La storia dell’Istituto Superiore Marconi di Giugliano in Campania (NA) è un’istantanea dello stato della scuola pubblica italiana e dei giovani di questo paese. Tutto parte ufficialmente lo scorso maggio, verso la fine del precedente anno scolastico: la struttura dell’Istituto presso via Giambattista Basile a Giugliano, viene dichiarata inagibile. Da anni Città Metropolitana era a conoscenza dello stato fatiscente della struttura, ma non ha preso provvedimenti fin quando, per problematiche strutturali e di vulnerabilità sismica, l’edificio era risultato strutturalmente non idoneo perché non garantiva i livelli minimi di sicurezza per gli utenti.
Gli studenti sono stati così costretti, dall’inizio del successivo anno scolastico, a disporsi su più sedi messe a disposizione dal Comune di Giugliano, a fare doppi turni, uscendo a volte da scuola anche alle 20. E i tempi per riavere la propria struttura? Si parla di almeno 4/5 anni. Studenti abbandonati a loro stessi, senza aule dove svolgere lezioni prima, e senza tempo poi. Nel corso di anni ed anni di disagi, la politica è rimasta ferma, nel rimbalzo stremante di responsabilità che, come denunciano i politici del Comune di Giugliano e gli studenti, sono stati assenti.
«Io penso che, rispetto a tutto ciò che si è narrato negli articoli, ci siano delle responsabilità da rilevare – afferma il Consigliere del Comune di Giugliano Francesco Cacciapuoti – e credo che siano prevalentemente politiche da parte di Città Metropolitana che aveva pensato di svolgere dei lavori di ristrutturazione all’impianto, ma ha sempre procrastinato al punto tale da lasciare senza uno spazio un Istituto che è un’eccellenza del territorio ed un presidio di legalità in un quartiere difficile di Giugliano».
«La responsabilità – continua l’Assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Giugliano Giulia Palma – era di competenza della Città Metropolitana, perché ad essa fanno riferimento le Scuole Secondarie di Secondo Grado. Capisco bene il disagio della platea scolastica: al momento occupano spazi non idonei poiché, essendo un Istituto, hanno bisogno di laboratori e, per quanto si possano fare delle attività alternative, non è la stessa cosa. È anche vero che trovare degli spazi sostitutivi non è semplice e la normativa della sicurezza pone tantissimi limiti: le pretese sono giustamente altissime e l’edilizia scolastica (quando tutto va bene) risale agli anni ‘90. Comprendo la rabbia degli studenti, ma sappiamo bene che gestire le situazioni scolastiche in questi territori è veramente difficile».

Ma come si è arrivati alla situazione del Marconi di Giugliano?
Al momento, in sostituzione alla sede dell’Istituto, sono state individuate tre sedi: Villa Gallo in via Aviere Mario Pirozzi, via Spazzilli e via Sant’Anna. Purtroppo, però, sono delle toppe che si pensavano temporanee, ma che invece si protrarranno ancora per molti anni. Ma perché si è arrivati a ciò? «La mancata programmaticità – afferma il Consigliere Cacciapuoti – e prevenzione rispetto alla chiusura: è temporanea, ma va a prolungarsi per altri 4/5 anni perché sono fondi PNRR. La politica deve fare mea culpa e imparare dai propri errori dando il valore ai diritti come il diritto allo studio. La classe dirigente che ha amministrato Città Metropolitana negli ultimi anni era cosciente e consapevole dell’inagibilità della struttura: doveva programmare prima delle soluzioni alternative e iniziare i lavori sezione per sezione.
La responsabilità del Comune è marginale: siamo intervenuti ad aiutare Città Metropolitana facendo da cuscinetto tra la dirigenza e Città Metropolitana, da supporto per le individuazioni di sedi alternative. Potevamo anche non interessarcene, fare semplicemente il gioco dello scaricabarile, ma abbiamo evitato per la platea di studenti e insegnanti giuglianesi, ma soprattutto perché siamo l’ente di prossimità e non potevamo non intervenire. Abbiamo avuto difficoltà, però, a rapportarci con Città Metropolitana: inizialmente ci rapportavamo col Sindaco Manfredi, poi quando sono state distribuite le deleghe è andata un po’ meglio ed è stato un momento di svolta».

«La scuola ci ha rubato il tempo»
Una soluzione è stata trovata nell’ultimo anno, dunque, con la distribuzione degli studenti in più sedi. Una soluzione, certo, ma quanto efficace? «Entriamo alle 2 e mezza e usciamo alle 8 di sera – ci ha raccontato la Rappresentante degli Studenti Lorenza D’Andrea -. Abbiamo turni pomeridiani e serali. Stiamo tutta la giornata a scuola, come se fosse un lavoro: è così da inizio anno. Siamo sparsi in vari istituti: un problema anche per i trasporti. I ragazzi non sapevano più dove e come muoversi. Disagi tra le famiglie: noi ragazzi non riusciamo a vivere i nostri genitori, né il pomeriggio, né la sera. Io, ad esempio, vedo pochissimo i miei genitori perché vanno a lavorare dal pomeriggio fino alla mattina». Derubati del proprio tempo, in una condizione disumanizzante che priva i ragazzi della loro vita. Con il rischio di risvolti non solo nell’ambito dell’apprendimento, ma anche sociale o peggio, psicologico. «Non abbiamo più i nostri spazi, la mattina studiamo per il pomeriggio, poi i pomeriggi li passiamo a scuola, la serata mangiamo e finiamo al letto stremati» – raccontano gli studenti.
Il caos mediatico
I ragazzi e le ragazze del Marconi di Giugliano hanno organizzato una lotta di tutto rispetto: tutti credono in un obiettivo comune, anche se la confusione mediatica è sempre dietro l’angolo. «Da docente – afferma l’Assessora Palma – capisco la rabbia dei ragazzi: purtroppo, però, ci sono cause di forza maggiore. Da lì a strumentalizzare, come si è fatto negli ultimi mesi, un paio di interviste fatte a dei ragazzi che non rappresentano neanche “gli studenti modello”, è un altro conto. Come abbiamo visto anche dall’entità del linguaggio degli intervistati: uno studente consapevole deve farsi portavoce dei diritti e dei doveri, non alzare la voce ed esprimere solo rabbia. Le rappresentanze degli studenti lavorano molto su questo ovvero informare tutti gli altri, però sfugge sempre la persona meno informata. Conviene intervistare chi è informato piuttosto che raccogliere la rabbia del primo studente che passa, per evitare il caos mediatico in cui la questione Marconi è stata coinvolta».
L’appello degli studenti del Marconi di Giugliano
«Noi ci saremmo aspettati più supporti, siamo il futuro di questo mondo! Ma facendoci vivere così, ce lo stanno distruggendo. Non ci riusciamo psicologicamente. Se ci fosse stato soltanto un minimo di altruismo il problema sarebbe stato risolto in qualche mese. Invece siamo arrivati ad una conclusione dopo un anno di proteste e scioperi. Nel momento in cui abbiamo annunciato un corteo a Napoli, sotto la città metropolitana, si sono infiammati gli animi e si è accelerato l’iter per risolvere la questione. Magicamente, il bilancio già era fatto» conclude la Rappresentante degli Studenti Lorenza D’Andrea.
di Luisa Del Prete e Ciro Giso