inquinamento luminoso

L’Italia e l’inquinamento luminoso: un problema che nessuno vuole affrontare

Cristina Siciliano 12/03/2023
Updated 2023/03/11 at 10:38 PM
4 Minuti per la lettura

Troppe luci accese in Italia. Tant’è che da un decennio la domanda sorge spontanea su come sia possibile che il buio non esista più. D’altronde, è incredibile come la situazione stia peggiorando di volta in volta: la sovra illuminazione costante, oltre a compromettere la ricerca astronomica, danneggia la salute del Pianeta e dei suoi abitanti. E l’Italia, con la Corea del sud, si fa sentire perché è la nazione dei G20 con il territorio più inquinato dalla luce artificiale. Nessun luogo del paese, infatti, ha un cielo notturno incontaminato tanto che più di 3/4 degli italiani non può più vedere, da dove abita, la Via Lattea. Sono allarmanti i dati contenuti in un lavoro di ricerca riguardante la realizzazione del nuovo Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso pubblicato sul numero X di Science Advances. Dalle mappe dell’inquinamento luminoso, confrontando le città, si può notare che le città tedesche risultano molto meno inquinate delle nostre. Monaco è quasi difficile da trovare sulla mappa, mentre Milano è molto evidente.

L’Italia e l’inquinamento luminoso: la ricerca

Alcuni ricercatori provenienti da Italia, Cile e Galizia hanno studiato e confrontato l’inquinamento luminoso dei principali osservatori astronomici sparsi su tutto il globo, utilizzando un modello di propagazione della luce nell’atmosfera terrestre sviluppato dall’astronomo Pierantonio Cinzano e basato sui dati satellitari notturni. La ricerca è un frutto di un team internazionale di scienziati, per la maggior parte realizzato in Italia (3 su 9 le firme degli italiani, Fabio Falchi, Pierantonio Cinzano e Riccardo Furgoni) senza alcuno impiego di finanziamenti pubblici.

Grazie all’elaborazione dei dati ottenuti dai satelliti e alla creazione di un complesso modello di calcolo, questo atlante garantisce una descrizione precisa di un problema sempre più stringente a livello planetario e del quale ancora non si conoscono completamente i possibili effetti negativi sull’uomo e sull’ambiente.

Lo studio giunge in un momento importante nell’evoluzione tecnologica dei sistemi di illuminazione della società moderna: la transizione verso i led. E tale ricerca evidenzia i grandi rischi legati ad un uso indiscriminato di questa tecnologia. In particolare, l’attuale migrazione dalla tecnologia delle lampade al sodio a quella delle sorgenti a Led, può aumentare l’inquinamento luminoso nella parte blu dello spettro di un fattore tre, a parità di luce prodotta.

Le conseguenze della “troppa luce notturna”

Da quando le nostre città si sono trasformate in luna park abbiamo dimenticato la bellezza di una luce stellata, senza sapere le conseguenze. La troppa luce notturna può portare a conseguenze per la salute umana, come le alterazioni della produzione di melatonina, ormone fondamentale per i nostri ritmi circadiani. Influisce sulla vita degli animali selvatici, influendo negativamente su tutti i loro comportamenti. Le conseguenze possono manifestarsi anche sulle piante e il loro ciclo vitale. Ancora una volta abbiamo superato qualsiasi limite, ma come al solito le azioni utili per controllare la contaminazione da luce artificiale non arrivano.

Tipologie di inquinamento luminoso: quali sono

Con il termine inquinamento luminoso ci si riferisce all’eccessiva quantità di luce artificiale nel cielo e si può dividere in 4 categorie:

  • Il bagliore urbano è l’alone luminoso che appare sulle aree abitate di notte. È dovuta alle particelle presenti nell’aria che riflettono la luce;
  • Lo sconfinamento luminoso si ha quando i raggi luminosi si disperdono in aree esterne alla zona che dovrebbe essere illuminata. Ad esempio, è il caso della luce di un lampione che illumina un giardino vicino;
  • Il “glare” (l’abbagliamento) è la luminosità data dagli impianti di illuminazione che emettono luce orizzontalmente;
  • La sovrailluminazione è l’uso di luci laddove non sono necessarie, ad esempio in edifici vuoti.

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *