Recensione dell’ultima pubblicazione dell’ex vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro
Negli ultimi mesi ho avuto il privilegio di incontrare più volte in Canonica l’ex vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro, e le nostre conversazioni le porterò dentro di me come insegnamento personale e spirituale.
L’ultima pubblicazione si aggiunge non solo alle precedenti (“Peppino Diana. Il martire di terra di lavoro”, “Francesco e i pentecostali. L’ecumenismo del poliedro”, “Non lasciatevi rubare la speranza. Papa Francesco visita la città di Caserta” e “Diario del testimone. Gesù è un amante non è un religioso”) ma ai tanti interventi in prima linea fatti nel territorio casertano. Non può essere una recensione qualsiasi, ma una citazione di passi della pubblicazione, affinché il pensiero del vescovo Nogaro non sia interpretato in alcun modo, anche se in buona fede.
La prima citazione del testo è la seguente:
“La teologia pretende talora di avere il monopolio su Dio, trascurando tutto ciò che è libero e personale incontro con l’amore del Padre. Ma il Padre non è il Dio dei teologi”.
Nel capitolo “L’ora del Padre”, si cita il seguente passaggio:
“Oggi la tecnoscienza ha acquisito lo strapotere sulla società. Essa domina e funziona a pieno regime. Rischia, per altro, di umiliare l’essere umano, perché essa non sa dire nulla del desiderio, dell’amore, della coscienza, del pensiero personale. Con l’uso indiscriminato della tecno-scienza l’uomo da sapiens rischia di farsi demens, immerso com’è nell’inverno dello spirito (M. Yourcenar) del nostro tempo.”
Nel capitolo “Padre nostro che sei nei cieli”, si cita il seguente passaggio:
“L’uomo, al quale il Padre riconosce un’autonomia totale di condotta, è il costruttore e il responsabile della storia. La libertà porta l’uomo a seguire una strada di piena indipendenza nei confronti del Padre. Ma l’uomo, come il Padre, ha nel suo essere l’infinita libertà di amare, una libertà che è perdono, una libertà che è amore del nemico, una libertà che è piena anche sulla croce e può dire: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.”
Ho ritenuto di citare anche il passaggio dell’ultimo capitolo “La chiesa del Padre”:
“La chiesa del Padre è sempre una chiesa in uscita, come usa ripetere papa Francesco. Non una chiesa-fortezza che protegge i suoi fedeli dai pericoli della globalizzazione e della cultura del tempo, ma una chiesa-ospedale da campo, che ha come guida l’emergenza e si preoccupa di tutte le persone ferite, senza lasciarsi condizionare dalle loro situazioni morali e ideologiche. È una chiesa-popolo di Dio, che rifiuta le gerarchie e le caste clericali, superando la disuguaglianza e si apre a tutte le sorelle e a tutti i fratelli in dimensione familiare”.
Come detto all’inizio, alcuni di questi pensieri, ho avuto il privilegio di ascoltarli di persona. Sono principi in cui io credo fermamente e che condivido pienamente e che porterò per sempre con me.
di Angelo Morlando
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°203
MARZO 2020