Che la libera professione sia, da tempo, un campo minato è, ormai, un assunto. Tra le cause dell’abbandono della libera professione figura, senz’altro, la ricerca di una maggiore sicurezza economica, che connota il lavoro dipendente. Sempre più di frequente, infatti, i redditi dei liberi professionisti si riducono all’osso, complici i ritardi o i mancati pagamenti da parte dei clienti. A questa situazione tenta di porre un rimedio il disegno di legge presentato a Palazzo Madama il 5 aprile scorso, dal Presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, alla presenza anche della Presidente del Movimento Forense, Elisa Demma.
Il DDL presentato in Senato, vorrebbe estendere alle procedure di recupero dei compensi dei professionisti il regime fiscale agevolato vigente per le controversie di lavoro dipendente. In queste ultime, invero, vige il principio di gratuità delle spese processuali. Permane, tuttavia, l’onere di pagamento del contributo unificato, dovuto nella misura della metà rispetto a quello previsto per le cause ordinarie, salva l’esenzione nei confronti di coloro che risultino essere titolari di un reddito (lordo e familiare) inferiore al triplo del limite fissato per l’accesso al gratuito patrocinio. Il DDL limita l’importo dei crediti, che si potrebbero recuperare in esenzione, entro il valore di 5000 euro inclusi accessori di legge. Commentiamo la proposta con la Presidente del Movimento Forense, Elisa Demma.
Come e quando nasce l’idea delle tutele tra autonomi e dipendenti pubblici nell’ambito del recupero dei crediti professionali?
«L’idea di richiedere l’estensione della tutela e del regime di esenzione garantito ai lavoratori dipendenti al recupero del credito dei liberi professionisti iscritti agli albi prende le mosse dalle esigenze della categoria sotto la Presidenza dell’Avv. Massimiliano Cesali, proseguendo sotto la Presidenza dell’Avv. Antonino La Lumia e, grazie al sapiente lavoro del Responsabile Legislativo e Vice Presidente Nazionale Avv. Alberto Vigani, coadiuvato, tra gli altri, anche da Barbara Delle Pezze, ha negli anni portato all’elaborazione di documenti, comunicati e mozioni acclamate, da ultimo, dalla Suprema Assise della Avvocatura riunitasi al Congresso Nazionale di Catania nel 2018, per concretizzarsi nel disegno di legge 567 “Prestazione professionale e recupero del credito” che ho avuto l’onore di presentare lo scorso 5 Aprile durante la Conferenza Stampa a Palazzo Madama accanto al primo firmatario il Senatore Alberto Balboni. Il disegno di legge si fonda sulla constatazione che non sussista alcuna differenza all’interno della categoria dei lavoratori. Il tema è importante e fortemente politico perché l’iniziativa supera una concezione ideologica per cui il lavoro (e, quindi, i diritti adesso riconosciuti e connessi) è solo quello subordinato e non autonomo. Identici sono i principi costituzionali che riconoscono nel lavoro un diritto fondamentale della persona. Identica la funzione del compenso professionale e della retribuzione del lavoratore autonomo: sostentamento e riconoscimento per la prestazione prestata».
Quali sono le tutele che dovrebbero essere assicurate ai lavori autonomi, che sono già garantite ai dipendenti pubblicità?
«La crisi economica sta falcidiando la nostra nobile professione e ciò non solo per la congiuntura economica, per il momento di crisi sociale che stiamo attraversando, ma anche a causa del progressivo accumulo, da parte dei piccoli e medi professionisti, di crediti professionali che rimangono insoluti e che, conseguentemente, a causa di mancanza di liquidità, non vengono recuperati attraverso azioni esecutive. I costi che la procedura di recupero necessita spesso non sono infatti sostenibili dalle fasce più basse del mondo professionale. Sul punto il disegno di Legge 567 si propone di equiparare il recupero del credito del lavoratore autonomo al recupero del credito da lavoro dipendente. L’iniziativa richiede di estendere ai liberi professionisti la maggiore tutela riconosciuta nel nostro ordinamento ai lavoratori dipendenti che godono di un regime fiscale agevolato che prevede: gratuità delle spese processuali; contributo unificato dimidiato; esenzione totale per coloro che sono titolari di un reddito complessivo inferiore al triplo del limite reddituale previsto per accedere al beneficio del patrocinio a spese dello Stato (11.700 x 3)».
Quali potrebbero essere le eventuali difficoltà nella traduzione in legge della proposta di legge quali questioni applicative potrebbero porsi?
«Nessuna difficoltà. Auspichiamo un iter legislativo rapido, vista la linearità del DDL. Da alcuni è stata mossa una obiezione e relativa ad un possibile minor introito per le casse dello Stato in esito all’estensione del beneficio, una obiezione assolutamente infondata ove si ponga mente ai maggiori oneri fiscali che saranno versati dai professionisti in esito al recupero del credito, giacché per il professionista vige il principio di cassa. Dell’estensione del beneficio ne gioverà direttamente il professionista, incentivato nel recupero ma anche indirettamente lo Stato che, a fronte della esenzione del recupero, fruirà di un aumento degli oneri fiscali versati in esito al recupero, ma, estremizzando, anche l’intera collettività poiché aumenterà la capacità di spesa dei professionisti. Estendere non solo agli avvocati, come nella prima fase ideativa, ma grazie ai sapienti lavori di preparazione del disegno di legge, anche a tutti i professionisti organizzati in ordini e collegi, le esenzioni e riduzioni riconosciute ai lavoratori dipendenti risponde ad un principio di tutela costituzionale del lavoro, che non deve essere ostacolato da oneri e limiti di natura economica».
di Edna Borrata e Ilaria Ainora