L’Università dello Sfruttamento: le condizioni degli studenti lavoratori

Redazione Informare 15/11/2016
Updated 2016/11/15 at 12:50 PM
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Prerequisiti del corso di studi: essere uno studente iscritto all’università, bisognoso di entrate per non pesare più sulle spalle dei genitori, che vuole permettersi il “lusso” di fare un’esperienza di tipo lavorativo.

Il mondo universitario è un ambiente eterogeneo, fatto di tante facoltà, ciascuna con i propri studenti e le proprie difficoltà. E’ risaputo che ogni studente, a causa dell’immediato ingresso nell’età adulta, debba affrontare due percorsi di studio differenti: quello accademico, fatto di libri, esami e tesi, e quello della strada, spese da effettuare, costi da mantenere e responsabilità da accollarsi. Adesso mettiamo da parte il presente, seppur minimo, numero di studenti che avrebbe la possibilità di comprare in contanti l’intera università, compresa di professori (che, forse, già sono pagati dall’amicizia di madri, padri, zii e nonni), aule, bagni e segreteria.

Di fronte a noi si presenterà una folla di studenti di medio e basso ceto che affrontano spese di vario tipo: universitarie, tra tasse e acquisti di materiale, e varie ed eventuali come pranzo, fitto casa-studenti e, perchè no, un pacchetto di sigarette, giusto per cadenzare i tempi di studio dai tempi di pausa. Il pensiero diventa comune a tutti:”Avrei bisogno di un lavoretto, giusto per guadagnare qualcosa e non chiedere soldi ai miei!”

La modalità d’ammissione all’Università dello Sfruttamento rappresenta di per se un ostacolo da oltrepassare: accede solamente chi ha nel cellulare un contatto vicino al titolare dell’ente in cui si vuole entrare oppure chi, per intervento del fato, è riuscito a scoprire di un posto che si è liberato. I “lavoretti” (termine usato da chi è esterno a questo mondo, con palesi rimembranze ai cartoncini bristol e alle forbici dalla punta arrotondata) permessi agli universitari non sono pochi (cameriere, animatore, gestore delle prenotazioni, animatore, barman, animatore, baby sitter, animatore, ecc..)ma hanno tutti in comune una caratteristica: sproporzione totale tra gli orari di lavoro e la retribuzione, in una parola “sfruttamento”.

Non stiamo qui a parlare del titolare che vive la sua rivincita sociale guardandoti con gli occhi di chi ti ha fatto un piacere assumendoti, non vogliamo nemmeno discutere del tempo tolto allo studio, e dei conseguenti esami persi, per guadagnarti il viaggio estivo con gli amici. Lungi da noi mettere in mezzo principi legali che prevedono una certa retribuzione per tot. ore di lavoro o, almeno, la finzione di un pezzo di carta con relativa firma. La cosa che preme portare alla luce è la totale mancanza di rispetto verso una persona che sta rallentando la sua crescita accademica per tenersi a galla in una società fatta di costi e di spese.

Sono pochi gli studenti che riescono ad entrare in contatto con grandi aziende, le quali, per paura finanziaria, devono dare almeno la parvenza di un contratto Part-time (Full Time è una parolaccia che ormai sembra arcaica e in disuso).

Se fossero presenti agevolazioni studentesche e costi ridotti, molto probabilmente, l’Università dello Sfruttamento perderebbe iscritti, obbligando questi simpaticissimi titolari ad assumere persone che hanno scelto strade diverse da quelle accademiche e che necessiterebbero di lavorare, lasciando studiare gli universitari.

Obiettivi del corso di studi: Formare i titolari di domani a non essere come quelli di oggi.

di Savio De Marco

saldem4@gmail.com

 

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