È un Napoli che fa impazzire la città, l’espressione di calcio più bella di un umile uomo arrivato in punta di piedi che sta dimostrando quanto sia importante il lavoro in provincia per elaborare un approccio ideale con una grande squadra. È un gioco, quello di Maurizio Sarri, che mette ad agio i suoi interpreti, rivalutati e potenziati nel fisico e nella mente. Senza dubbio, tra i protagonisti di questo rinascimento napoletano, c’è il capitano di un gruppo solido, un testimone di fedeltà, una bandiera di un popolo maturo che vuole sognare: Marek Hamsik. Lo slovacco, da oltre 8 anni in azzurro, e da altrettanti residente a Pinetamare, è un idolo in campo ma un uomo comune nella vita di ogni giorno, sempre in prima fila per i progetti di recupero e rivalutazione del territorio in cui vive, un esempio per i più piccoli che ne apprezzano l’umanità. Infatti, grazie ad un suo supporto economico, le associazioni del luogo recupereranno un vecchio campo di calcetto, che verrà messo a disposizione gratuitamente per quei bambini che
magari sognano di seguire le sue orme. Inoltre, in occasione dell’incontro tenutosi presso la redazione di Informare e il Centro Culturale di Officina Volturno, gli abbiamo donato il “Pacco alla Camorra”, del quale Marek ha compreso il valore e l’importanza. In conclusione, Hamsik ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva nella quale ci ha raccontato di questo nuovo Napoli e del suo attaccamento alla maglia azzurra.
Quali responsabilità ha un capitano in un momento di entusiasmo come questo?
«Il calcio è uno sport collettivo, ed è quello che conta di più. Siamo una squadra forte, nella quale i singoli fanno la loro parte, ma è comunque il gruppo a fare la differenza».
Quali sostanziali differenze ci sono tra la preparazione psicofisica di Sarri e quella di Benítez?
«Le differenze sono tante. Mister Sarri cura tantissimo ogni singolo aspetto, preparando tatticamente bene la gara e dandoci le giuste motivazioni. Abbiamo trovato il giusto equilibrio, per il quale ognuno di noi riesce a dare il massimo».
Non ti sei mai sbilanciato più di tanto sulla permanenza a Napoli ma noi crediamo che tu possa restare in azzurro per sempre. Ce lo dici ufficialmente stavolta?
«Questo non lo posso dire perché nel calcio, come nella vita, può succedere qualsiasi cosa. Ma a prescindere da ciò, sono contento di essere la bandiera del Napoli».
Napoli, però, è una scelta di vita…
«Per ora sì».
di Fabio Corsaro
Foto di Antonio Ocone e Valentina Panetta