“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…”
Mille voci risuonano da una finestra.
Voci di un popolo preso in ostaggio,
ma che lotta e reagisce con tanto coraggio
contro un male comune, invisibile agli occhi
come fosse un fantasma che non vedi e non tocchi.
Che ha cambiato e stravolto la vita di tutti
come un incubo atroce, tra quelli più brutti.
Costringendoci a stare lontani dagli altri
evitando i sorrisi, il contatto, gli abbracci.
Trasformando le strade in un tetro deserto,
vuote come il più triste teatro all’aperto.
Regna un grande silenzio. Non si odono voci
né il rumore di auto ferme in coda agli incroci.
Non si esce di casa, ogni cosa si ferma.
Sembra quasi di essere in tempo di guerra.
Non si usano armi, non ci sono fazioni,
né interessi economici o altre ragioni.
Siamo uniti di fronte allo stesso nemico,
guidati da eroi che non hanno respiro.
Uomini e donne rinchiusi in corsia
il cui sacrificio sembra l’unica via
per salvare chi soffre da una perfida sorte:
da un lato la vita, dall’altro la morte.
Non c’è più differenza tra il giorno e la notte,
ma il Paese combatte, prova ad essere forte
perché sa che domani, al di là della coltre,
splenderà ancora il sole come tante altre volte.
Tutto ciò sarà solo un ricordo lontano
in memoria di chi ci ha purtroppo lasciato
e di chi con tenacia, umiltà e dedizione
ha ridato speranza a un’intera nazione.
Scenderemo per strada in un solo secondo,
ci daremo gli abbracci più lunghi del mondo
e sarà proprio allora che, in un clima di festa,
torneremo ad urlare “l’Italia s’è desta”.
di Luciano Goglia