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“Mio Nonno è Michelangelo”, molto più di una libreria: intervista a Maria Carmela Polisi

Simone Cerciello 04/06/2021
Updated 2021/06/04 at 5:06 PM
5 Minuti per la lettura

Nata nel 2016 a Pomigliano d’Arco, la libreria “Mio Nonno è Michelangelo” è attualmente una vera e propria oasi verde per chi si volesse regalare qualche ora di spensieratezza, immergendosi nelle parole e le carezze di un buon libro. Ma non stiamo parlando di una semplice libreria, quanto piuttosto di una bella favola che Maria Carmela Polisi, la titolare, ha deciso di raccontarci, proprio come fa con i suoi bambini. 

L’origine di questo nome? 

«Il nome nasce da un evento molto personale: il mio papà era Michelangelo ed è morto prima che nascessero tutti i suoi nipoti. Lo desiderava tanto e non ha avuto l’onore di sentirsi chiamare “nonno”. Così ho chiamato la libreria “Mio Nonno è Michelangelo” e adesso le famiglie, i bambini e i grandi “vanno da Nonno Michelangelo”». 

Come è nato questo progetto e qual è la sua mission? 

«Fu un evento abbastanza fortuito, perché ho sempre lavorato come archeologa, poi sono nati i miei bambini e la vita che facevo non era più possibile, ero perennemente fuori, sui cantieri e quindi non mi era permesso di essere “mamma” come volevo. Ho iniziato a guardare al mondo dei miei figli e ho visto che c’era una letteratura meravigliosa di cui non sapevo assolutamente nulla. Dopo tre anni di studio è nata la libreria». 

Ci potrebbe raccontare le iniziative in merito alla vicenda Zaki e contro il fascismo? 

«La storia di Zaki mi ha colpito particolarmente perché continuiamo a parlare di nazismo, fascismo e di soprusi di ogni genere, ma in realtà l’opinione pubblica non ne parla. Zaki è con me in vetrina, ogni giorno, in modo che chiunque lo veda possa chiedersi, e chiedermi, chi sia quel ragazzo. Il fascismo è un altro dramma della nostra società, che in questo periodo storico pare essere quasi sottovalutato, se non dimenticato, e quindi dobbiamo continuare a dirci che è una cosa assolutamente negativa, e che non dovremmo mai più tornare a ragionare su fascismi e nazismi di ogni genere. La raccolta firme a sostegno della proposta di legge antifascista Stazzema, avviata anche presso la libreria, era proprio a sostegno della Costituzione, affinché tutti gli elementi legati al fascismo e al nazismo siano totalmente cancellati». 

Il suo “furgoncino” sta diventando un’icona nella zona, di cosa si tratta? 

«Il mio “furgoncino libreria” è una cosa a cui tengo particolarmente, perché grazie a quel minuscolo trabiccolo (come lo chiama qualcuno) riesco ad arrivare in tanti luoghi, dove la lettura proprio non c’entra. Col furgoncino arrivo, alzo il portellone dietro, e i bambini possono entrare e ammirare quella bellezza, poi mi siedo con loro e leggiamo libri. Questa è la funzione del “furgoncino libreria”, andare in giro a portare la bellezza della lettura». 

In cosa consistono i suoi eventi di lettura? 

«Ci sono diversi gruppi: il primo è quello legato alle donne incinte, poi c’è il gruppo lettura 0-6 anni, quello 6-12 anni, fino ad arrivare agli adulti. In libreria si viene per leggere, ma non nel senso triste e noioso del termine, ma nel modo più gioioso e divertente». 

Qual è l’episodio che l’ha maggiormente emozionata? 

«Una signora stava passeggiando davanti alla libreria ed era evidente che non aveva il coraggio di entrare. Dopo un po’ mi disse che avrebbe voluto portare il suo bambino per “migliorarlo”. Mi ha colpito particolarmente questo episodio, perché una mamma che si spinge fin qui, consapevole delle sue difficoltà, e vuole che il suo bambino si migliori, è proprio il senso di questo posto.  Altri momenti intensi li ho vissuti durante la pandemia perché sono andata a consegnare i libri direttamente a casa di tantissimi bambini, e lì ho visto un tipo di infanzia di cui avevo sempre sentito parlare e mai conosciuto. Spesso sono tornata a casa emotivamente distrutta, ancora oggi mi domando perché il mondo non si occupi realmente di bambini…». 

Cos’è per lei un libro? 

«In realtà il libro è l’incontro con qualcuno che ti fa innamorare di ciò che di cui lui si è innamorato, il libro è una trasmissione di bellezza. Qualcuno che ci dice: “Guarda che questa cosa è meravigliosa, ci sono delle parole che ti fanno proprio aprire la mente”». 

di Simone Cerciello

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE

N°218 – GIUGNO 2021

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