da “prendere con le pinzette“, considerando che secondo l’ISTAT (2019) sono circa 3,5 milioni i lavoratori a nero. Molti infortuni e decessi, quindi, potrebbero risultare non denunciati e di conseguenza non segnalati sui report degli istituti statistici e del lavoro.

Settore edile: 9 aziende su 10 irregolari

Ad essere un luogo di morte e infortuni proprio il settore dell’industria e dell’edilizia, che risulta tra l’altro poco controllato e più suscettibile a ritmi di produzione frenetici. In questo settore gli infortuni annui raggiungono quasi quota 300mila.

«Abbiamo iniziato una vigilanza da qualche mese da cui risulta che oltre 9 imprese edili su 10 non sono regolari» ha spiegato Bruno Giordano, direttore dell’ispettorato al lavoro, intervistato al TG3: Le risorse sono sufficienti ma occorre – ha aggiunto Giordano – il coordinamento degli organi di vigilanza per intervenire nella prevenzione e nella repressione delle violazioni in materia di sicurezza». Un’ammissione di sconfitta da parte dello stato in termini di controllo e vigilanza in materia di lavoro.

Sicurezza, questa sconosciuta

«È necessario, urgentemente, aprire un’ampia discussione almeno su due aspetti” illustra l’ing. Gaetano Fede, consigliere del Consiglio Nazionale Ingegneri con delega alla sicurezza: «Sono, in primis una formazione adeguata, e non solo “l’attestatificio“, in materia di sicurezza; esiste sempre meno manovalanza specializzata e talvolta dietro l’elevata quantità di attestati non c’è una reale qualità formativa.»

«E in secondo luogo la libera imprenditoria nel settore edile – spiega Fede – perché chiunque domani potrebbe aprire un’impresa edile. L’imprenditore non ha l’obbligo di essere “qualificato” e nemmeno formato». Facile, quindi, investire. Più difficile far rispettare le norme di sicurezza e quindi i diritti di lavoratori e lavoratrici. Questo anche grazie alle politiche sul lavoro laissez-faire dello stato italiano.

Ormai più di 40 anni fa, Enrico Berlinguer ammoniva l’Italia: «Non si può risanare un paese sulla pelle dei lavoratori». Una sentenza ancora attuale: allo stesso modo l’Italia non potrà mai uscire dalla sua crisi economica e rinascere dalla pandemia finché continuerà questa carneficina.

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