I vostri nonni vi hanno mai raccontato della guerra?
La mia cara nonna, che sfortunatamente non c’è più, del secondo conflitto mondiale ricordava i micidiali bombardamenti e le ingiuste fucilazioni nelle strade martoriate dove visse la sua infanzia, vicino piazza mercato a Napoli.
È così che i giorni che hanno portato all’insurrezione delle Quattro Giornate di Napoli per molto tempo sono stati tramandati nei racconti di tante nonne e nonni come lei, che quella storia l’hanno conosciuta senza leggerla dai libri.
Tra queste voci, fiera parlava Maddalena Cerasuolo, classe 1920. Maddalena, figlia di lavoratori, era un’umile operaia che lavorava le scarpe quando nel ’39 scoppiò la guerra.
Dopo l’armistizio del ’43, appena ventenne la Cerasuolo si unì al gruppo di cercatori d’armi, diventò così partigiana. La sua prima azione fu per difendere dai tedeschi proprio la fabbrica di scarpe dove lavorava. Poi lottò assieme ai gruppi partigiani del quartiere Stella e Materdei, guidati da suo padre Carlo. Difese così dalla distruzione il ponte della Sanità, che oggi non si chiama più così e porta invece il suo nome.
Finita la liberazione di Napoli e ottenuta una medaglia di bronzo al valor militare, Maddalena Cerasuolo non si fermò. La ferocia della guerra lei l’aveva vissuta pienamente, perciò decise di dare tutta se stessa per fermarla. Diventò spia per le forze speciali britanniche, lavorando per il sabotaggio di siti militari e la cattura di informazioni riservate.
Al termine della guerra Maddalena scelse di non abbandonare mai la sua città, verso la quale si dichiarava troppo legata. Divenne così la nonna di tutti i napoletani.
“…Ma il Ventotto
dello stesso mese
il popolo insorse
contro il massacro e il sopruso,
e c’ero anch’io dietro la barricata,
ragazza piena di amor di patria.
Trovai una mitraglietta
e sparai, sparai, sparai
contro le camionette
e i carri armati…”