Il Teatro Bellini di Napoli propone dal 2 al 14 maggio 2023, lo spettacolo dal titolo “L’uomo più crudele del mondo“, con testo e regia di Davide Sacco che dirige sul palco Lino Guanciale insieme a Francesco Montanari. Le scene sono di Luigi Sacco, le luci di Andrea Pistoia e l’organizzazione di Ilaria Ceci. La produzione è affidata a Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, LVF, Teatro Manini di Narni.

Fino a dove può spingersi la crudeltà degli uomini, cosa significa davvero essere un assassino? E poi, si è davvero di nuovo felici?
La trama de “L’uomo più crudele del mondo”
Lo spettacolo, in una scenografia scarna, nella quale compare una scrivania in un ufficio poco illuminato, quasi claustofobico, mette in scena un’intervista immaginaria, a fine giornata, tra un giornalista e un imprenditore.
“È uno strano ufficio, in effetti, per una persona come lei” – sentenzia il giornalista – “un ufficio vuoto”. Ma in fondo, ad un ufficio basta una scrivania, e forse soli tre libri. Bastano tre libri a rappresentare sulla bilancia il peso giusto della coscienza.
I tre libri fondamentali sulla scrivania dell’imprenditore sono la Bibbia, un libro di Dostoevskij e un libro per bambini. L’ultimo è il libro che serve a ricordare, è il libro della memoria, indizio che torna centrale nell’epilogo finale del pezzo.

Il gioco psicologico
Lo scorrere delle parole tra i due protagonisti conduce verso un gioco psicologico nel quale i due escono allo scoperto delineando le loro personalità. Diventano complici, giudici, amici. Giudici, perchè nella realtà ci giudichiamo e temiamo il giudizio altrui, complici perché uomini fatti delle stesse perversioni se lasciamo che l’istinto prevalga sulla ragione.
Il regista mette sul piatto le perversioni, i desideri, e poi gli elementi di queste deviazioni: il denaro, l’alcol, il sesso. L’imprenditore ricchissimo costruisce armi, tra i due è certamente lui l’uomo più crudele del mondo. La sua industria semina morte e accumula soldi. Eppure l’intervistatore, nel gioco delle perversioni, che accetta quello stesso denaro, si rivelerà di gran lunga peggiore.
Per una notte non esiste il bene e il male, per una notte siamo feccia, siamo liberi, possiamo raccontarci. Siamo tutti mostri intrappolati dentro i nostri corpi. Mostri che si spingono fino al desiderio della morte, dell’assassinio. Uno dei due non uscirà vivo dalla notte, uno dei due morirà.
“La crudeltà – spiega l’autore nel suo testo, che è anche un libro – è un profondo atto di condivisione. Eh sì, basti pensare a tutti i più grandi genocidi di massa, eventi folli, che hanno però addirittura creato aggregazione”.

Il finale a sorpresa
Il finale è inaspettato, rapido, crudo, definitivo. Il finale chiude con un giudizio senza lasciare nessun dubbio. È crudele, secco, fino ad apparire quasi giusto.
Nei sessanta minuti, come in una simbiosi, i due attori recitano corpo a corpo, si muovono come due astronauti, caricano il palco di energia, indagano tutti gli aspetti della cattiveria umana. Passando attraverso dialoghi apparentemente illogici, conducono passo passo alla verità. Uno dei due dovrà morire, ma non sarà il finale che ci aspettiamo. La vera crudeltà viene preparata col tempo, tassello dopo tassello. La vera crudeltà è fatta di memoria, alimentata a piccole gocce, tenuta a dormire in una stanza claustrofobica e buia della mente. Fino al momento in cui potrà esplodere.