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Medusa, il nuovo simbolo del #Metoo

Redazione Informare 20/10/2020
Updated 2020/10/20 at 4:40 PM
5 Minuti per la lettura

Da giorni spopolano sul web articoli con il titolo “La statua che stravolge il mito di Medusa…”

Ciò in riferimento alla statua di Medusa con in mano la testa decapitata di Perseo installata a New York, davanti al tribunale dove a marzo è stato condannato a 23 anni di carcere l’ex produttore di Hollywood Harvey Weinstein. Per cosa? È noto: colpevole di stupro e di aggressione sessuale.

L’opera è dell’artista italo-argentino Luciano Garbati, realizzata nel 2008. Si, ha “capovolto” il lavoro di Benvenuto Cellini, opera presente e visibile ancora oggi a Firenze “Perseo con la testa di Medusa”.

Non ha stravolto del tutto la storia mitologica, anzi, ha dato dignità ad una figura che ancora oggi, nei commenti all’opera, viene definita “mostro”, “una gorgone”, viene addirittura detto :”non è giusto che ci rappresenti lei”. Questo e molto altro, insomma ha suscitato un polverone di polemiche.

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Vorrei, a questo punto, chiarire il mito di Medusa:

Medusa era una delle tre Gorgoni, l’unica mortale, e abitava con le sorelle in una caverna nel giardino delle Esperidi, vicino al regno dei morti. Le tre Gorgoni erano figlie delle divinità marine, Forcide e Ceto ed erano bellissime. Si chiamavano Steno (la Forte), Euriale (l’Ampia) e Medusa (l’Astuta). Quest’ultima era anche la più bella delle tre e fece innamorare Poseidone (Nettuno), dio del mare, che si incontrò con lei in un piccolo tempio dedicato ad Athena.

Medusa fu trasformata in mostro proprio da Athena. Vi sono varie versioni del mito, ma quella più a sostegno del mio chiarimento è che fu trasformata per essere stata violentata da Poseidone in uno dei suoi templi. Athena punì solo lei (di certo non poteva punire un’altra divinità; tra l’altro all’epoca, secondo il mito, Poseidone avrebbe avuto anche l’autorità e una ragione incontestabile per aver fatto ciò che aveva fatto e non essere punito).

La sua bocca era armata da denti lunghissimi come zanne di cinghiale, i capelli, da morbidi e lunghissimi, divennero un groviglio di serpenti velenosi, le mani ed i piedi di bronzo, avevano artigli da leone, lunghi ed affilati.

Fu relegata in un’isola oltre l’oceano, dove abitavano anche le altre Gorgoni. Il suo sguardo aveva il potere di mutare in pietra chi lo avesse incrociato e incuteva terrore sia nei Mortali sia negli Immortali. Anche il sangue di Medusa aveva poteri magici. Quello sgorgato dalla vena sinistra era un veleno mortale, mentre quello della vena destra resuscitava i morti. Il possesso di un suo ricciolo, inoltre, poteva assicurare la vittoria sugli avversari.

La storia continua: Il re Polidette, inviò Perseo ad uccidere Medusa, pensando in tal modo liberarsi di lui per poterne sposare la madre. Una volta che Perseo raggiunse il luogo dove dimoravano le Gorgoni, le trovò che dormivano. Con la mano guidata da Athena e guardandone il riflesso nello scudo per evitare di restare pietrificato, riuscì a decapitare Medusa.

Un’altra violenza gratuita, non trovate? Io si, penso sia così. Si tratta di un femminicidio ante-litteram e per di più per soddisfare delle pulsioni puramente infime e terrene.

Infine: Dal collo reciso di Medusa uscirono l’eroe Crisone e il cavallo alato Pegaso, i due figli di Poseidone che si trovavano ancora nel suo grembo. Le gocce del suo sangue cadute a terra popolarono il deserto di serpenti velenosi, da quelle che caddero in mare nacque il corallo rosso.

Perseo portò con sé la testa di Medusa, che non aveva perso il suo potere di pietrificare con lo sguardo.

Trovate ancora che sia una cosa orribile, come scrivono alcuni, “aver stravolto” il mito di Medusa? Trovate ingiusto aver ridato dignità e la giusta fine ad un mito in cui Medusa, tutto sommato, è stata solo vittima?

Io penso che possa essere più che corretto utilizzarla come simbolo per la lotta del #Metoo: sia per la vicenda di Medusa narrata dal mito, sia per la forza stessa che l’opera d’arte trasmette nel solo guardarla.

Ipsa sua melior fama.

di Flavia Trombetta

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