Alcune storie sono fatte di rinunce, sacrifici, tensioni ma talvolta si trasformano in un percorso nuovo, una nuova sfida professionale dove a farla da padrona è la passione per quello che si fa, con gioia e attraverso un’arma potente: il sorriso. Quella che sto per raccontare è una storia di celiachia e di come si sia trasformata in una avventura dalle grandi gratificazioni socio emotive. Una delle tante che si potrebbero ascoltare tra la popolazione dei celiaci che in Italia si stima intorno al 40% (tra diagnosticati e non).
Ho avuto il piacere di incontrare Maya Belen, ossia Mayasenzaglutine, prima che accendesse i fornelli della sua cucina mobile grazie alla quale prepara dei pasti appetitosi fatti con passione ed empatia.
Carissima Maya, grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo per questa breve intervista. Andiamo subito al cuore delle motivazioni che ti hanno spinto ad essere una imprenditrice nel settore della celiachia.
«Grazie Domenico. Ho scoperto la celiachia e sono stata triste ad ogni festa perché mentre gli altri spazzolavano ogni pietanza mi dicevano: “che peccato che tu non puoi provare…” e così ho pensato che bisognava rimediare e in fretta. Ho acquistato un furgoncino attrezzato ed omologato per la cucina a bordo dedicato “a noi”, e da allora tutti mi chiamano Mayasenzaglutine (mayasenzaglutine.it)”. La mia è una storia semplice, dettata dall’esigenza che si trasforma in determinazione e quindi in lavoro».
Sei molta seguita anche sui social. Come stai pubblicizzando la tua attività. Chi e come ti contattano.
«Su questo c’è un aneddoto abbastanza divertente che voglio rammentare: Lessi di un post lanciato su Facebook da un utente della provincia avellinese, dall’entroterra bellissimo e isolato dell’Irpinia profonda, che inaspettatamente, almeno per me, coinvolse quasi 2000 persone da tutta Italia, che per questo mi incuriosì così recitava; “Chi è Maya? Da dove sbuca? Questa storia del furgoncino va indagata e poi un hamburger mi andrebbe proprio, ma dove sta sto furgoncino? – Chiedo direttamente a lei, online?” Ed allora la mia risposta fu la seguente: “In nessun luogo ma basta invitarmi e ci sono”… “non appartengo a nessun luogo, viaggio per rendere normali i momenti speciali… l’essenza del mio lavoro è tutta qui, prima o poi ci incontreremo”».
Insomma un percorso imprenditoriale che nell’era delle comunicazione social può essere interpretato anche attraverso i post che la stessa Maya pubblica durante le sue giornate di lavoro dicono che la sua storia è la storia comune nel meridione deindustrializzato. Lascia il suo paese e inizia a girare l’Italia su un furgone, a questo punto però qualcosa cambia.
Maya non va via su un furgone arrugginito ma gira l’Italia su un camper di lusso attrezzato a cucina e dedicato esclusivamente alla cottura e alla preparazione del cibo senza glutine e senza lattosio per poi tornare periodicamente nel suo sud dove trova, dice, le sue origini, quei prodotti genuini che sono la sostanza della sua proposta e… “la voglia di ripartire”.
Da quello che dice e documenta su Instagram e Facebook viaggia per «dimostrare che si può far festa tutti senza escludere nessuno, che se una cosa è buona è buona per tutti, che se una festa è festa deve essere festa per tutti», parole sue, «per dare l’esempio». L’auspicio come lei stessa si augura è che qualcuno la segua, che qualcuno copi la sua idea vedendo che si può fare un buon business in maniera etica, senza approfittarsi di chi ha bisogno, «combattendo le ingiustizie e l’isolamento dei più deboli che la società ci impone»… parole che ci ricordano qualcuno. Insomma un eroe moderno Maya, come Don Chisciotte.
L’hanno avvistata alla Maratona di Roma, al GP di Formula E, ad un compleanno a Cernusco sul Naviglio, sfrecciare sull’autostrada del sole e ondeggiare sotto le pale eoliche, Parcheggiata davanti ad un negozietto bio di Calitri Irpino. Forza, grande sensibilità. Questa è Maya, anzi “Mayasenzaglutine”.