L’arrivo nelle nostre vite del Covid-19 ha cambiato radicalmente ogni settore lavorativo. Gli aeroporti e le dogane hanno vissuto e vivono ancora tutt’oggi un periodo molto complicato dal punto di vista gestionale e dei trasporti.
La dogana di Malpensa è stata fondamentale per lo sdoganamento delle merci in arrivo durante il lockdown. Abbiamo avuto il piacere di parlare con un funzionario della dogana (che ha deciso di restare anonimo .ndr) ritrovatosi in prima persona a vivere questa emergenza; con lui abbiamo approfondito il lavoro fatto dietro le quinte e la funzione strategica di Malpensa nell’emergenza covid.
Come è cambiato l’aeroporto di Malpensa in questi mesi?
«L’aeroporto di Malpensa è il primo in Italia e in Europa per lo sdoganamento delle merci. La situazione creata dalla pandemia ha portato una diminuzione del 30% delle importazioni europee ed extraeuropee, cambiando anche il tipo di merci in arrivo nel nostro Paese. Nei due mesi del lockdown abbiamo avuto prevalentemente merci definite “covid” come mascherine, ventilatori e kit medici».
Questo ha portato ad un incremento notevole del lavoro?
«Il lavoro ci ha messo a grandissima prova, vista la situazione, l’importanza dello sdoganamento di questo tipo di merci è diventato fondamentale. Si tratta di aiutare il proprio Paese in una situazione di difficoltà, cercando di ridurre a zero le possibilità di errore. Abbiamo lavorato in maniera continuativa sia nei weekend che nei giorni festivi, ci trovavamo dinanzi ad innumerevoli morti e dovevamo cercare di fare il più presto possibile».
Quindi lei pensa che la posizione dell’aeroporto e la sua importanza abbiano influito sul vostro lavoro?
«In realtà è stata una scelta quella di far diventare l’aeroporto di Malpensa il primo per “merce covid”. La posizione geografica ha sicuramente influito ed è innegabile la differenza che c’è stata per questa situazione tra la Lombardia e le altre regioni. Si è preferito Malpensa a Fiumicino soprattutto per le condizioni ottimali che l’aeroporto presentava per rendersi subito efficace ed operativo».
Ha parlato di condizioni diverse tra i due aeroporti, cosa intende esattamente?
«Intendiamo le strutture e le tecnologie che permettevano più rapidamente lo scarico delle merci e la palettizzazione delle stesse. Da Malpensa sono partiti numerosissimi camion destinati alle varie regioni italiane aiutati da tantissimi aerei dell’aeronautica militare. Ricordiamo sempre come comunque la Lombardia sia stata una delle regioni più colpite, quindi per noi è stato ancor più sentito questo lavoro».
Come avete distribuito queste donazioni? È stata data precedenza alla Lombardia?
«No, le donazioni, quindi kit medici, sono state distribuite secondo richieste degli ospedali. Veniva data precedenza a chi ne aveva più bisogno. Ovviamente la situazione lombarda era chiara a tutti: molte donazioni, infatti, sono arrivate all’ospedale di Mantova, costruito apposta per l’emergenza covid».
Quali paesi hanno aiutato l’Italia in un momento così tragico?
«Molti non l’hanno capito, ma il paese che per primo ci ha aiutati è stata propria la Cina. Voglia per senso di colpa o per altre ragioni, ma è innegabile l’aiuto ricevuto. Abbiamo ricevuto migliaia di donazioni da Shangai e da Pechino, ma anche la Turchia e Hong Kong hanno donato numerosissimi kit medici al nostro paese».
Non le sembra strano che siano stati nominati esclusivamente paesi extraeuropei arrivati in nostro aiuto?
«Per assurdo no. Bisogna dire che l’aiuto dell’Unione Europea è stata pressoché scadente e quasi nullo. La Cina e Cuba hanno contribuito addirittura con un numeroso arrivo di dottori nel nostro Paese, pronti per aiutarci e aiutare tutti coloro che purtroppo hanno subito in prima persona questa situazione».
Ed adesso come si presenta l’aeroporto di Malpensa?
«La situazione non è ancora tornata alla normalità, abbiamo sempre l’aeroporto mezzo vuoto, i traffici aerei però per fortuna stanno riprendendo. L’Italia deve ripartire facendo sempre attenzione: il pericolo covid non è stato sconfitto, basta vedere le varie notizie giornaliere».
di Alessandro Robustelli
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°208
AGOSTO 2020