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“Mettiamoci la faccia”: il Parco Urbano di Pinetamare è un bene comune da rispettare

Patience Montefusco 08/05/2022
Updated 2022/05/08 at 1:30 PM
3 Minuti per la lettura
Imbrattare le mura di case, edifici, parchi urbani, è sinonimo di inciviltà. Il decoro urbano risente di questa prassi ormai tristemente consolidata soprattutto nelle ultime generazioni che, anziché valorizzare il territorio in cui vivono, preferiscono imbruttirlo armandosi di bombolette spray. Oltre al danno per l’ambiente, certamente anche l’immagine del territorio ne esce mortificata. A chi ascrivere queste responsabilità? Cosa spinge queste giovani generazioni a comportarsi in un modo così poco convenevole?
Sicuramente è possibile ravvisare una carenza nell’educazione dei genitori che, fin da quando si è bambini, dovrebbero trasmettere ai propri figli valori fondamentali quali il rispetto per l’ambiente e per il decoro urbano. Tuttavia, si assiste sempre più spesso a scenari diametralmente opposti ai buoni valori e alla buona educazione.
Nella nostra realtà territoriale, con particolare riferimento alla zona di Marina di Pinetamare, è sempre più frequente vedere muri di opere urbane anche di recente costruzione (ad esempio il nuovo Parco Urbano per il quale si attende l’apertura) imbrattati nella maniera più barbara, senza alcuna considerazione del lavoro faticosamente portato a termine da altri, anche dopo anni.

Restare inermi di fronte a tutto questo non è la soluzione migliore.
In altre località italiane dove si verificano situazioni simili, sono state presentate valide alternative a questi comportamenti indecorosi, attraverso interventi concreti ed iniziative degne di nota.

Indice
Imbrattare le mura di case, edifici, parchi urbani, è sinonimo di inciviltà. Il decoro urbano risente di questa prassi ormai tristemente consolidata soprattutto nelle ultime generazioni che, anziché valorizzare il territorio in cui vivono, preferiscono imbruttirlo armandosi di bombolette spray. Oltre al danno per l’ambiente, certamente anche l’immagine del territorio ne esce mortificata. A chi ascrivere queste responsabilità? Cosa spinge queste giovani generazioni a comportarsi in un modo così poco convenevole?Sicuramente è possibile ravvisare una carenza nell’educazione dei genitori che, fin da quando si è bambini, dovrebbero trasmettere ai propri figli valori fondamentali quali il rispetto per l’ambiente e per il decoro urbano. Tuttavia, si assiste sempre più spesso a scenari diametralmente opposti ai buoni valori e alla buona educazione.Nella nostra realtà territoriale, con particolare riferimento alla zona di Marina di Pinetamare, è sempre più frequente vedere muri di opere urbane anche di recente costruzione (ad esempio il nuovo Parco Urbano per il quale si attende l’apertura) imbrattati nella maniera più barbara, senza alcuna considerazione del lavoro faticosamente portato a termine da altri, anche dopo anni.In modo particolare, si fa riferimento ad un progetto nato a Librino (quartiere di Catania) che si chiama “Porta della bellezza”, fortemente voluto da Antonio Presti, mecenate siciliano.Qui è stata realizzata la più grande scultura in terracotta al mondo, a cui hanno partecipato principalmente dei bambini. In questo modo il degrado è stato trasformato in bellezza artistica.Perché non ci mettiamo anche noi la faccia? Proviamoci! Nel nostro piccolo ognuno di noi faccia la sua parte.
In modo particolare, si fa riferimento ad un progetto nato a Librino (quartiere di Catania) che si chiama “Porta della bellezza”, fortemente voluto da Antonio Presti, mecenate siciliano.
Qui è stata realizzata la più grande scultura in terracotta al mondo, a cui hanno partecipato principalmente dei bambini. In questo modo il degrado è stato trasformato in bellezza artistica.

Si tratta, infatti, di un’iniziativa nata per riqualificare un quartiere degradato di Catania dove regnava la malavita. All’entrata e all’uscita da Librino, il sottopasso che porta al quartiere è tappezzato di foto degli abitanti adulti e bambini, una scritta all’ingresso augura il “benvenuto” e recita: “Noi ci abbiamo messo la faccia”. All’uscita la stessa frase accompagnata da un “arrivederci”.

Perché non ci mettiamo anche noi la faccia? Proviamoci! Nel nostro piccolo ognuno di noi faccia la sua parte.

L’idea di investire sui più giovani, valorizzando la loro vena artistica, è importante.
I giovani che imbrattano i muri di edifici pubblici manifestano un disagio che va ascoltato e trasformato in qualcosa di positivo.
Se si riuscisse a trasformare la protesta e la violenza dei ragazzi in riscatto, le loro frasi e i loro pensieri riportati barbaramente sulle mura, potrebbero trasformarsi in opere d’arte.

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE

N°229 – MAGGIO 2022

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