Regista, sceneggiatore, attore, autore e docente teatrale e cinematografico, nasce ad Aversa il 25 giugno 1979. Si avvicina al teatro nel 1994 come attore. Nel 1996 scrive il suo primo testo teatrale. Inizia, così, a scrivere e dirigere per il teatro. Al momento è autore di 40 testi teatrali. Per il teatro ha firmato la regia di opere proprie e di autori classici e contemporanei.
All’età di 22 anni si avvicina anche al cinema come attore. Successivamente, passa alla regia e alla sceneggiatura, realizzando a 23 anni il suo primo lungometraggio. Ha scritto per il cinema 6 sceneggiature per lungometraggi. È sceneggiatore e regista di 14 cortometraggi. Inoltre, firma la regia di 6 spot per il sociale e di un docu-fiction.
Fonda e dirige, dal 2002 al 2004, la società di produzione cinematografica CINEART. Dal 1999 lavora con le scuole di primo e secondo grado e con gli Istituti superiori con progetti culturali e sociali nel campo cinematografico e teatrale. Molti lavori sono stati premiati con riconoscimenti nazionali e internazionali. Affianca da sempre le scuole con iniziative laboratoriali per gli studenti e gli insegnanti.
E questa è solo una parte del suo ricco curriculum di successi, che fa di Michele Pagano un grande professionista, ma anche un uomo dal cuore grande. Lo dimostra la sua collaborazione con vari enti privati di igiene mentale per progetti di recupero di tossicodipendenti e soggetti con disturbi di personalità.
Nel 2007, con altri soci, a San Leucio (frazione del comune di Caserta), fonda lo spazio “Officinateatro”, di cui è attualmente Direttore artistico. Ed è proprio in occasione della presentazione della nuova stagione teatrale 2017/18 che lo incontriamo per una piacevole intervista.
Quando è nata la tua passione per il teatro?
«Il teatro è parte della mia vita da quando avevo 13-14 anni. Il mio paese offriva poco, a quel tempo, per dei ragazzini adolescenti, ma le compagnie amatoriali coinvolgevano quanti più ragazzi possibili nei loro spettacoli. Da lì, sono salito sul palcoscenico per la prima volta e non l’ho più abbandonato».
Cosa rappresenta per te il palcoscenico?
«Il palcoscenico è la possibilità di vivere. Riesco a sentirmi, ad essere in totale armonia con me stesso. E poi, da non sottovalutare la possibilità di abbattere la timidezza e le insicurezze che mi contraddistinguono, poter essere vero. Forse è un paradosso, ma al momento degli applausi, in cui la mia protezione cade, vorrei nascondermi dietro una quinta e non uscirne».
Qual è il tuo modello di attore?
«L’attore umile. Quello che sale sul palcoscenico col bisogno di dire qualcosa».
Quando hai deciso di fondare “Officinateatro”?
«“Officinateatro” nasce come sfida 10 anni fa. Il bisogno era quello di avere un posto in cui poter creare e diffondere la cultura teatrale. Tanti fuggono dalla Campania, il mio bisogno era quello di lottare sul territorio».
Cosa consigli a chi vuole frequentare un corso di recitazione?
«Di mettersi in gioco. Di essere consapevole che il palcoscenico è una madre che accoglie tutti. È un luogo protetto».
Può il teatro avere effetti terapeutici sulla persona?
«Assolutamente sì. Come già detto precedentemente, affrontare il palcoscenico con umiltà e col bisogno di dire qualcosa e non per mero esibizionismo, porta con sé un grandissimo rientro in termini di crescita personale».
Cosa si prova a stare sul palco e qual è la soddisfazione più grande?
«Quello che si prova sul palco è difficile da descrivere. Spiegarlo a parole, sminuisce la grandezza dell’emozione provata. La mia filosofia, che è la stessa che cerco di spiegare ai miei allievi/attori, è che il teatro non va spiegato, il teatro va fatto. La soddisfazione più grande è sicuramente quella di non saperlo spiegare».
di Teresa Lanna