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MammaDalla69: “La sessualità è ancora un tabù per la società di oggi”

Donato Di Stasio 19/02/2021
Updated 2021/02/19 at 12:12 PM
7 Minuti per la lettura
Intervista allo scrittore, attore, regista e autore di tre libri nel 2020

MammaDalla69, classe 1969 e originario di Caserta, è uno scrittore, sceneggiatore, attore e regista, che ha collezionato tante esperienze durante la sua vita nel mondo del cinema, di cui è fortemente appassionato assieme alla scrittura. Nel 2000, a Bologna, MammaDalla69 decise di aprire una società di produzioni video (costretta poi a chiudere i battenti nel 2008 per la crisi finanziaria), alternandosi in produzioni in proprio e per conto di terzi. Nel 2009 si trasferirà poi in Cina come docente universitario di cinematografia presso l’Università Guangxi a Nanning, dove resterà fino al 2019. Nel 2020 MammaDalla69 si dedica in particolar modo alla scrittura, con un romanzo e due sceneggiature pubblicate come libri, che è possibile trovare e acquistare presso la libreria Pacifico di Caserta. Abbiamo intervistato l’autore in esclusiva per Informare, concentrando l’attenzione sugli ultimi tre suoi lavori.

Indice
Intervista allo scrittore, attore, regista e autore di tre libri nel 2020MammaDalla69: come nasce questo nome d’arte?“La donna è tutta qui” è uno dei tuoi libri scritti. Di cosa parla e cosa vuole mettere in risalto?La sessualità della donna, trattata in modo molto dispotico, è quindi il tema centrale di “La donna è tutta qui”. Come mai la scelta di scrivere un libro incentrato sulla sessualità femminile?Anche le altre due sceneggiature parlano dunque di sessualità…L’altra sceneggiatura si intitola “È arrivato Profondo Rosso”, ispirato al celebre film, che è il seguito di quella su Roberto Malone in fatto di Coronavirus. Essa, però, non è un thriller, bensì un drammatico. Questo lavoro vuole ispirarsi al periodo di lockdown che hanno vissuto gli italiani lo scorso anno, con gente che non ha soldi, come il protagonista, che è costretto a chiedere soldi agli strozzini per sopravvivere. E per pagare gli strozzini, non sapendo cosa fare, il protagonista vuole sequestrare un direttore di banca conosciuto per caso, per poi costringerlo la mattina dopo ad andare in banca e aprire la cassaforte. Il legame tra “Profondo Rosso” e questa storia è che il direttore di banca vive nello stesso appartamento dove muore la prima vittima del film in Piazza C.L.N. Il protagonista vede, quindi, per l’ennesima volta questo film per osservare e studiare la planimetria dell’appartamento».«L’estrazione sociale è quella che fa la differenza. Nelle nostre zone la gente è introversa in un certo senso, per cui quando si affrontano argomenti del genere lo si fa prendendoli sempre con le pinze. Al nord, invece, in città dove sono stato, come Bologna, Milano, Torino e Venezia, si tende a parlare di più di queste tematiche, anche se viste comunque come una sorta di tabù. Pure la pornografia è considerata un tabù. Con i miei genitori, per esempio, non avrei mai potuto instaurare un dialogo di questo tipo perché la loro epoca, magari, non lo consentiva. Quindi, se non avessi mai visto un film hard molto probabilmente non avrei mai saputo cosa fossero i rapporti sessuali. Questo per dire che la pornografia, se vista in termini educativi, potrebbe in qualche modo esorcizzare il tabù del sesso, strada che purtroppo stiamo percorrendo ancora in salita».
MammaDalla69: come nasce questo nome d’arte?

«La scelta di questo pseudonimo non è casuale ma pensato, cercavo un nome che non appartenesse a nessuno. Siccome avevo pensato di scrivere dei libri che fossero incentrati sul mondo del sesso, la scelta è caduta su MammaDalla69. 69 è il mio anno di nascita, ma questo numero rappresenta chiaramente anche un’allusione sessuale».

“La donna è tutta qui” è uno dei tuoi libri scritti. Di cosa parla e cosa vuole mettere in risalto?

Informareonline-La donna è tutta qui«“La donna è tutta qui” è un romanzo di novelle fatto di storie di varie città d’Italia che, da ragazzino fino a pochi anni fa, la gente mi raccontava. In questi racconti la donna si rende protagonista con la sua sessualità, con diverse situazioni sessuali, alcune divertenti, altre anche drammatiche. Nel libro c’è anche una mia premessa, dove si evince una certa dose di maschilismo che rende più dispotico il romanzo. Ci sono delle storie che sono completamente inventate, ma la maggior parte di esse sono vere. Storie che mi sono state raccontate nell’arco degli ultimi 20-25 anni e che ho voluto scrivere e riportare in questo libro».

La sessualità della donna, trattata in modo molto dispotico, è quindi il tema centrale di “La donna è tutta qui”. Come mai la scelta di scrivere un libro incentrato sulla sessualità femminile?

«Nonostante l’avvento di Internet e dei social network, l’argomento sessualità rappresenta ancora un tabù per la società di oggi. Parlare esplicitamente di sesso è come se fosse una scossa, come se fosse un fulmine a ciel sereno, che non tutti hanno il coraggio di fare. Purtroppo la nostra società è ancora molto chiusa sotto questo aspetto, per cui voler parlare di sesso è come voler lanciare una provocazione a quelli che si definiscono puritani, come voler dire “Svegliatevi!”. Questo è il motivo principale che mi ha spinto a scegliere il sesso e la sessualità come temi chiave di questo romanzo e delle altre due sceneggiature».

Anche le altre due sceneggiature parlano dunque di sessualità…

Informareonline-Roberto Malone«Sì, gli altri due miei lavori del 2020 sono delle sceneggiature che ho deciso di pubblicare come una sorta di novità editoriale, ovvero una sceneggiatura pubblicata come un libro. Il primo è dedicato all’attore hard Roberto Malone, protagonista di questa sceneggiatura. La storia di questo attore mi interessava in particolar modo perché lessi qualcosa della sua vita privata che mi colpì. Malone ha iniziato a fare l’attore hard quando era già sposato e per anni l’ha tenuto nascosto. Soltanto 5-6 anni dopo la moglie lo scoprì, chiedendo poi il divorzio. La storia, quindi, verte proprio su questo lato della sua vita reale. Tutto il resto, invece, ha venature surreali, drammatiche, thriller e, ovviamente, ci sono anche delle scene hard.

L’altra sceneggiatura si intitola “È arrivato Profondo Rosso”, ispirato al celebre film, che è il seguito di quella su Roberto Malone in fatto di Coronavirus. Essa, però, non è un thriller, bensì un drammatico. Questo lavoro vuole ispirarsi al periodo di lockdown che hanno vissuto gli italiani lo scorso anno, con gente che non ha soldi, come il protagonista, che è costretto a chiedere soldi agli strozzini per sopravvivere. E per pagare gli strozzini, non sapendo cosa fare, il protagonista vuole sequestrare un direttore di banca conosciuto per caso, per poi costringerlo la mattina dopo ad andare in banca e aprire la cassaforte. Il legame tra “Profondo Rosso” e questa storia è che il direttore di banca vive nello stesso appartamento dove muore la prima vittima del film in Piazza C.L.N. Il protagonista vede, quindi, per l’ennesima volta questo film per osservare e studiare la planimetria dell’appartamento».

Prima ha definito la nostra società “chiusa” quando si parla di sesso o, magari, di porno. Secondo lei ci sono delle differenze tra Nord e Sud Italia nel trattare questi argomenti?

«L’estrazione sociale è quella che fa la differenza. Nelle nostre zone la gente è introversa in un certo senso, per cui quando si affrontano argomenti del genere lo si fa prendendoli sempre con le pinze. Al nord, invece, in città dove sono stato, come Bologna, Milano, Torino e Venezia, si tende a parlare di più di queste tematiche, anche se viste comunque come una sorta di tabù. Pure la pornografia è considerata un tabù. Con i miei genitori, per esempio, non avrei mai potuto instaurare un dialogo di questo tipo perché la loro epoca, magari, non lo consentiva. Quindi, se non avessi mai visto un film hard molto probabilmente non avrei mai saputo cosa fossero i rapporti sessuali. Questo per dire che la pornografia, se vista in termini educativi, potrebbe in qualche modo esorcizzare il tabù del sesso, strada che purtroppo stiamo percorrendo ancora in salita».

di Donato Di Stasio

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