Teatro Bellini Napoli Carrozzeria Orfeo

Miracoli Metropolitani: lo spettacolo di Carrozzeria Orfeo approda al Teatro Bellini

Mina Grasso 25/02/2022
Updated 2022/03/09 at 10:41 AM
5 Minuti per la lettura

È in programmazione dal 22 Febbraio al 13 Marzo al Teatro Bellini lo spettacolo “Miracoli Metropolitani” di Carrozzeria Orfeo, produzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Bellini di Napoli, in collaborazione con La Corte Ospitale.

Fondata nel 2007 la compagnia teatrale Carrozzeria Orfeo vede in Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca, insieme a Luisa Supino, suoi autori, sia i registi che gli interpreti che curano, inoltre, la composizione delle musiche originali. Autori che sperimentano nei dieci anni di lavoro anche passaggi nel cinema, come nel caso di Thanks! che parte come spettacolo teatrale, e poi viene rimodulato per come film.

Di loro stessi gli autori raccontano «il nostro è un teatro che pensa allo spettatore fin dalla sua scrittura, con storie profondamente radicate nell’immaginario collettivo, che desiderano innescare riflessioni sul presente e indagare i nodi cruciali della nostra esistenza. Nelle desolate e dimenticate periferie interiori delle nostre storie proviamo a far emergere ferite familiari lontane, drammi odierni, fatti di cronaca, solitudini incolmabili e felicità inesistenti. Raccontiamo spesso gli “ultimi”, i perdenti, i meno accettati dalla società, mescolando generi, fondendo l’ironia con la tragicità, il divertimento al dramma, in una continua escursione fra la realtà e l’assurdo, fra il sublime e il banale».

Il Teatro di Carrozzeria Orfeo è Teatro Pop che tende stabilire un contatto emozionale con il suo pubblico.

Lo spettacolo ha debuttato a Napoli Teatro Festival il 30 e 31 luglio 2020. Miracoli Metropolitani si apre con scene di una città alla deriva, tra una guerra civile imminente dall’esterno e il suo degrado dentro: le fogne pubbliche sono sature di spazzatura e di rifiuti tossici e allagano la città. L’umanità è alla deriva, l’amore sostituito da forme di autoreclusione da web, i sentimenti messi in mostra nei social. In questo scenario di vicina apocalissi la popolazione vive chiusa in casa. Plinio, Clara sua ex moglie e Igor figlio di Chiara, e poi Patty madre di Plinio, sono i protagonisti della scena, i primi due cucinano in un vecchio magazzino di carrozzeria e consegnano cibi cinesi precotti. Plinio è uno chef stellato ma ormai il suo scenario di vita è cambiato, invece, Clara viene da un lavoro come lavapiatti ma prova ad evolversi. Igor, trascorre le sue ore al pc isolandosi dal mondo e giocando a fare la guerra. La donna di 70 anni, Patty è affascinata dalla politica e combatte le destre, sognando una comunità al nord nella quale tutti potranno vivere liberi. Contornano la scena un galeotto aspirante attore, un uomo depresso per la morte di suo figlio, un aiuto cuoca etiope che racconta le storie della sua terra.

Il quadro complessivo risulta doloroso, ma tragicomico e il ritmo è incalzante, mentre i personaggi si muovono sulla scena sempre uguale della carrozzeria adibita a cucina.

«Ho scritto il testo a ottobre, prima del Covid-19, già immaginando una società chiusa ormai in casa, perché il pianeta le si è rivoltato contro – racconta Gabriele Di Luca – se in Cous Cous Klan a mancare era l’acqua, stavolta le fogne stanno esplodendo, i trasporti sono fermi, la disoccupazione tocca il 62%, la Messa si celebra soltanto in streaming. Il richiamo al nostro mondo e ai suoi escrementi, reali e figurati, mi sembra chiaro, come la metafora della solitudine sociale e interpersonale, ormai allarmante».

Questione ambientale, solitudine, guerra, amore. Cibo rappresentato quasi come una formula di cura per un gruppo di “perdenti”, di anime fragili che si muovono in dinamiche distorte alla ricerca di una nuova dimensione. C’è morte e nascita, c’è il mito di Sisifo che spinge faticosamente la pietra lungo la montagna in salita. Si sopravvive alla vita. Qualcuno si abbandona, si arrende, ma qualcun altro cerca una via di uscita. Forse, la stessa via di uscita che ricerchiamo anche noi, dopo la sperimentazione di forme di libertà limitata e di solitudine non conosciute prima.

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