Frasi, pensieri e parole non dette. Alla fine, i social network sono fatti anche di questo. Che siano effimeri o stupidi non importa granché, sicuramente in un momento preciso della nostra giornata sono in grado di darci qualcosa. Molto spesso è quel piccolo ragionamento che ci permette di sentirci a nostro agio ed essere compresi dalla persona che lo ha scritto. Una persona che poi neanche conosciamo. Luca Chiabolotti è uno di quelli che ci fa sentire esattamente così. Sulla sua pagina Instagram @nopelc, ha iniziato a condividere disegni e pensieri, riuscendo a ricavare un grande seguito. L’artista di Perugia è riuscito in solo qualche domanda a trasmetterci tutta la sua passione per il disegno, la scrittura e la musica.
Com’è nata la tua passione per il disegno? Hai dei punti di riferimento e ispirazione?
«Il disegno è sempre stato lì a tenermi compagnia sin da quando ero piccolo. Abitando in campagna con la città distante, la fantasia e la matita erano il mio passatempo preferito. Se mi ispiro a qualcuno? In realtà non proprio, anche se essendo un divoratore di Dylan Dog credo che qualcosa a Bruno Brindisi, o allo stesso Corrado Roi, l’ho involontariamente rubato».
Qual è il messaggio che cerchi di trasmettere?
«Il personaggio di Nope nasce con l’idea di trattare ogni tema, a volte anche scomodo, con ironia e cinismo. È un modo per far sentire meno sole le persone che provano determinate cose (come ansia, solitudine o scelte sbagliate). Spesso abbiamo paura di aprirci o di farci vedere nudi per quello che siamo, solo per paura di essere giudicati o per qualche stupido cliché che nel 2021 ha abbastanza stufato».
Su Instagram hai molto seguito, come sei riuscito ad ottenere questo successo?
«La verità? Non ne ho la minima idea. No, sul serio la cosa è esplosa da sé senza che io me ne accorgessi».
Ricevi mai critiche? Come rispondi ai giudizi?
«Per assurdo non ho mai ricevuto critiche o hating nei miei confronti, magari qualche idea diversa dalla mia su alcune cose. Però ho capito che parlando e rispettando il parere di entrambe le parti si arriva sempre ad una conclusione che può convivere insieme. Ovvio, questo vale se dall’altra parte c’è una persona pensante e non un ignorante».
Molti ragazzi pieni di talento molto spesso abbandonano la strada dell’arte poiché non abbastanza vantaggiosa. Cosa ti sentiresti di consigliargli?
«Tu smetteresti di respirare? L’arte ti prende tutto e spesso ti ridà meno di quello che tu le hai dato, ma allo stesso tempo ti salva la vita. Anche se non riesci a farla a tempo pieno, non vuol dire che va lasciata, soprattutto se è una cosa che personalmente ti fa bene. Non serve guardare gli altri e fare paragoni con quello che tu in prima persona stai facendo. L’arte, se la ami, se la vivi, serve per prima cosa a te. Poi se arriva agli altri è un bene, ma deve essere in primis un salvagente e forma di ossigeno personale».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Troppi, faccio e progetto troppe cose e spesso le lascio a metà. A parte questo, ora sto scrivendo un romanzo (la data della fine è ancora lontana), ma soprattutto sto scrivendo il primo album della mia band e lì sto mettendo tutto il mio tempo, sudore e ore di sonno».
di Iole Caserta
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N°223 – NOVEMBRE 2021