manichino meloni

Manichino Meloni appeso: questa non è politica, è una vergogna!

Gianrenzo Orbassano 11/11/2022
Updated 2022/11/11 at 4:14 PM
5 Minuti per la lettura

Il livello della discussione politica si è abbassato da tanto tempo. Probabilmente, già con l’arrivo della televisione commerciale. Le tribune politiche della Rai, hanno lasciato spazio ai talk e alla categoria degli opinionisti tuttologi che si sbracciano e urlano alle telecamere. Non migliorano le cose se scendiamo per strada, vedasi anche il malcontento generale e la perdita di fiducia nelle istituzioni dei cittadini.

Il dibattito, l’opposizione… Tutte parole antiquate, malgrado la loro sempiterna bellezza. Bisogna fare opposizione quando non si è d’accordo, bisogna dibattere, bisogna avere senso critico. Certo, ma c’è il limite della decenza da non superare: questo vale per come si argomenta una critica e per i gesti che ognuno di noi esprime. Oggi il gesto è un atto simbolico di grande risonanza.

Cosa è accaduto a Bologna?

Ciò che è accaduto a Bologna, ha semplicemente del grottesco. Halloween è passato da un po’, ma evidentemente degli strascichi sono ancora rimasti. Ad accendere il dibattito politico e non, è stata la foto che vedete aprendo questo articolo: un manichino raffigurante Giorgia Meloni appeso a testa in giù. L’occasione è stata una manifestazione dei collettivi contro il governo.

Lungi da noi pensare che non si debba per niente al mondo avere senso critico e fare opposizione a questo governo: la democrazia esiste per questo, la nostra Costituzione ha in sé uno dei suoi punti cardine, ovvero quello sulla libertà d’opinione. Ma è la stessa democrazia a ravvisarci che un Presidente del Consiglio viene poi nominato dallo stesso Presidente della Repubblica. Un premier che rappresenta in qualche modo una maggioranza. Si chiama maggioranza, proprio perchè ha avuto il favore delle urne.

Questo Presidente del Consiglio è criticabile? Certo. Ma quello che manca oggi – che purtroppo, a mio modo di constatare, manca a gran parte della sinistra italiana – è la capacità di fare una legittima e sacrosanta opposizione, di costruire una vera alternativa all’attuale maggioranza di centrodestra. Il modo in cui questi collettivi esprimono la loro – sottolineiamo – legittima opposizione a questo governo, è semplicemente vergognosa e indecente.

Manichini appesi e idee qualunquiste: dove sei finita sinistra?

Gli attivisti del Cua – il collettivo universitario autonomo – e il Laboratorio Cybilla, hanno organizzato un corteo in centro a Bologna “a pochi giorni dal decreto anti-rave” approvato dal Governo. Gli attivisti hanno fatto due “azioni”. Hanno esposto il manichino della premier sotto le Due Torri, nel cuore della città.

C’era un tempo dove la sinistra, pur non rinunciando alle più rigide convinzioni politiche, portava avanti temi in netto contrasto con le forze a loro parallele. C’era un tempo in cui la sinistra aveva uno stile, e non sto parlando dei calzini colorati del Sindaco di Milano Beppe Sala. Uno stile perduto, così come tutta quell’ideologia è svanita nel mare del qualunquismo di cui oggi una grande parte della sinistra italiana sguazza molto volentieri.

Battaglie combattute nel peggiore dei modi

Sia chiaro che questo atto è da paragonare con la stessa violenza alle scritte indecenti e antisemite apparse nella notte scorsa sulla facciata della sinagoga di Trieste, nel centro città, quando scoccava l’anniversario della “notte dei cristalli”. Due atti che andrebbero condannati con la stessa forza. “Contro ogni attacco al diritto all’aborto, al reddito e alla nostra possibilità di scegliere sulle nostre vite!” così scrivono sui loro social gli attivisti del collettivo universitario. Temi interessanti, centrali. Verissimo. E per quanto queste battaglie possano essere giuste, questi attivisti hanno scelto un modo violento e indecente per combatterle. Hanno giocato con i manichini, volendo colpire la maggioranza di questo Paese. Qualche compagno/a di lunga data, si starà sicuramente rivoltando nella tomba. Magari chiedendosi: “É questo l’insegnamento che vi abbiamo dato?“.

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